9.

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Deirdre

Si guardò allo specchio e il viso che vi vide riflesso fu così diverso da quello che era abituata a vedere che per un attimo credette di star guardando una sconosciuta e forse così era. In tre settimane si era come trasformata, aveva ripreso i chili che aveva perso dopo la morte di sua nonna e perfino le occhiaie dovute agli incubi che l'avevano tormentata erano scomparse. Certo, il trucco che indossava l'aiutava sicuramente, ma era impossibile non rendersi conto che Aviemore le stava facendo un gran bene.

Erano state tre settimane piuttosto frenetiche. Era riuscita a trovare lavoro in un negozio di fiori e anche se l'orario era part-time, la paga era abbastanza buona da permetterle un po' di tranquillità. Aveva conosciuto Cora e il suo biondissimo bambino, Enan, oltre che a molti degli abitanti della città. Dopo che la storia di come aveva aiutato l'Alpha si era sparsa, tutti avevano voluto conoscerla e questo fu sicuramente un bene, perché tutte quelle frenetiche presentazioni e il lavoro la tennero lontana dal pensare troppo.

Non che avesse bisogno di pensarlo in realtà, Søren era fin troppo presente nella sua vita, molte volte l'aveva sentito parlare al piano di sotto con Rose. Altre volte lo aveva incrociato per strada o l'aveva visto dalla finestra mentre andava al lavoro. Per lo più aveva cercato di evitarlo, aveva cambiato strada o lasciato in sospeso una conversazione pur di evitarlo. Una volta addirittura aveva fatto saltare l'appuntamento dal barbiere al piccolo Enan per paura di dovergli parlare. Tornati a casa si era scusata più di una volta con Cora, rimborsandole l'appuntamento già pagato e mentre la ragazza l'aveva presa sul ridere, lei si sentì un'incredibile vigliacca.

Non aveva alcun motivo di evitarlo. L'ultima volta che si erano parlati, certo, non era stato tutto rose e fiori, ma arrivare addirittura ad evitarlo come una ladra? Le sembrava irragionevolmente insensato.

Poi c'era stato quel fugace incontro di alcuni giorni prima. Era di turno in negozio, stava preparando un cesto per la nascita di un bambino, quando aveva sentito il campanello dell'ingresso suonare, aveva alzato lo sguardo mostrando il suo miglior sorriso e stava anche per dare il benvenuto a chiunque fosse entrato se non che, quando aveva visto chi fosse la persona che era entrata, le era uscito solo un timido "ciao".

A quanto pareva, dopo quasi tre settimane passate ad evitarlo, lui aveva deciso di prendere in mano la situazione e incontrarla in un posto dove sapeva non avrebbe potuto scappare. O almeno questo era quello che aveva creduto all'inizio, perché poco dopo l'aveva visto riprendere l'atteggiamento burbero dell'ultima volta, dischiudere le labbra come a voler dire qualcosa per poi cambiare idea e uscire dalla fioreria come se avesse avuto il diavolo alle calcagna.

Confusa si domandò se non fosse il caso di parlarne con qualcuno, ma ripensando decise che era meglio non parlarne con nessuno, sicuramente non le servivano altre voci di paese sul suo conto e Rose era già abbastanza insistente di suo senza doverle dare man forte.

«... Søren ». nel sentire quel nome si voltò di scatto, suscitando il sorriso fin troppo malizioso di Rosemary.

«Mi hai spaventata! » provò a giustificarsi invano. Lo sapeva lei e sospettava lo sapesse anche Rose che, negli ultimi tempi, l'evitarlo di continuo aveva avuto su di lei un effetto opposto da quello sperato. Avrebbe preferito non pensarci, ma il suo continuo stare all'erta l'avevano portata a pensarlo in continuazione, così spesso che delle volte se lo sognava pure di notte.

L'anziana le si avvicinò aggiustandole il colletto della giacca che aveva deciso di indossare, «dicevo soltanto» riprese «che come a suo solito Søren non si farà vedere alla festa.»

Se per un attimo avvertì il nodo stretto della delusione, il sollievo che avvertì subito dopo lo sciolse. Il pensiero di rivederlo durante la festa, in mezzo a tutti e sotto gli occhi di Rosemary, l'aveva agitata al punto che la notte prima aveva dormito a mala pena.

WargWhere stories live. Discover now