Capitolo IX

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Emma

Mai le era importato così tanto di qualcuno, aveva continuato per ore a chiamarla, ma non aveva mai avuto una risposta.

Solo nel primo pomeriggio aveva ricevuto un messaggio, dove Luna le chiedeva un po' di tempo... un po' di tempo... come poteva chiederglielo?

Non doveva dare tempo, non aveva fatto granché, solo scherzato con un'amica... forse il problema non era quello?

Se era per quella stronza nelle docce, magari era un po' più complicato... stava per impazzire.

Continuava a pensare e ripensare a quello che era successo, lei che non aveva mai aspettato, impaziente, la telefonata di qualche ragazzo o ragazza che sia, ora era incollata al telefono in ansia per un qualcosa... un'ansia snervante che allungava i minuti in ore, tutto quello che faceva sembrava rallentare, innervosendola sempre più.

Riuscì a dormire qualche ora, per poi uscire e bere qualche birra in un locale, ma tutto sembrava distaccato, anche il sapore delle bevande quasi non lo sentiva, la sua mente era occupata altrove.

Tornò a casa molto più sobria di come aveva deciso ore prima e si addormentò sul divano guardando un vecchio film.

Il giorno seguente si svegliò di cattivo umore e andò in piscina prima del solito, sperando di incontrare o veder arrivare lì Luna, inutilmente, la ragazza non si fece viva.

Pranzò in un locale e quando il telefono squillò rispose immediatamente, senza guardare nome o numero... Se ne pentì subito sentendo la voce della madre...

- Tesoro finalmente – "Oddio non ora, non oggi" pensò Emma

- Mamma... dimmi

- Tutto bene, ci sono novità?

- Saresti la prima a saperlo – rispose ironica e più acida del dovuto

- Sai... Valentina negli ultimi giorni è stata strana...

Emma sentì la rabbia aumentare

- COSA... cosa c'è mamma?

- Oh niente niente... volevo sapere solo se sai dov'è tua sorella...

- Come potrei mai saperlo? Chiedilo a suo padre

- Non vorrei disturb... - Non la fece finire, chiuse la chiamata e non accettò i successivi tentativi fino a quando il telefono non squillò più.

Stanca tornò a casa e si addormentò ancora sul divano.

Venne svegliata ore dopo dal suono del campanello e quando aprì sentì il cuore fermarsi, si spostò e lasciò entrare la ragazza.

- Ciao Vale

- Ciao sorellina

Cominciò quasi a tremare e non riusciva a pensare a niente, la lasciò all'ingresso e andò in cucina per bere dell'acqua.

- Mi sei mancata – prese una birra...

- Perché sei qui? – chiese a voce alta per farsi sentire, sperando di non vederla entrare nella stanza... Cosa che naturalmente fece.

- Mi sei mancata – Rispose sorridendo e confondendola.

- Come fai a sapere dove abito? Perché sei qui? – Chiese infuriata e cercando di prendere distanza, allontanandosi.

- Ah lo so da molto tempo... alla fine è nostro padre che paga l'affitto – la raggiunse e prendendole la bottiglia quasi vuota, continuò – Mi sei mancata... te l'ho detto.

- A me no... non puoi apparire quando ti pare e piace... non puoi ora.

- Non sei felice di vedermi? Perché tutto questo nervosismo? – le disse, accarezzandole la guancia.

Emma non sentì il famigliare brivido che le procurava il tocco di Valentina, quella ragazza era stata capace di scioglierla e fare di lei qualsiasi cosa in passato, ma ora sembrava essere cambiato qualcosa.

Le prese la mano e la guardò incredula, ma l'altra credendo fosse un incoraggiamento, le baciò la fronte.

Emma si allontanò di scatto e si diresse verso il divano, sedendosi, cercando di far ordine nei suoi pensieri.

Con calma Valentina camminò per la stanza, guardandosi intorno.

- Carino come appartamento, un po' troppo piccolo, non credi?

Emma si limitò a guardarla, impassibile e lei continuò – Ho comprato una casa bellissima, puoi venire a vivere con me.

- Ma come, perché dovresti cambiare casa? Tuo padre che ne pensa?

- Ah è felicissimo, l'ha pagata lui

- Ovviamente – Commentò, schifata Emma – ogni tuo capriccio... Pardon, bisogno, è da soddisfare immediatamente.

- Oh basta, non essere così tesa con me – le sussurrò avvicinando il viso all'orecchio di Emma e abbracciandola.

Chiuse gli occhi, cercando di respirare e calmarsi, stranamente non accennava ad avere alcun attacco e questo la fece sentire più sicura e decisa a finire il tutto il più velocemente possibile.

- Mi hai visto cos'altro ti serve?

- Quanto sei fredda... sono venuta qua perché avevo bisogno di un po' d'affetto... anche tu hai bisogno di me.

- Non più, tu... - Non riuscì a finire, Valentina si era girata e l'aveva baciata.

Tentata ancora una volta rispose al bacio, ma un'immagine le passò per la mente, una ragazza delusa che partiva su una moto e questo la fece staccare di scatto e allontanare dal divano.

- Mi sto per sposare... verrai?

- COME PUOI CHIEDERMELO? – gridò sinceramente sconvolta.

- Devo, è un talento nato, un allievo di papà... verrai?

Non ci fu risposta e mentre la ragazza si avvicinava Emma cominciò a indietreggiare.

- Per me non conta nulla, mi sento quasi incastrata, sai che io voglio solo te.

Le parole ormai le sembravano schiaffi, finalmente capì con chi stava parlando e la vide per quella che era.

- Vattene per favore

La ragazza non si mosse quindi Emma entrò nella sua stanza chiudendo a chiave la porta, si vestì e uscì dall'appartamento sbattendo la porta.

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaWhere stories live. Discover now