13.

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Deirdre

≪Mi vuoi raccontare cos'è successo la scorsa notte? ≫

Erano diversi minuti che la teneva stretta. Aveva affondato il viso nel suo collo e fino a quel momento non aveva avuto la forza di parlare di quello che era successo. Era stanca, indolenzita dalla notte appena passata, confusa da tutte quelle emozioni che l'avevano travolta e la travolgevano in quel momento.

Si chinò leggermente in avanti sfregando il naso contro la pelle di lui. Il profumo di Søren era inebriante, sapeva di terra, di muschio, di lui. Le entrava dentro facendola tremare d'emozione. Non si era mai sentita così. Avrebbe dovuto avere paura di lui, aveva quasi soffocato Dearan e non le era sfuggito il suo atteggiamento territoriale quando il beta l'aveva toccata. Eppure non si era mai sentita più al sicuro. Lì, stretta tra le sue braccia.

≪Quando sono... ≫ Si fermò, cercando di trovare le parole più adatte. ≪Quando sono corsa via, sono stata bloccata da alcuni uomini. ≫

Sentì il maschio sotto di lei irrigidirsi. ≪Non mi hanno fatto del male. ≫ Avvertì il bisogno di rassicurarlo. Erano talmente vicini che avrebbero potuto fondersi l'una all'altro, ma in quel momento, percependo la sua inquietudine, non le sembrò abbastanza. ≪Volevano solo assicurarsi che ascoltassi Aonghus fino in fondo. ≫

Non riusciva a parlare normalmente. La voce le tremava e i sussurri erano talmente velati che faticava a sentire le sue stesse parole, eppure l'Alpha pareva capirla. Ad ogni pausa, ad ogni tremore, le dava il suo conforto. Le donava il suo calore come nessuno aveva mai fatto. Ascoltò il battito forte del suo cuore consapevole che quella corsa forsennata fosse per lei. E si sentì amata.

≪Mi ha raccontato alcune cose. ≫ Trattenne un singhiozzo mentre una lacrima amara le scivolava sul naso infrangendosi sulla pelle bollente del warg. Søren gemette come se sentisse un dolore fisico in riposta al suo emotivo.

≪È stato lui, Søren. È stato lui a bruciare la mia casa. ≫ Il silenzio che seguì la frase sembrò opprimerla. Riconosceva i fremiti di rabbia nelle spalle del warg e non poteva fare altro che capirlo.

≪Ti ha detto perché lo ha fatto? ≫ Annuì, ma il groppo che le si era formato in gola le bloccava le corde vocali. ≪Riesci a parlarne Uccellino? ≫

Un delizioso tepore le si allargò nel petto. Adorava quel soprannome. L'aveva adorato fin dal primo momento. Forse distratta da quel nomignolo o forse rassicurata dalla dolcezza con cui l'aveva pronunciato, il pressante dolore che avvertì alla gola si alleviò permettendole di respirare.

≪Voleva assicurarsi la mia sicurezza. ≫ Prese un'altra boccata d'aria cercando di reprimere un singhiozzo.

≪Eri in pericolo? ≫

≪Secondo lui, sì. Per questo ha dato fuoco alla mia casa. ≫ Ancora silenzio. ≪Voleva che mi legassi a te col cód. ≫

Era surreale come suo nonno fosse stato artefice del loro destino. Se Aonghus non fosse intervenuto, ammise a sé stessa, non avrebbe mai abbandonato la casa di Nineve. Non avrebbe mai abbandonato il ricordo di sua nonna.

Avvertì il tocco del maschio fra i capelli. Giocherellava distrattamente con le ciocche ancora umide per la doccia e ogni tanto le parve di sentirlo avvicinarsele al viso per inspirarne il profumo.

≪Ero già legato a te. ≫ Quelle uniche cinque parole bastarono per farla tremare e, come un lampo improvviso, capì le parole di Rosemary durante il loro primo incontro.

≪Mi avresti lasciato lì? ≫

L'uomo le baciò i capelli. ≪Che intendi? ≫

Inspirò e prese coraggio. Si sollevò facendo leva sulle spalle larghe dell'uomo e lo guardò dritto negli occhi. Il verde muschio pareva più intenso sotto la luce soffusa del corridoio.

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