Capitolo 14

917 136 13
                                    

-Festa? Quale festa? Non era un pigiama party?- domandai sconvolta.

-Si ... - disse in tono non convinto.

-Beh, in realtà prima era un pigiama party, ma poi ci siamo fatti prendere dalla mano e abbiamo invitato un po' di persone ... -

"Spero poche" pensai.

Quando entrai mi ritrovai di fronte agli occhi tantissimi ragazzi e ragazze. Alcuni ballavano, altri chiacchieravano ed altri ancora bevevano.

-Voi siete malate- esclamai esasperata.

-Ahaha ... si, probabilmente- rispose ridendo. Si, era già ubriaca.

Pochi istanti dopo ci raggiunse anche Stefany. E dopo esserci salutate ed aver chiacchierato un po' andammo a bere qualcosa. Anche lei era già ubriaca.

"Di bene in meglio" pensai.

In cucina c'era il caos. Bottiglie di vodka di tutti i gusti, birra, vino, Spitz e del sex on the beach. Ragazzi ubriachi ovunque o coppiette che si baciavano sia per terra che seduti comodamente.

"Almeno trovatevi un posto appartato" dissi tra me e me.

Perché sono venuta? Pensai, rimpiangendo di aver accettato l'invito.

Presi un bicchiere e lo riempii con del vino. Non volevo ubriacarmi, anche perché l'indomani ci sarebbe stata scuola. Erano davvero pazzi a fare certe feste durante la settimana.

Camminando per ammazzare il tempo, mentre sorseggiavo del vino rosso che mi ero appena versata in cucina, incontrai anche John.

"Uffa, dovevano per forza invitarlo?".

Cercai di evitarlo, ma lui mi vide e mi venne in contro.

-Hey!- mi salutò lui per niente imbarazzato dopo tutto quello che era successo. Che faccia tosta che aveva!

-Ciao ... - lo salutai in modo svogliato.

-Senti Angy volevo dirti che mi dispiace per quello che è successo e hai ragione ad essere arrabbiata con me; ma io ti amo! SI, IO TI AMO!- iniziò ad urlare con tutta la voce che aveva, facendo girare tutti i presenti nella nostra direzione.

Adesso sì che aveva attirato l'attenzione di tutti.

"Oh, cavolo. Perché a me?" pensai.

"Che faccio adesso?"

"Angy stai calma. Mantieni il controllo. Sii la ragazza che devi essere"

-Oh, John ... - dissi abbracciandolo. Tutti i presenti si commossero vedendoci avvinghiati.

-John, io ti voglio bene, sei un ragazzo eccezionale, fantastico, bellissimo, ma ho bisogno di una pausa. Di riflettere su noi due. Capisci amore?-

Avrei tanto voluto dire "Ti odio John Perry. Sei uno scimpanzé poco evoluto. Un ragazzo viscido e stronzo. Io amarti? Ma non diciamo cazzate!"

Prese le mie mani e le intrecciò alle sue.

Sembrava una scena di un film d'amore. Peccato che in quel momento non c'era assolutamente niente di romantico.

-Lo capisco bambolina. E io ti aspetterò con ansia tutto il tempo di cui avrai bisogno- disse in modo poetico.

Certo il suo "ti aspetterò" significa "Ti aspetterò tutto il tempo che vorrai, ma nel frattempo passerò un bel po' di tempo con queste fighe che mi corrono dietro".

Ma poi mi chiedevo, dove diavolo prendeva queste frasi? Sui bigliettini dei cioccolatini?

Quanta falsità e quanto disgusto.

Avrei tanto voluto in quel momento stare con qualcuno che potesse veramente capirmi. Che potesse confortarmi. E subito nella mente mi comparve Aaron.

"Angelica, basta! Lui non può capirti. Siete solo amici. Solo amici."

Alle 4:10 circa, tutti ritornarono a casa e perciò rimanemmo solo io e le ragazze. La casa era un disastro. Per fortuna il giorno dopo sarebbero arrivate le donne delle pulizie per riportare la casa al suo splendore iniziale.

