38 CAPITOLO

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Ancora una volta provai quella sensazione di vuoto, ma in fondo non avrei potuto nasconderglielo a lungo; io e Stefan eravamo ormai una coppia e lui doveva farsene una ragione.
"Senti Victor io..." Presi un grosso respiro e lo guardai. "Si, Stefan mi piace." Gli risposi. Lui mi guardò e nonostante sembrava sicuro di ciò che aveva detto, il suo sguardo si incupì.

"Ok." Mi rispose ritornando a guardare davanti a sé. Lo guardai ancora per qualche minuto e prima che il bosco giungesse alla fine decisi di rivolgergli la parola.

"Victor." Dissi fermandomi, lui si fermò dopo di me e si girò guardandomi.

"Cosa c'è?" Mi chiese.

"Come stai?" Gli chiesi senza fare troppi giri di parole.

"Come vuoi che stia? Ma tranquilla ormai so cosa fare adesso." Disse guardandomi.

"E cosa avresti intenzione di fare?" Gli chiesi.

"Ora so perfettamente come comportarmi con te, le tue parole sono la conferma che davvero non provi nulla per me." Disse guardandomi.

"Mi sento tanto in colpa adesso." Dissi abbassando leggermente il capo.

"Non devi affatto, non deve pesarti, é perfettamente comprensibile e hai anche ragione. Siamo fratelli o meglio gemelli, è giunta ora che inizi a realizzare che tra noi non potrà mai esserci nulla." Disse lui continuando a guardarmi.

"Io non volevo ferirti, semplicemente non volevo illuderti." Dissi senza nemmeno guardarlo, ma lui mi si avvicinò e mi alzò il viso facendo in modo che i nostri sguardi si incontrassero.

"Nancy, va tutto bene, fingi che tra noi non ci sia mai stato nulla." Mi disse. Lo guardai ancora per qualche secondo, poi abbassai lo sguardo senza dire una sola parola, l'unica cosa che riuscii a fare fu annuire alle sue parole. Lui mi guardò e insieme riprendemmo a passeggiare verso casa. Non appena giungemmo a destinazione, entrammo in casa e io mi diressi in salotto, mi accomodai sul divano e restai in silenzio per tutto il tempo fino a quando Victor decise di raggiungermi e sedersi accanto a me.

"Non hai fame?" Mi chiese.

"Non mi va di cenare." Gli risposi a malapena. Lui sospirò e mi prese una mano, quel gesto mi provocò una fitta al petto, ma ancora una volta cercai di soffocare quella sensazione.

"Senti, so che stai male per ciò che mi hai detto, ma davvero non devi, io sto bene. Hai fatto la scelta giusta e se Stefan ti renderà felice non posso fare altro che esserlo anch'io, ma sappi che se dovesse spezzarti il cuore, io gli spezzerò fino all'ultimo osso che lo reggerà in piedi." Disse guardandomi; il suo tono era così dolce e sicuro, quanto avrei voluto abbracciarlo, ma quella non mi sembrava il momento adatto. Ancora una volta gli risposi col silenzio, così lui mi sorrise dolcemente e mi lasciò delicatamente la mano. "Non crearti problemi." Mi disse sorridendo. Sapevo bene che le sue erano solo parole rassicuranti, non pensava davvero tutto ciò che diceva e quel sorriso era più falso del culo della Minaj, lui era ferito, profondamente ferito e la causa del suo male erano state le mie azioni insensate e stupide.

"Victor, davvero io..." Lui mi interruppe e ancora una volta mi ripeté di star bene, ma io non gli credevo affatto.

"Ti é ritornato l'appetito adesso che ti ho tranquillizzata?" Mi chiese.

"No io..." Feci un grosso sospiro e mi alzai dal divano, poi continuai: "Vado a letto." Dissi prima di raggiungere le scale e di salire al piano superiore. Mi sentivo davvero male, non sapevo come gestire la situazione anche perché non mi era mai capitato di ritrovarmici prima di quel momento. La mia vita era cambiata troppo in fretta e la mia mente ed il mio fisico non riuscivano a sopportare tanti cambiamenti tutti in una volta. "Perché deve succedere questo a me? Perché proprio io!? Perché proprio io!?" Continuai a ripetermi stringendo i capelli fra le mani dalla disperazione. Stavo crollando al primo ostacolo e ciò non era quello che mi era stato insegnato, ma in quel momento sentivo un gran bisogno di sfogarmi e tirar fuori tutti i miei numerosi demoni che opprimevo giorno dopo giorno. Dopo un lungo pianto cercai di darmi forza, mi alzai dal letto e mi cambiai indossando il mio comodo pigiama, poco dopo, sentii la porta della camera aprirsi alle mie spalle e qualcuno entrarvi.

"Già in pigiama?" Mi chiese Victor. Io mi asciugai velocemente il viso e gli occhi ormai rossi e gonfi per il pianto, poi annuii senza voltarmi a guardarlo. "So che hai pianto, ti ho sentita tutto il tempo, ma ho preferito lasciarti sola." Mi disse mentre sfilava dal suo corpo i vestiti giornalieri per poi indossare i pantaloni del pigiama. Mi girai a guardarlo e lui guardò me, mi si avvicinò e mi sorrise. "Sei bellissima anche quando piangi." Mi disse, io gli feci un leggero sorriso poi decisi di coprirmi con le morbide e calde coperte di lana, lui fece lo stesso e prima di darmi le spalle mi stampò un dolce bacio sulla fronte e mi diede la buonanotte. Io lo guardai per qualche minuto poi finalmente gli risposi.

"Buonanotte." Dissi prima di voltarmi dal lato opposto al suo e di chiudere gli occhi cercando di riposare. Mi addormentai per qualche ora, ma nel cuore della notte mi svegliai da uno strano sogno e da quel momento non riuscii più a chiudere occhio. Mi sentii protetta dalle braccia di qualcuno e quelle braccia erano proprio di Victor, che ancora una volta mi stringevano forte a sé. Lentamente senza svegliarlo mi liberi dalla sua stretta e riuscii ad alzarmi e a scendere al piano inferiore dove passai l'intera notte seduta sul divano. Pensai a lungo su ciò che avevo fatto, mille pensieri fluttuavano nella mia mente, ma l'unica soluzione che trovai quella notte fu quella di cambiare me stessa e che l'alba del nuovo giorno avrebbe rappresentato la nascita di una nuova me. Quella fu una lunga notte, le ore sembravano non passare mai, fino a quando le prime luci dell'alba mi augurarono un buongiorno mozzafiato.
"E con quest'alba posso finalmente dire di poter iniziare a lavorare su me stessa." Dissi guardando il sole salire lentamente al cielo e illuminare l'intera cittadina.

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