17.

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Deirdre

Qualcosa le pungeva il braccio. Qualcosa di molto fastidioso le pungeva il braccio. La testa le doleva, così come gran parte del corpo.

Non riusciva ad aprire gli occhi, ma sapeva di essere sdraiata su un letto immersa in uno strano silenzio. Provò a muoversi, ma il polso destro era legato con qualcosa che tintinnò contro il ferro.  Si sforzò per sollevare le palpebre e quello che vide attraverso le lacrime irritate dalla debole luce le mozzò il respiro. Manette. Era legata al letto da delle manette!

I cacciatori erano riusciti a riprenderla? La stavano tenendo in ostaggio? Cosa le avrebbero fatto? Cosa l'avrebbero obbligata a fare?

Col cuore che pompava impetuoso tirò con forza il braccio nel disperato tentativo di liberarsi. Il metallo picchiò forte contro il ferro, ma non se ne curò. Doveva andarsene. Doveva avvertire il branco!

≪ Ferma, ferma... Va tutto bene. ≫ La voce bassa e rassicurante la pietrificò e improvvisamente tutto le tornò alla memoria. Il cacciatore biondo, il salto dal furgone in cui l'avevano caricata, il dolore e la pressante urgenza di raggiungere il branco.

Sbatté le palpebre freneticamente. Gli occhi pieni di lacrime le bruciavano da maledetto, ma li voltò comunque sulla figura scura sulla sua destra e quando incontrò il verde che tanto aveva agognato, non riuscì più a trattenersi e pianse.

Pianse dal sollievo, dal dolore, dalla tristezza, dalla paura e dalla gioia di essere di nuovo a casa.

≪Søren... ≫ Sollevò la mano libera incredula, ma la trovò più pesante di quel che ricordava scoprendo di essere stata medicata. La sentiva pulsare sotto le bende e pregò di non essersela rotta. Deglutì guardando piena di panico l'uomo seduto accanto a lei.

≪Hai preso solo una brutta botta. ≫ Pur non vedendosi da più di un anno, riusciva ancora a comprenderla meglio di chiunque. Sentì il cuore sfarfallarle nel petto e dovette attingere a tutta la sua forza di volontà per non dirgli quanto lo amasse.

Aveva uno sguardo gelido e distante. Lo studiò facendo vagare freneticamente gli occhi su tutto il suo corpo. Era cambiato, non sembrava più l'uomo che aveva lasciato. Pareva più duro e spigoloso. Più severo e malandato di quello che ricordava.

≪Søren ≫ chiuse gli occhi e rilassò la schiena lasciandosi andare contro il materasso. Le dita ruvide del warg le accarezzarono la guancia e poté percepirne tutto il calore che avevano trattenuto.

≪Chi? ≫ Sollevò di nuovo le palpebre. Le labbra leggermente spalancate, sorprese dal tono gelido e tremante di rabbia dell'Alpha. ≪Chi ti ha fatto questo? ≫

Una lacrima le rotolò lungo la guancia. La tensione accumulata si stava via via sciogliendo lasciandola sfinita e in lacrime.  ≪Dimmelo. ≫ La voce di lui si era fatta più dolce mentre lentamente si chinava fino ad appoggiare la fronte contro la tempia di lei. Una mano ad accarezzarle i capelli.

Deirdre si sentì, per la prima volta in quel lungo anno, al sicuro. Sospirò tremante e riprese fiato, in fondo aveva camminato tutta la notte per quel motivo. Doveva avvertirli prima che fosse troppo tardi.

≪Ero ad Aberdeen ≫ la voce, pur essendo un sussurro, le uscì rotta per la gola dolorante. ≪Stavo tornando in albergo quando sono stata aggredita. ≫ L'uomo inspirava forte contro la sua pelle come a cercare di calmarsi. Sentiva le sue ciglia lunghe solleticarle la guancia e chinò leggermente il capo per sentirlo più vicino. Tirò su col naso e si diede un contegno prima di proseguire. Non era il momento di lasciarsi andare, doveva rimanere lucida. ≪Mi si è avvicinato questo tizio. Biondo, sul metro e settanta-metro ottanta, aveva l'accento di Londra. In un primo momento ho creduto che volesse chiedermi un'indicazione, ma ha cercato di afferrarmi e ho reagito. ≫ Le lasciò un bacio sulla tempia per poi tornare a sfiorarla con la fronte. ≪Me la sarei cavata se non ce ne fossero stati altri due. Mi hanno colpito e sono stata caricata su un furgone. Era notte, ma so che è scuro. Nero o forse blu, non lo so. Durante il viaggio ho finto di essere svenuta e lì ho sentiti parlare di te e del branco. ≫ 

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