Dopo aver messo il pigiama e aver chiacchierato ancora un altro po', andammo a letto.

Ci svegliammo alle 7:25. Era tardissimo! Le ragazze erano ancora addormentate. Eravamo tutte stanche e assonnate per la serata appena passata, ma decisi di prepararmi prima di tutte anche perché non volevo che mi vedessero in quello stato.

Decisi innanzitutto di darmi una bella lavata e truccarmi. Perciò presi i trucchi dalla borsa ed applicai il solito correttore, un' ombretto sui toni del rosato, poi applicai l'eyeliner, un tocco di blush color pesca per dare un po' di colore al mio viso bianco ed infine applicai un rossetto rosso per mettere in risalto le labbra.

Dopo aver finito con il trucco, era il turno dei capelli. Li spazzolai con cura e decisi si acconciarli di nuovo in uno chignon.

Vedendo ancora le ragazze addormentate decisi di svegliarle. Anche perché era già tardissimo.

Anche loro dopo un po' di proteste si alzarono ed iniziarono a prepararsi. Io nell'frattempo iniziai a vestirmi. Indossai una maglia bianca e rosa leopardata, dei jeans neri attillati, scarpe bianche tacco 12. Infine indossai un paio di orecchini di perle bianche ed un braccialetto d'oro bianco molto luminoso e sottile.

-Wow, sei perfetta anche dopo una serata come quella di ieri. Come ti invidio!- mi disse Cristall mentre indossava una minigonna nera un po' brillantinata.

"Già, sono davvero perfetta" dissi tra me e me con amarezza.

Quando le ragazze finirono di prepararsi, notai che erano già le 8:05. Perciò ognuno di noi entrò nella propria auto e ci dirigemmo tutte quante a scuola.

Arrivammo alle 8:15.

Sebbene fossi in forte ritardo, andai con calma. Ricordandomi le tante regole da seguire. Quelle regole che tanto odiavo.

"Una ragazza popolare non corre. Neanche quando è in ritardo. Ci vuole grazia e contegno"

"Una ragazza popolare deve sempre essere perfetta in ogni occasione."

"Una ragazza popolare non esce mai di casa senza trucco. Neanche per delle piccole commissioni"

"Una ragazza popolare non commette errori"

"Una ragazza popolare sceglie il ragazzo migliore per lei"

"Una ragazza popolare ha amiche solo ed esclusivamente di ceto elevato ed anch'esse popolari"

"Una ragazza popolare deve essere perfetta. PUNTO!"

"PECCATO TU NON LO SIA E NON LO SARAI MAI!"

Quelle parole, quei ricordi, quegli insulti, rimbombavano in continuazione nella mia mente.

Volevo dimenticare, ma non potevo, perché ormai facevano parte di me. Facevano parte della mia vita.

Mi sfuggì una lacrima, ma l'asciugai immediatamente.

"Perfetta. Tu devi essere perfetta. Tu sei perfetta. Perfetta. Perfezione. Tu devi essere la perfezione. E' questo che gli altri vogliono da te. E tu devi dare agli altri quello che si aspettano da te!"

Entrammo in classe e subito venimmo sgridate dal prof di letteratura per il ritardo. Ma non gliene diedi molto peso.

Diedi importanza invece al fatto che quando i miei compagni mi videro con un altro colore dei capelli, iniziarono un po' a spettegolare tra loro e questo di certo non mi fece piacere. Come si permettevano? Io ero la ragazza più popolare della scuola!

Caspita, ero diventata anche io una gallina. Mi odiavo.

Quando andammo a mensa, cercai di non guardare Aaron, ma mi sentivo i suoi occhi addosso. Quando non mi guardava io guardavo lui. Quando io non lo guardavo invece lui guardava me. Stava diventando per caso un gioco?

"Che segreto nasconderà sotto i suoi misteri?" mi domandai.

Ad un tratto mentre stavo mangiando, iniziò a venire verso di me.

"Oh merda" pensai.


Un amore uguale ed oppostoWhere stories live. Discover now