Capitolo ventotto.

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Sono passati tre giorni dalla sera della mia festa.
Quella sera, dormimmo insieme, ma non prima di esserci nuovamente quasi prosciugati.

Però devo dire che Lucifero è anche molto più distaccato di prima, tranne la sera, no. Sta diventando più passionale in ogni suo gesto, che comprende carezze, parole e abbracci.

Ieri mi ha concesso di dormire io abbracciata a lui, invece che lui abbracciato a me.
Ho dormito pochissimo, troppo presa nell'osservare lui, dato che potevo vederlo per via del fatto che non ero girata di spalle ma quasi letteralmente avvinghiata al suo petto.

Poi beviamo, e quanto beviamo. La notte ci addormentiamo distrutti.

È strano...ma mi piace, beh, ovviamente. Infondo quello che sto passando io con Lucifero, è quello che vorrebbero fare generazioni infinite di demoni.

-Lucia, vieni con me.- Lucifero irrompe nella mia stanza, disturbandomi, mentre stavo scrivendo la mia esperienza all'inferno.

Voglio annotare tutto, tutto quello che ho fatto qui e tutte le mie sensazioni.

Guardo l'orologio, cavolo, sono cinque ore che sto scrivendo.

Mi alzo e seguo Lucifero, che varca il cancello che porta alla città dei demoni.
Qui abitano quelli meno nobili della nostra razza, quelli che sorpassano il ventesimo stato di discendenza.

È abbastanza bella, anche se circondata dalle fiamme e annegata in un colore rosso, da farti accapponare la pelle.

Guardo verso l'alto e mi guardo attorno. È tutto pietra e non vedo dove finisca questa specie di strapiombo.

-Questo è quello che hai fatto tu ? Quando sei caduto.- Indico il soffitto.

-Si.- Fa' freddamente.

-Mamma mia, quindi suppongo che risalendolo ci troviamo nel fiume Acheronte.- Continuo a guardare sopra di me.

-Esattamente.- Sembra spazientirsi.

-E scusami. Se il fiume Acheronte è una sorta di porta dell'interno...perché gli Angeli non usano quella ?- Continuo a fargli domande incuriosita.

-Perché facendolo, diventerebbero dei Demoni, e non gli sarà più concesso il perdono, dato che che da lì ci sono passato io.- Continua a guardare dritto davanti a se, con espressione spenta.

-Però...scommetto che ha fatto male.- Sussurro, tornando a guardare la strada e mi accorgo che siamo in una piazza.

Noto che ci sono delle macchie di sangue qua e là. Faccio una smorfia.

Ma il mio osservare la zona viene disturbato da Lucifero, che stringe forte la mia mascella.

Ha un'espressione molto incazzata.

-Si. È stato terribile. Adesso, vuoi chiudere quella bocca o hai qualche altra domanda da fare ?!- Ringhia.

Con una spinta, mi libero dalla sua presa e lo prendo per il colletto della camicia, portandolo a pochi centimetri dal mio viso. -Quanto mi piaci quando ti arrabbi...- lo guardo maliziosa e lui rimane interdetto ed io, confondendolo ancora di più, gli lascio leggero bacio a fior di labbra. Stacco le mani dalla sua camicia e lui si sistema. -Comunque si, ho un'altra domanda. Come mai non c'è nessuno ?- faccio confusa, guardandomi attorno.

-Quanto ti odio.- Mi guarda male. -Stanno lavorando.- risponde seccato, mentre inizia a camminare verso un vicolo.

-Ah...- Alzo le spalle e continuo a seguirlo.

Entriamo in un'abitazione, è molto scura e in penombra. Sembra una normale casa umana, molto carina e confortevole; è arredata molto bene, ma anche in modo macabro. Lucifero si dirige frettoloso in una camera, dove troviamo una donna con espressione truce sul letto.

Infiltrata nel male. Where stories live. Discover now