5 CAPITOLO

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Più correvo e più la mia velocità aumentava.
"Tanto ti prenderò!" Mi disse continuando a starmi dietro.

Mi girai a guardare a che punto stesse, ma era come sparito, così di colpo mi fermai guardandomi intorno.
"Ma cos..." Dov'era finito?

"Presa!" Disse comparendo davanti ai miei occhi.

Lo guardai con aria di sfida.
"Ok, vuoi il mio sangue giusto? Allora vienitelo a prendere!" Gli diedi un improvviso spintone, inaspettatamente riuscii a farlo cadere e iniziai nuovamente a correre, sembravo abbastanza veloce da seminarlo, ma mi sbagliavo, quando mi voltai lo trovai di già poco distante da me e sembrava anche più arrabbiato di prima.

"Cavolo! È troppo veloce!" Dissi fra me e me. Assolta dai miei pensieri, andai bruscamente a sbattere contro il petto di qualcuno. Caddi facendomi davvero tanto male, sembrava di essere andata a sbattere contro qualcosa di metallico. Frastornata dal violento impatto, alzai lentamente la testa per guardare chi fosse quell'essere tanto forte e ciò che vidi mi lasciò a bocca aperta. Involontariamente avevo trovato la persona che cercavo.

Il vampiro mi raggiunse dopo pochi secondi e si fermò di fronte quell'uomo.
"Padre!" Disse. Io guardai il vampiro spalancando gli occhi e dopo poco notai che i suoi avevano ripreso il loro bellissimo colore naturale.

Lo aveva chiamato “padre”, ma quell'uomo in realtà era mio padre. Mi sentivo tremendamente confusa, cosa stava succedendo? E perché quel ragazzo che non avevo mai visto prima chiamava mio padre nello stesso modo in cui lo chiamavo io?

"Victor, lascia stare tua sorella."
Disse l'uomo dai grossi occhi rossi. I suoi occhi, quelli li notai solo dopo, perché i suoi occhi erano rossi? Mio padre era umano lo era sempre stato, almeno era quello che mi aveva fatto credere per tutti quegli anni.

"Ah é lei mia sorella?" Gli chiese il ragazzo, poi mi guardò dalla testa ai piedi. Poi continuò: "Che peccato, eri niente male." Disse facendo ancora una volta uno dei suoi sorrisini irritanti.

"Mio fratello!? Ma scherziamo!? Non ho mai visto questo ragazzo in tutta la mia vita!" Gli dissi alzandomi dal freddo terreno del bosco. "E i tuoi occhi!? Cosa mi hai fatto ieri!? Perché sei sparito così!?" Ero tremendamente arrabbiata ma allo stesso tempo confusa.

"Seguimi e ti spiegherò tutto." Disse voltandosi e iniziando a camminare.

"Ditemi che é un incubo!" Dissi accigliata.

"No dolcezza, é la realtà." Rispose il ragazzo seguendo mio padre.

"Smettila!" Gli urlai contro. "Mi urti il sistema nervoso!"

"Oh, povera piccola." Rispose ancora il ragazzo con un certo sarcasmo in tono.

"Sai, ho appena scoperto di avere un debole per i ragazzi muti!" Gli dissi.

"Perché non accetti la realtà?" Mi chiese il ragazzo.

"Sarebbe inutile parlarti, non capiresti lo stesso." Dissi continuando a guardare mio padre che camminava davanti a noi.

"Smettetela di discutere come due mocciosi, siamo arrivati." Disse mio padre. Ci fermammo di fronte i cancelli di un enorme villa, era bellissima, si trovava proprio nel cuore del bosco.

"Wow! Ma é meravigliosa!" Dissi incantata, poi continuai: "É un po' buia, ma stupenda!"

"Questa é la nostra vera casa." Disse mio padre, poi continuò: "Entriamo." Entrammo tutti e tre in quell'enorme villa, non smettevo di guardarmi intorno, dall'interno era molto più accogliente e anche più illuminata. Era particolarmente affascinante lo stile che presentava, sembravamo tornati indietro nel tempo, l'era medievale mi aveva sempre affascinata e quel posto sembrava proprio un palazzo medievale. Entrati in un enorme salone e ci sedemmo su enormi divani, erano tremendamente comodi. Mio padre si sedette su quello di fronte al nostro, mentre il ragazzo prese posto accanto a me. Ciò che divideva noi e “nostro” padre era un grazioso tavolino ottocentesco. Dopo esserci messi comodi continuai a guardarmi intorno affascinata dalla bellezza di quel luogo, ma la voce di mio padre attirò la mia attenzione e anche quella del ragazzo.
"É giunto il momento che tu sappia un po' di cose." Disse. I suoi occhi ritornarono alla normalità, ma rimasero pur sempre spaventosi. Ero davvero curiosa di sapere cosa avesse da dirmi, volevo sapere tutto, anche i dettagli più insignificanti. Troppe domande girovagavano nella mia mente, senza mai che queste trovassero una risposta, ma finalmente quel momento era arrivato. Volevo sapere, anzi, dovevo! Era mio diritto conoscere il mio passato, la mia storia, ma soprattutto dovevo sapere io chi fossi o cosa fossi diventata.

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