42 CAPITOLO

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Ritrovarmi ancora in quel posto mi metteva i brividi e sentire la voce di mio padre senza riuscire a vederlo mi spaventava ancora di più.

"Fatti vedere bastardo!" Urlai e nella stanza buia e vuota si sentì il mio eco.

"Non essere spaventata bambina mia, affronterai una morte veloce e indolore, sei pur sempre mia figlia e non voglio che tu soffra." Disse mio padre. Lo cercai ancora con lo sguardo, ma invano, ancora una volta sentii la sua voce: "Guarda chi c'è alla tua destra." Io feci come mi disse e ciò che vidi mi distrusse letteralmente.

"Victor! No!" Urlai dalla disperazione e corsi da lui; il suo corpo era privo di energie ed era circondato da un lago di sangue, il pianto fu incessabile. "Victor! Non lasciarmi sola! Non tu, ti prego!" Dissi scuotendolo, ma ormai era troppo tardi per lui. Alzai il capo e solo all'ora riuscii a vedere finalmente mio padre.

"Ti mancherà, lo so che provi qualcosa per lui ed é per questo che ho deciso che lo raggiungerai presto." Disse prima di correre velocemente verso di me per attaccarmi, ma io proprio in quell'istante ebbi la forza di svegliarmi ed urlare. Mio fratello aprì gli occhi e mi guardò.

"Nancy, cosa c'é?" Mi chiese, sembrava preoccupato.

"Victor!" Non esitai nel saltargli al collo e abbracciarlo, non avrei mai potuto vivere senza di lui ora che era entrato nella mia vita.

"Hey, stai piangendo, cosa ti prende?" Mi chiese poi mi strinse a sé.

"P-papà, ti aveva ucciso e tu eri a terra in un mare di sangue privo di vita. Ti aveva ucciso Victor, eri morto ed io ero lì, accanto a te e non potevo fare nulla per salvarti." Dissi stringendolo a me continuando a piangere.

"Hey piccola, sono qui tranquilla." Disse accarezzandomi dolcemente i capelli.

"Ho paura Victor, paura che possa accadere davvero." Dissi ancora in lacrime. Lui mi asciugò le lacrime con le dita e mi sorrise dolcemente.

"Tranquilla, era solo un incubo, nostro padre non ucciderà nessuno perché lo uccideremo prima noi." Disse lui cercando di tranquillizzarmi. Io annuii senza dire una parola, l'immagine di Victor senza vita non riusciva ad uscir fuori dalla mia mente e ciò non mi tranquillizzava affatto. "Adesso dormi." Disse facendomi stendere e tenendomi stretta fra le sue braccia. Restai sveglia per qualche ora poi lentamente mi riaddormentai.

-

Passarono diversi giorni, settimane e mesi. Gli incubi venivano a farmi visita ogni notte, ma non ero l'unica, anche Victor iniziò ad avere incubi molto simili ai miei. Nostro padre non osava farsi vedere se non nei nostri sogni. Era difficile per me e mio fratello gestire quella situazione, anche perché le vacanze natalizie erano terminate e la scuola era iniziata regolarmente. Era ormai metà febbraio e come al solito dovevo alzarmi per andare a scuola, mi ero svegliata da un altro incubo e ciò faceva iniziare le mie giornate già nel peggiore dei modi.

"É assurdo, non c'è la faccio più." Dissi coprendomi il viso con le mani, poi mi girai verso Victor e lo scossi leggermente. "Victor, svegliati."

"Sono sveglio, in realtà non ho mai chiuso occhio." Disse guardandomi.

"Dovresti dormire, almeno per qualche ora." Gli dissi togliendomi le coperte di dosso e alzandomi dal letto.

"Se non dormo lui non avrà la possibilità di entrare nella mia testa e poi non ho molta necessità di dormire, sono un vampiro." Mi rispose.

"Non puoi andare avanti così, anche se sei un vampiro hai bisogno di riposo, é da più di un mese che non chiudi occhio." Dissi guardandolo.

"Lo so, ma finché riuscirò a resistere continuerò così, preferisco perdere qualche ora di riposo che vederti morire nei miei incubi." Mi rispose lui.

"Ascoltami, oggi non andrai a scuola, ci andrò da sola ok? Quando tornerò ti aggiornerò sulle lezioni." Dissi entrando in bagno per prepararmi, ma lui mi afferrò la mano e mi fermò.

"Non ti lascerò andare da nessuna parte da sola, sai bene che non voglio che ti accada qualcosa." Disse alzandosi dal letto.

"Tranquillo, non mi accadrà nulla, sono solo incubi e poi non si è fatto vedere nemmeno una volta per tutto questo tempo, perché mai dovrebbe farsi vedere proprio adesso?" Gli chiesi.

"Nostro padre è imprevedibile, potrebbe attaccarci in qualsiasi momento. Finché lui sarà in vita noi non potremmo mai vivere in pace. Forse il suo intento è proprio quello di farci credere che non ci cercherà più per poi attaccarci quando meno ce lo aspettiamo." Rispose lui. La sua teoria non era sbagliata, forse aveva ragione, probabilmente il piano di nostro padre era proprio quello di renderci mentalmente instabili per poi attaccarci quando meno ce lo aspettavamo.

"Ok, probabilmente hai ragione tu, per questa volta salteremo entrambi la scuola, ma voglio che tu sappia che in ogni caso non mi sarebbe successo nulla." Dissi risiedendomi sul letto. Lui mi guardò e si sedette accanto a me.

"So bene che hai affrontato molte volte nostro padre, anche da sola, ma al pensiero che possa succederti qualcosa io impazzisco." Disse guardandomi, io incrociai il suo sguardo poi presi la sua mano e la strinsi.

"Sono felice che tu ti fida di me e che mi ritenga abbastanza forte per affrontare nostro padre, ma sono sicura di una cosa; insieme siamo imbattibili." Dissi guardandolo, lui arrossì leggermente senza rendersene conto e ciò mi fece sorridere. "Adesso resterò qui con te."
Lui strinse la mia mano e accarezzò il dorso di essa con il pollice.

"Hai ragione, da soli siamo forti, ma non riusciamo ad affrontare le nostre paure senza sostenerci a vicenda. L'obiettivo di nostro padre è di puntare sulle nostre paure per renderci deboli, ma se affrontassimo le nostre paure insieme sarebbe diverso. Credi sia possibile collegare i nostri sogni e combattere in due le nostre paure?" Mi chiese lui. La sua idea non era affatto cattiva, anzi, al contrario, la sua era un idea brillante, dovevamo solo trovare il modo per metterla in atto.

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