Capitolo 5

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Papà apre le braccia ed io corro a rifugiarmici come sempre.
Mi accarezza i capelli e mi rendo conto di quanto sono stata fortunata ad avere un padre così affettuoso e comprensivo.
"Allora, come ti sembrano i nostri nuovi vicini?"
"Beh, papà, non saprei! Lord Rashmore mi sembra abbastanza affabile, mentre sua moglie mi dà i brividi, non so perché!" Ometto volontariamente di esprimere giudizi su Lucas, in fondo l'ho visto per la prima volta stasera e mi ha colpito troppo per dare un giudizio affrettato...ma la verità è che mi sento a disagio a parlarne con mio padre e questa è una cosa nuova per me.
"Vedo che abbiamo avuto le stesse impressioni. E del ragazzo cosa mi dici?" Papà sorride, ovviamente chi voglio prendere in giro?!
"Non saprei, mi sembra simpatico!" Speriamo mi dia tregua...
"Ottimo! Mi fa piacere che tu la pensi così, come sempre siamo d'accordo! Mi fa piacere anche perché sono certo che non hai seguito minimamente il discorso prima che arrivasse Lucas e che, quindi, non hai capito che il padre avrebbe piacere che lui fosse il tuo accompagnatore alla festa che daranno in nostro onore..." lo guardo scioccata..."Era quello che ti abbiamo chiesto io e lord Rashmore a tavola...se per te va bene posso scrivergli due righe per dare il tuo consenso, dalla tua espressione deduco che sono nel giusto!" Papà scoppia in una grassa risata ed io sorrido colpevole...
Resto in silenzio, ma ovviamente papà, ora che sa di avere ragione, non mi lascerà in pace finché non avrò dato una risposta. Tanto vale dargliela subito...ma non l'avrà vinta così facilmente, d'altronde buon sangue non mente!!!
"Fa come credi, papà! Accetterò senza remore!" Lo guardo ammiccante e lui scoppia a ridere ancora più forte di prima.
"È tardi, mi è venuto improvvisamente sonno! Buonanotte papà!" Lui ride ancora ed io mi defilo...a volte sa essere molto irritante.

Dopo una sana dormita di certo mi sentirei rinvigorita, ma la verità è che ho passato la notte nel tentativo di farlo.
Sono più che stanca, ma Justin ha deciso che deve aprire le finestre "È ora di alzarsi, miss! Sua madre mi ha esplicitamente ordinato di buttarla giù dal letto!"
"Sono già sveglia, Justin!"
Faccio per alzarmi quando la cameriera dà un piccolo urletto "Signorina, non si sente bene? Ha un viso pallidissimo!"
Insomma per non dire orrendo, probabilmente è quello che sta pensando...mi converrà dire che ha ragione, almeno eviterò tutte le spiegazioni.
"In effetti, Justin, ho un cerchio alla testa. Potresti essere così gentile da portarmi una tazza di thé?"
"Subito, miss!"
Finalmente sola. Fammi dare un'occhiata allo specchio. Ma sono orribile!!!
Devo fare qualcosa! Non va bene... non va affatto bene.
Entra mia madre preoccupatissima, dovrò fare una chiacchierata con Justin anche su questo.
"Tesoruccio, come ti senti? Non farmi stare in pena."
"Nulla mamma, ho semplicemente mal di testa." A furia di dirlo comincio a crederci anch'io.
"Ecco, miss, il suo thé!" Mia madre praticamente strappa la tazza dalle mani della cameriera e me la piazza tra le mani.
Ringrazio entrambe e sorseggio la bevanda calda.
Mi sento già meglio "Mamma potrei prendere un po' d'aria? Mi farebbe sicuramente bene!"
"Certamente, tesoruccio, dirò a tuo padre di prepararsi."
Ci mancava solo questa. Io volevo uscire da sola in giardino. Dovrò rassegnarmi.
"Anche perché dobbiamo andare a fare spese per la tua presentazione!" Così dicendo mia madre esce saltellando dalla stanza. Mi sono legata con le mie stesse mani.
Justin mi aiuta a vestire e, dopo avermi sistemato i capelli, decide di ristrutturare (a suo dire) il mio viso affinché le occhiaie scompaiono.
La lascio fare, tanto ormai sarà sicuramente una mattinata infernale.
Un'ultima occhiata e decide che sono pronta.
Come ieri è stata davvero bravissima ad esaltare i miei punti di forza e, devo dire, ad occultare i segni della nottataccia appena trascorsa. L'abito da giorno che ho scelto mi fa inorridire, qui è tutto troppo pomposo per i miei gusti.
Rimpiango i miei abiti campagnoli ancora una volta.
"Sei pronta tesoruccio?"
"Certo mamma"
"Allora andiamo, tuo padre ci aspetta nel cortile."
Una volta raggiunta la carrozza, lo stalliere ci aiuta a salire. Le porte si chiudono ed i cavalli nitriscono.
Preferisco avere il vento tra i capelli invece che stare chiusa qui dentro!
La carrozza inizia a muoversi. Mia madre comincia il suo solito chiacchiericcio, mentre mio padre infila il naso in un libro.
Rispondo con piccoli cenni del capo alle domande di mia madre, ma in realtà non sto seguendo molto il suo discorso su nastri e merletti.
Ho la testa altrove...
"Tesoro, sei pronta? " Devo essermi addormentata, la voce di papà mi ha svegliato.
"Si, papà!" In questo momento mi sento una pessima figlia...per fortuna ho dei genitori comprensivi.
"Siamo arrivati a Union Square, cominciamo a fare spese!" Mia madre sembra una bambina nel paese dei balocchi, ma papà la guarda con gli occhi dell'amore. In questo momento sono bellissimi e riesco a capire un po' di più l'attrazione che prova papà verso l'eterna ragazzina che è mia madre.
"Non voglio rovinarvi la giornata con i miei lamenti, dato che sono certo impiegherete più del tempo necessario..." dice mio padre sorridendo "...quindi mi recherò dal signor Wrust per delle commissioni. A più tardi mie care, ci vedremo alle dodici qui. Siate puntuali, altrimenti non saprò da che parte iniziare per cercarvi" Il sorriso da ragazzino di mio padre riesce ancora ad emozionare la mamma, li adoro.
"Non temere caro, faremo in tempo" papà bacia la mano di mamma galante, lei sorride "Sei uno sciocco, Charles!"
La carrozza riparte ed inizia così la mattinata più tediosa della mia breve vita.
Non so per quanti negozi mia madre mi abbia trascinato. Stoffe, merletti, cappellini, nastri, guanti, scarpine da passeggio, scarpe eleganti, piume, acconciature, profumi e molto altro...in ogni negozio abbiamo acquistato qualcosa, da nessuno siamo uscite con meno di due pacchetti.
Le commesse hanno capito come raggirare mia madre che avrebbe comprato di tutto ovunque e comunque, ma per fortuna c'ero io con lei, anche se non sono riuscita a non farle comprare un orrendo cappello piumato, tipo casco, di un colore verde talmente brutto da essere denominato "a la mauvais".
In ogni caso sono sfinita. Siamo arrivate giusto in tempo per le dodici e, tornate a casa, mia madre ha preteso di mostrare ogni singola cosa acquistata, prima a papà e poi a Justin.
Già sono stressata se solo penso che questa non sarà l'unica giornata di compere, ne l'ultima: tra dieci giorni dovremo ritirare gli abiti che sono stati commissionati.

Finalmente un po' di tempo per stare da sola. Le ore pomeridiane sono per il riposo, ma io non ne ho voglia, sebbene abbia una notte in bianco alle spalle. Vorrei fare un giro in giardino prima che faccia buio, magari una cavalcata.
Scendo lo scalone e mi avvio verso l'ingresso del mio giardino segreto, come ho iniziato a chiamarlo dal primo giorno.
Nessuno fa caso a me, sono libera di uscire e di andare nelle stalle a prendere la mia amata Jasmine, una giumenta araba regalatami da papà al ritorno da uno dei suoi tanti viaggi in medio oriente.
Siamo io e lei, mi annusa la mano, le salgo in groppa senza usare ne sella ne speroni e siamo libere di volare sulle ali del vento.
Si lancia al galoppo, stringo forte le mie gambe sui suoi fianchi. Siamo unite nella ricerca della libertà, quando ad un tratto sento il suo battito accelerare e le sue narici buttare aria fuori più in fretta.
Afferro la criniera e le massaggio il collo, cerco di calmarla, ma non capisco cosa le prenda.
Riesco nel mio intento, ma nel frattempo mi guardo intorno.
Il nulla più assoluto ci circonda, la luce del sole trapela fra le fronde e poi...
Uno stormo di uccelli prende il volo all'improvviso, Jasmine si spaventa, mi scaraventa a terra e scappa lasciandomi sola in mezzo agli alberi.
Non sono preparata, mi ha colto di sorpresa. Non ha mai avuto un tale comportamento. Sono fortunata ad essere illesa.
Ora mi toccherà tornare a casa a piedi.
Mi avvio sulla strada del ritorno, adagio. Spero che si sia fermata. Senza rendermene conto mi sono allontanata dal confine delle nostre terre.
Sono dal lato opposto a quello che comunica con i Rashmore, o almeno credo!
Non riesco nemmeno a vedere il fiume.
Per fortuna c'è ancora luce, almeno per un'altra ora.
Certo qui sotto fa freddo, anche per una giornata estiva. Il venticello fresco che al sole è ristorativo, qui all'ombra dà i brividi.
Ancora una volta mi ritengo fortunata ad aver ereditato il carattere paterno:una fanciulla della mia età sarebbe già morta di paura e sconforto...ah già, una fanciulla così non si sarebbe mai avventurata!!!
Sono nel pieno delle mie elucubrazioni, quando sento gli zoccoli di un cavallo che si avvicinano.
Forse è Jasmine che torna indietro.
Non sarebbe la prima volta che viene a cercarmi, anche se non mi ha mai abbandonata come oggi.
Man mano che il rumore si avvicina mi rendo conto che non è Jasmine, intravedo uno stallone nero montato da un uomo vestito da abiti scuri.
Speriamo che sia qualcuno che non abbia cattive intenzioni. Ora sono un po' preoccupata.
Si avvicina velocemente. Riesco a distinguere uno stemma araldico, ma non riesco a ricordarne il significato, ero disattenta durante la lezione sull'argomento! Come sempre mi pento quando è tardi.
Ora è a pochi metri da me.
Lo riconosco, è il giovane che ho incontrato al fiume! Ci mancava solo questa.

Se la mia storia vi è piaciuta almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverla,  allora vi chiedo di darmi una stellina alla fine di ogni capitolo.
Ogni suggerimento è ben accetto.

Ballo in maschera #Completo #Romanzo StoricoWhere stories live. Discover now