Capitolo 13

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-Ciao!- mi salutò allegramente lui. Appena mi vide cambiò subito espressione.

-Si, lo so. Faccio schifo. Domani prometto di cambiare colore dei capelli!- dissi con frustrazione.

Ci fu un minuto di assoluto silenzio. "Che imbarazzo!" pensai.

-Non dici niente?- chiesi ancora imbarazzata. Ero per caso un clown conciata così? Esagerati!

-Wow- riuscii a rispondere lui, continuando a guardarmi.

-Stai davvero benissimo- continuò.

-Davvero?- domandai sorpresa.

-Sì. E credo che con i capelli rossi staresti ancora meglio-

-Ma dici sul serio? Non è che mi stai facendo i complimenti solo per non offendermi perché mi hanno detto le mie amiche che sto male e quindi ... - iniziai a parlare velocemente e in ansia, ma lui mi azzittì subito con un bacio.

Mi stava davvero baciando? Oddio. Aveva delle labbra molto morbide e calde. Wow.

"Oddio"

"Oddio"

"Oddio"

Riuscivo a pensare solo a questo.

Il bacio durò solo pochi istanti, ma per me fu un'eternità. Una meravigliosa eternità.

Era come se in un solo bacio, in quel determinato momento, avesse cancellato tutto quello che c'era intorno a me. C'eravamo solo noi due. Io e lui, e nessun altro.

Wow, che sensazione magnifica. Mai provata prima

Ma quello che stavamo facendo forse era sbagliato. Io lo consideravo solo come un amico. O qualcosa di più?

Ero in preda al panico e allo stupore.

-Scusami. Io ... - cercò di giustificarsi vedendo il mio volto pietrificato.

-I-io d-devo andare, scusa.- dissi balbettando ed iniziando a correre giù per le scale, per poi andare oltre il giardino.

Salii in macchina con il cuore che mi batteva come se fosse impazzito nel petto.

"Calmati Angelica! E' stato solo un bacio. Solo un cazzo di bacio. CALMATI!!!"

Non potevamo di certo avere una relazione. Eravamo troppo diversi, eppure estremamente uguali. Noi eravamo fatti per essere amici, tutto qui. Nulla di più. E lui era davvero un amico fantastico. Ma tra noi due non c'era spazio per una relazione. Questo mai e poi mai!

Ritornai a casa con il cuore che mi batteva ancora forte nel petto.

-Cos'hai tesoro? Ti vedo turbata.- mi chiese mia madre con preoccupazione, notando il mio strano ed agitato comportamento.

-E che bel taglio di capelli che hai fatto- proseguì sorridendomi.

-Sono contenta che ti piaccia, ma domani vado a rifare la tinta dello stesso colore che avevo prima. Questa non mi piace. Adesso scusa, vado in camera, ho tanti compiti da fare- dissi di fretta.

Salii velocemente le scale ed entrai in camera. Mi struccai, tolsi le lenti a contatto, mettendo gli occhiali ed indossando una tuta comoda.

Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e abbracciando il mio pupazzo preferito: un grande fiore di peluche colorato.

Ricordo ancora quando mio padre me lo regalò: quel giorno avevo compiuto 8 anni ed avevamo organizzato una grande festa. Peccato non fosse venuto nessuno. Quel pupazzo è sempre stato il mio migliore amico ed il mio confidente fin da bambina. Quando venivo picchiata a scuola da quelli più grandi o insultata dalle bambine e ragazze delle mie ex classi precedenti, ritornavo a casa piangendo e correvo nella mia stanza abbracciando e sfogandomi con questo peluche.

Un amore uguale ed oppostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora