Capitolo 29 - Madre

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Non la guardò, strinse solo il polso del padre fino a che non sentì il caratteristico colpo secco di ossa spezzate.

Il dolore provocato al warg più anziano, le permise di liberarsi dalla stretta ferrea della sua mano e scivolare lungo la parete.

−Søren, non saluti tuo padre?

L'ironia nella sua voce lo fece ringhiare brutalmente.

Avanzò spietato verso l'uomo, avvertendo lo scricchiolio delle ossa che si spezzavano e si ricomponevano in una nuova forma.

−Deirdre ed io stavamo chiacchierando amabilmente prima che arrivassi, non è vero cara?

La giovane, sentendo la sua attenzione su di sé, si strinse contro il muro.

L'alpha con una sola falcata si portò davanti alla compagna, bloccando la visuale all'avversario.

Il divertimento non lasciava gli occhi del più vecchio.

−La vuoi proteggere, non è vero? Vuoi che non le accada niente, perché la sua morte equivarrebbe alla tua.

L'espressione di Søren era granitica, sapeva che era tornato per lui.

L'aveva scoperto poco dopo aver incontrato i cacciatori.

Non riusciva nemmeno a credere che li avesse assoldati per sviare i sospetti.

Eppure era la verità.

Aveva creato un'alleanza di morte tra warg e cacciatori.

−Io sono morto da tempo ormai. Ricordi quel giorno, vero? Ricordi come l'hai uccisa?

Alle parole del padre i ricordi affluirono nella sua mente dolorosi.

−È stata colpa tua. Se non fossi stato così stupido, Yulene sarebbe ancora viva! Io sarei ancor vivo! E questo è solo colpa tua, piccolo bastardo.

Il capo branco vacillò.

I ricordi degli ultimi attimi di vita di sua madre lo assalirono.

Voleva attraversare il fiume, voleva dimostrare a suo padre quanto fosse forte.

Non poteva sapere che la corrente in quel punto era così forte, era solo un bambino all'epoca.

Sua madre si era gettata in acqua per salvarlo, ma salvando la sua vita aveva perso la sua.

−Non è colpa tua.

La debole voce di Deirdre spazzò via i ricordi dolorosi.

−Eri solo un bambino. Tua madre si è lanciata consapevole di rischiare la propria vita, ma non le è importato, perché tu eri il suo tutto. Tu eri più importante di qualsiasi cosa, più della sua stessa vita.

Deirdre fu travolta dalla verità delle sue stesse parole e, anche se di poco, iniziava capire il comportamento di Cora.

Søren si voltò a guardarla, gli sorrideva timidamente, con una dolcezza infinita.

−Zitta! Non sai nulla, stupida puttana!

L'insulto alla sua femmina lo fece scattare come una molla.

Lo afferrò per il collo, con forza lo sollevò e trasportandolo lontano dalla compagna, al lato opposto della stanza, lo sbatté al muro.

−Mi dispiace.

La voce tremante di Cora le arrivò alla sua destra, con lo stesso panno che aveva utilizzato per far perdere i sensi al medico, le tamponava la ferita alla testa.

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