Capitolo 1

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La carrozza va adagio saltellando sui ciottoli.
Mentre la campagna resta indietro, la città si avvicina. È vero, siamo appena partiti e ci vorranno delle ore per giungere a destinazione, ma dentro sento che ora tutto è già iniziato a cambiare irreversibilmente.
La tristezza mi invade ed una lacrima solitaria scivola giù, oltrepassando la barriera della mia ostinazione.
Basta! Io non sono così.
Ripensarci non serve a niente.

"Lisa cara, svegliati, siamo arrivati!" L'esordio di mia madre è davvero irritante, soprattutto quando ti strilla nei timpani mentre sei appisolata!
"Mamma, sono sveglia! Che bisogno c'è di urlare?"
"O cara, sono così eccitata! Finalmente, dopo il lungo esilio siamo di nuovo nel mondo civilizzato!"
Inutile dire che per mia madre la campagna è un mondo a parte e che soltanto in città ci sono persone civili. Per lei tutto ciò che riguarda la terra è semplicemente "zotico", non fa sconti nelle sue classificazioni. A volte mi chiedo che ruolo abbia avuto lei nel mio concepimento, tanto siamo lontane in tutto.
"Charles caro, ti prego di inviare subito i nostri biglietti di invito alle tue conoscenze cittadine. Voglio che tutti sappiamo che siamo finalmente tornati."
"Certo cara." Mio padre è di poche parole come sempre. D'altronde come dargli torto?! Inutile discutere con mia madre aspettandosi una risposta sensata, soprattutto quando è così eccitata.
I domestici in livrea scaricano i bauli, mia madre non sta più nella pelle, dà ordini a destra e a manca.
Mio padre ed io ci guardiamo per un lungo momento, poi mi sorride e, con una semplice occhiata, mi fa capire che anche lui si sente un pesce fuor d'acqua. Lo prendo sottobraccio ed insieme, in silenzio, ci avviamo su per lo scalone che porta alla nostra nuova casa.

L'interno è indescrivibile.
Ci sono pezzi di antiquariato, oggetti di grande valore. Stucchi, marmi, dorature, tutto è abbagliante!
Ecco, abbagliante è il termine giusto!
Abbagliante come mia madre; di valore perché deve ostentare la nostra ricchezza.
Anche se devo riconoscere che mia madre ha gusto, ma c'è da dire che tutto questo è stato acquistato con il ricavato del duro lavoro di papà, che lei disprezza tanto.
"Charles caro" è ciò che ripete mielosamente quando desidera qualcosa che solo lui può darle. È in quei momenti che noto quanto siamo diverse io e lei, e quanto mio padre mi sia più vicino in tante cose.
Lui, avventuriero da giovane, ha creato da sé la propria ricchezza. Ha girato il mondo e si è fermato nei luoghi più impensati. Ricercatore di tesori, grande esperto di antichità... mi chiedo continuamente come sono finiti insieme lui e la mamma.
Una coppia più male assortita non c'è. Ma sono orgogliosa di lui.
Avrei voluto seguire le sue orme, ma sono nata donna e ciò non è stato possibile. Che sfortuna!

Dopo un giro panoramico del palazzo (non si può definire casa) finalmente vengo portata nei miei appartamenti. Come mi sento fuori luogo qui dentro, è inimmaginabile! Tutto è troppo pomposo ed arcaico per i miei gusti: letto a baldacchino, con strati e strati di tessuto a circondarlo (mi sembra un accampamento!!! Ridicolo!), ancora dorature, stucchi, dipinti sulle pareti, tappeti e metri e metri di tessuti a comporre i tendaggi. Speriamo che almeno il balcone abbia una vista decente.
Dopo aver litigato per un po' con quello che hanno anche il coraggio di definire "tenda", riesco finalmente ad affacciarmi e... sorpresa delle sorprese, la vista è mozzafiato! Ho gli occhi a cuoricino, di certo! Il mio balcone sporge verso un piccolo giardino privato al cui limitare c'è il fiume, attraversato dalle piccole imbarcazioni cariche di donne con gli ombrellini e damerini infiocchettati. A parte questo, la vista è davvero spettacolare!
Lascio subito la stanza e corro a cercare l'accesso al giardino.
Mia madre non è nei paraggi, non corro il rischio che, vedendomi correre come una forsennata, possa venirle un colpo.
La casa è grande, ma so orientarmi bene, la porta d'accesso deve essere a nord.
Non riesco a trovarla, mi arrendo quindi all'idea di dover chiedere ad uno dei nuovi domestici.
"Certo Miss. La accompagno." È la gentile risposta del primo domestico che incontro.
Seguo l'uomo in livrea. Gli occhi mi cadono sulla sua calvizie, visto che è più basso di me! In effetti avrà si e no cinquanta capelli in testa...e una lunga ciocca è stata posizionata a mo' di riporto...sto per scoppiare a ridere, ma devo trattenermi. Ho le lacrime agli occhi per lo sforzo di non ridere.
Ha un'aria altezzosa, quest'ometto! Mi devo ricordare di chiedere a papà il suo nome ed il suo ruolo. Cammina anche in modo alquanto strano, ora che lo osservo meglio, col panciotto che tira a causa della pancia rigonfia! Sarebbe stato meglio non l'avessi mai guardato! La risata vuole sfuggirmi, ma che brutta figura farei!
Arriviamo al giardino giusto in tempo, prima che qualche altro particolare nella figura dell'omino abbia effetti irreversibili sul mio contegno.
Riesco, non so come, a ringraziarlo come si deve e finalmente resto sola a tu per tu con la porta del giardino.
La apro, cigola!
Resto estasiata.
Da qui è ancora meglio di come mi aspettavo. La stagione è calda, ma la brezza che attraversa il fiume porta con sé un profumo particolare. Non sarà poi così male la permanenza qui.
Credo che mi toglierò le scarpe. Do un'occhiata furtiva per vedere se c'è qualcuno che mi osserva, ma sono libera.
Bello sentire sotto i piedi l'erba bagnata dalla rugiada.
Prendo le scarpette e mi avvio adagio verso il limite del giardino. Una farfalla svolazza tra i fiori. Il ronzio delle api fa da sottofondo.
Cammino per un po' e finalmente riesco ad arrivare in riva al fiume. Vicino alla sponda c'è un piccolo rifugio fatto di fronde, mi ci infilo di modo da potermi alzare lievemente le sottane senza essere vista dai passeggeri delle piccole imbarcazioni e tocco l'acqua con la punta di un piede per saggiarne la frescura. Mmm, che sensazione sublime! Potrei restare così per sempre.

