Capitolo 18

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Dopo che la sveglia suonò mi vestii, truccai e scesi a fare colazione.

Trovai mia mamma intenta a lavorare al computer. Dopo averle dato il buongiorno, andai in cucina e mi preparai un buon tè caldo al limone. Il mio preferito. Dopo averlo bevuto, presi la cartella ed uscii di casa. Arrivai in perfetto orario. Appena scesi dalla macchina, mi vennero in contro Stefany e Cristall.

-Ciao ragazze!- le salutai.

-Ciao Angy! Tutto bene tesoro?- mi chiesero.

-Sisi e voi?- domandai. Mi risposero subito annuendo.

Entrammo a scuola e come sempre il corridoio era pieno di studenti. La campanella sarebbe suonata tra 5 minuti.

Mentre camminavo per il corridoio, vidi Aaron in compagnia di Ashley. Ridevano e chiacchieravano. Eh, sì erano davvero una bella coppia. Desideravo tanto andarlo a salutare, ma dopo le cose che mi aveva detto Ashley, avevo deciso di evitarlo il più possibile. O almeno ci provavo.

Decisi di prendermi una cioccolata al latte, in una delle macchinette della scuola. Mentre digitavo il tasto e mettevo i soldi nella macchinetta, mi venne in contro Aaron.

"Oh no" pensai.

-Hey!- mi salutò allegramente.

-Hey- risposi con un lieve sorriso.

-Volevo sapere se stessi bene. L'altro ieri sei sparita nel nulla, mentre andavo a prendere lo zucchero filato ... -

-Eh si, mi ero ricordata che avevo un impegno-

-Ah, capito- rispose solamente.

-Oggi facciamo ripetizione?- mi domandò ritornando di buon umore.

-Emh ... no, non posso. Scusa- risposi sentendomi terribilmente in colpa.

Nel frattempo mi guardavo in giro, in cerca di Ashley che magari nel frattempo ci stava guardando male. Non volevo avere discussioni. Io ed Aaron eravamo solo amici.

-Per caso ti vergogni di me?-

-Cosa?- domandai non capendo cosa intendesse dire.

-Vedo che ti continui a guardare in torno. Ed ho notato che quando sei in mia compagnia a scuola cerchi di nasconderti. Non vuoi farti vedere dagli altri. Perciò ... ti vergogni di me?-

-No! Ceh, sì. Nono! Anche, ma non è questo il motivo principale- iniziai a balbettare confusa, non sapendo cosa rispondere.

-Ricevuto forte e chiaro- disse tristemente allontanandosi sempre più da me.

"Angelica, ma che hai detto?" pensai. Boh, non lo sapevo neanche io. "Sei una stupida!" mi ripetei nella mente. Si, lo ero.

Dopo aver bevuto velocemente la mia cioccolata, entrai in classe. Durante tutte le lezioni il mio corpo era in classe, ma la mia mente era altrove.

Avevo combinato davvero un gran casino con Aaron. L'avevo offeso senza volerlo e mi sentivo disperatamente in colpa. Però dovevo stargli lontano; questa era la cosa migliore per tutti.

Finita scuola, andai a casa e iniziai a fare un po' di compiti. Mio padre, da quando era successo il casino di ieri, rientrava a casa sempre tardi e non rivolgeva la parola a nessuno. Era una bene, ormai non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi. Era troppo il disgusto che provavo nei suoi confronti.

Il pomeriggio passò normalmente: appena finii di studiare e fare i compiti, mi dedicai alla lettura di un buon libro. Riusciva sempre a farmi rilassare. All'ora di cena, mangiai con mia madre un buon pollo al forno con le patatine.

Andai a letto presto, e la mattina dopo mi svegliai alle 7:00 come sempre.

La mia vita stava diventando ormai monotona. Non avevo più voglia di uscire, continuavo a sentirmi in colpa per Aaron e facevo ogni giorno le stesse identiche cose.

Aaron ed io non ci parlavamo ormai da una settimana, perciò dovetti studiare molto, con fatica, ma soprattutto da sola le tre materie che dovevo assolutamente recuperare. A scuola lui cercava di parlarmi, ma io ogni volta lo evitavo. Il nostro rapporto con il passare dei giorni, diventava sempre più freddo e distaccato. Soffrivo. Soffrivo davvero tanto. Ma continuavo a ripetermi che era giusto così.

Ero a casa. Domani avrei avuto il test sulle tre materie da recuperare. Mi ero impegnata tanto, ma non so se li avrei superati. La mia ex me secchiona, avrebbe preso il massimo devi voti senza problemi; adesso invece ero cambiata ed avevo così tanti problemi per la testa che della scuola non me ne importava più di tanto. Dio mio, non ero davvero in me.

Erano le 22:10 e pioveva.

Stavo sdraiata al letto guardando il soffitto e pensando al test di domani. Ero davvero in ansia. Ce l'avrei fatta? A questa domanda non riuscivo a dare una risposta. Speravo solo di ricordarmi bene tutte le cose che avevo studiato con tanto impegno e anche che il test fosse stato facile. In ballo c'era il mio futuro.

Stavo per addormentarmi, quando all'improvviso sento un tonfo provenire dalla mia stanza.

Apro subito gli occhi e vedo di fronte a me Aaron completamente bagnato.

Che ci faceva lì? Ma soprattutto com'era entrato?


Un amore uguale ed oppostoWhere stories live. Discover now