Capitolo ventiquattro.

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Corro con la mia velocità da demone. Amo questi poteri, ma purtroppo posso averli solo sulla terra.

In un batter d'occhio mi ritrovo davanti ai cancelli.

Le guardie mi guardano come se fosse un'ancora di salvezza.

-Meno male siete tornata. Presto, il Re crede che siete scappata !- Mi aprono i cancelli con impazienza.

-Vi pagano per fare le rime ?- Li guardo divertita ma loro sono ancora più stupiti.

Che c'è ? Non si può fare una semplice battuta ?! No...sono abituati a quel musone di Lucifero, giusto !

Attraverso il corridoio con passi pesanti che segnano la mia pazienza ormai giunta al limite.

Arrivo nella sala del trono dove trovo tutto distrutto e delle guardie che corrono avanti e indietro.

-Ma cosa diamine sta succedendo qui ?!- Sbotto alzando il tono di voce.

Tutte le guardie si fermano e mi guardando, misto tra il sorpreso e il sollievo.

Alzo un sopracciglio, in attesa di una risposta e tutti si riscuotono.

Si, ma nemmeno il tempo di dire qualcosa che una voce molto incazzata si intromette. -Che ci fate tutti fermi qui ?! TROVATELA !- urla Lucifero da non so dove, dato che ci sono talmente tante guardie che non si vede niente.

Tutti i demoni sussultano e iniziano a svuotare la grande sala con facce spaventate e consapevoli.

Lucifero appena mi vede mi guarda, non male, e nemmeno malissimo, ma molto molto di più.

Io intanto alzo nuovamente un sopracciglio.

Lui parte in una corsa e viene verso di me, con tale rabbia che inizio quasi a credere che è giunta definitivamente la mia ora.

Ma lo blocco, prendendolo per il collo. L'impatto è talmente forte, che i piedi perdono attrito e scivolano indietro.

-Non un'altro passo.- Ormai ho la rabbia alle stelle e i miei occhi diventano neri.

-È una minaccia ?!- Ghigna per poi prendermi il braccio, e in una mossa talmente fulminea e veloce, mi fa girare su me stessa, per poi farmi fermare proprio con la schiena contro il suo petto mentre con il braccio mi stringe il collo.

Fatico a respirare.

-Dammi un motivo per non spezzarti il collo.- Ringhia contro il mio orecchio.

Rifletto prima di rispondere e decido.
-Uccidimi. Me lo merito...questa è una punizione per provare dei sentimenti per un essere ripugnante e meschino come te.- dico prendendo boccate profonde di aria.

Lui stringe di più la sua presa e la vista inizia ad annebbiarsi.

Quando poi...non vedo altro che il buio.

***

Quando mi risveglio avrei veramente voluto ritrovarmi all'Inferno...in realtà ci sono, ma non per essere punita per i miei peccati ma perché vivo qui e sono ancora viva.

Infiltrata nel male. Where stories live. Discover now