"Ricordo che la sirena che cercò di ammaliare Ulisse si chiamava Partenope", all'improvviso sono colta di sorpresa da questa voce maschile dal timbro forte e sicuro.
Sobbalzo e subito cerco di coprirmi, ma combino un diastro...nella fretta le gonne si bagnano sui bordi, come lo giustificherò?! Sento una risata divertita, non ho il coraggio di alzare gli occhi, mi sollevo in tutta fretta e, quando sto per scappare, mi scontro con un massiccio corpo maschile.
Due braccia mi trattengono evitandomi una rovinosa caduta, le mie guance di certo sono diventate bordeaux.
"Calma, va tutto bene!" Cerca di tranquillizzarmi, ma non fa altro che farmi arrabbiare e allora alzo gli occhi sulla sua camicia inamidata e, spolverandomi le gonne ormai rovinate, sbotto "Andava tutto bene prima che arrivaste voi! Ora per favore lasciatemi andare".
Nell'attimo in cui pronuncio l'ultima parola sollevo gli occhi sul viso dell'uomo più affascinante mai incontrato.
Resto senza fiato fissando il volto squadrato coperto da una leggera peluria su cui spiccano due profondi occhi verdi e canzonatori.
"Spero che ti piaccia ciò che stai fissando, perché altrimenti non saprei come tradurre la tua espressione catatonica" segue un'altra risata sfacciata che mi strappa dalle mie elucubrazioni.
Decido di non rispondere, sono ancora più arrabbiata, può avere il viso di un angelo ma dentro è un avvoltoio.
Mi giro di scatto liberandomi dalla sua presa e corro verso casa.
"Hey, cenerentola, aspetta hai scordato le scarpette", lo sento urlare mentre comincia a corrermi dietro.
Accidenti, le mie scarpe!
Non importa, non voglio vedere mai più quello zotico.
Continuo a correre verso casa, non mi raggiungerà mai, ho il vantaggio di anni di corse a piedi nudi sui prati.
Devio alcuni albero, non si arrende, ma ho quasi raggiunto la porta di casa.
Ecco, ci sono! Apro la porta e dó una veloce occhiata per evitare di essere colta in flagranza di reato, a piedi nudi, con le sottane fradice, per non parlare dell'aspetto scompigliato che sono certa di avere.
Nessuno in vista!
Velocemente salgo al piano di sopra e mi rifugio in camera.
Sono stremata! "Ma chi si crede di essere per sbucare così all'improvviso e farsi beffe di me con quella sua faccia angelica?! Ha rovinato il mio perfetto momento di grazia." Sbraito a voce alta guardandomi nello specchio.
Sembro un elfo con una montagna di foglie incastrate fra i capelli, che già da soli sono orrendi, rossi e mai in ordine con tutti quei ricci indomabili.
"Lisa, cara, posso entrare? " Sento mia madre fuori dalla porta che bussa chiamandomi.
Sono un disastro! Ci mancava solo questo!
Decido in fretta di infilarmi sotto le coperte completamente vestita. Se mia madre mi vedesse in queste condizioni non so cosa potrebbe farmi. Meglio non rispondere alla sua chiamata, forse andrà via...spero...
Speranza vana!
Sento il cigolio della porta che si apre e subito dopo i passi della mamma che si avvicina al letto. Sono fritta!!!
Invece mamma mi accarezza da sopra le coperte e, credendomi addormentata, esce dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle.
"Fiiuuuu, c'è mancato un pelo! Chissà che voleva?!"
Non posso restare così, dovrò fare da sola se non voglio dare spiegazioni. Ma il vestito ha l"allacciatura sul retro secondo i dettami della moda ed è impossibile fare da sola. Sono costretta a restare così almeno per un po', a questo punto meglio approfittarne e riposare un po'.
Resto a letto e dopo pochi minuti sono già fra le braccia di Morfeo...

Se la mia storia vi è piaciuta almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverla,  allora vi chiedo di darmi una stellina alla fine di ogni capitolo.
Ogni suggerimento è ben accetto.

Ballo in maschera #Completo #Romanzo StoricoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora