Capitolo V - Seconda parte

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Luna

Si svegliò dopo quelli che le sembrarono attimi e sentiva un leggero indolenzimento.

Ricordò tutto quello che era successo e si coprì il viso con un braccio, poi si girò per cercare qualcosa... per cercare qualcuno... per non trovare nessuno.

Provò a repriremere la delusione, si alzò e indossò una maglia, lasciata per terra per poi uscire dalla camera.

La casa era ancora immersa nel buio, fioche luci entravano dalle finestre e le permisero di vagare tranquillamente.

Entrata in cucina si bloccò incredula.

Emma era stesa sul tavolo, intenta a fumare quella che sembrava la sua decima sigaretta, a giudicare dai resti di mozziconi sul pavimento.

La ragazza la notò e voltò la testa nella sua direzione, osservandola in silenzio.

Le si avvicinò, senza mai spostare gli occhi da quelli dell'altra e si accomodò a una sedia, togliendole la sigaretta dalle labbra e spegnendola.

Appoggiò la testa sul braccio della ragazza e chiuse un attimo gli occhi, ascoltando i silenzi della casa, disturbati solo dai loro respiri.

Aveva paura di parlare, sperava di prolungare quel momento all'infinito o tornare indietro in quel letto, minuti o ore prima.

Emma

Per tutto il tempo si era preoccupata della reazione che avrebbe avuto Luna da sveglia.

Non le era mai importato, ma era allora che le ragazze decidevano se continuare a frequentarla o scappare.

Per la maggior parte, fortunatamente, era la prima.

Spesso aveva cercato la compagnia di qualcuno nel suo letto, ma con nessuna aveva avuto così tanta paura di aver sbagliato...

Nessuna era realmente importante, nessuna l'aveva stravolta con così poco o in così poco tempo... La paura aumentò e anche la velocità del respiro.

Aveva rovinato qualcosa? Ma cosa?

La testa le faceva male, per tutto il tempo che aveva speso a pensarci, una dopo l'altra aveva acceso e consumato delle sigarette, fino ad arrivare a quell'ultima sottrattagli dalla ragazza che ora le sedeva accanto, in un silenzio snervante.

Non aveva programmato di finire così la serata, ma era stato più forte di lei e ora... se ne pentiva? No, anzi, come una sorta di droga, ne voleva già un altro assaggio... ma poteva?

Si girò a guardarla, ma non riuscì a scorgerne il volto o gli occhi, questo aumentò la sua preoccuazione.

Il petto cominciò a farle male e si sentì sempre più confusa mentre il respiro non accennò a rallentare.

Stava forse impazzendo? Avvertì quasi il tempo rallentare e vide Luna accorgersi di quello che stava succedendo, voleva alzarsi ma non riuscì a fare molto, le braccia le tremavano e sembravano voler cedere al suo stesso peso.

Il cuore continuo ad accelerare e si ritrovò nuovamente stesa Sulla schiena mentre un senso di nausa s'impadroniva di lei.

Chiuse gli occhi, ma non riusciva a far ordine tra i suoi pensieri, la paura d'impazzire stava aumentando e quasi non si accorse del braccio della ragazza che la sorreggeva e l'aiutava a sedersi.

Appena vide Luna difronte a lei, l'attirò e la strinse, cercando di aggrapparsi alla ragazza.

Il dolore al petto non diminuiva ma pian piano sentiva il suo corpo tornare ad appartenerle, il respiro invece aumentava ancora, sempre più.

Istintivamente abbassò la testa verso il petto della ragazza e solo quando sentì le braccia di lei stringerla cominciò lentamente a calmarsi.

Le sembrò molto il tempo che spese per tornare a respirare normalmente, ma sentire il petto di Luna alzarsi e abbassarsi l'aveva aiutata, le lacrime minacciavano di uscire e non voleva mostrarsi ancora più vulnerabile di quello che già era o le era sembrato.

A venirle in salvo furono le labbra della ragazza, prima si posarono sulla testa e poi sulle proprie.

- Non mi abbandonare – Sussurrò, ma quando si rese conto di quello che aveva detto, spaventata alzò il viso per vedere la sua reazione.

La ragazza si limitò ad annuire e rimasero ferme per un po' a guardarsi e stringersi.

Poi insieme tornarono nella stanza e coccolandosi cercavano di addormentarsi.

- Non scapperai nemmeno domani mattina, vero?

Luna sorrise e aspettò un po' per rispondere.

- Dipende dalla colazione.

- Non ti ho spaventata?

- Avevo paura di averlo fatto io – ammise

- Come? – Chiese incredula percorrendo con le dita il corpo dell'altra.

- Mi sono svegliata e non ti ho trovata, mi son passate per la mente fin troppe ipotesi – disse voltandosi per non farsi vedere.

Emma ne approfittò e le baciò la parte del collo che aveva esposto, per poi succhiare e lasciarle un piccolo marchio.

La ragazza si voltò e la guardò male – Ma che fai?

- È colpa tua, non mi mostri il tuo imbarazzo.

- Anche tu nascondi molte cose – rispose Luna sorridendo

La tentazione di aprirsi era davvero tanta, ma l'abitudine di tenere tutto dentro prevalse e per evitare di dover rispondere la baciò.

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaWhere stories live. Discover now