Capitolo III

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Liberty partì il giorno dopo, tornando quella di sempre.

Passarono i giorni e la ragazza non si faceva sentire, sembrava essere tutto normale, prima o poi si sarebbe fatta viva, ma Emma avvertiva che qualcosa era diverso... aveva la strana sensazione che Lib con quella notte le avesse detto addio.

Emma col passare del tempo, prese l'abitudine di andare a trovare Luna durante gli allenamenti, ma più spesso verso la fine, poiché non capiva molto di quello che facevano e si annoiava facilmente.

Due settimane dopo la partenza di Lib ebbe una chiamata che non si aspettava...

Emma

Era tornata a casa da poco e stava preparando il pranzo quando squillò il telefono.

Vide il numero e si preoccupò...

- Pronto?

- Ciao... tutto bene?

Cominciò a sentire le gambe tremare leggermente e si appoggiò allo sgabello.

- Abbastanza bene, tu?

Perplessa l'altra ci mise un attimo per rispondere – Sto impazzendo un po'

- Come mai? – chiese troppo in fretta, non voleva finire come l'ultima volta e sperava in una conversazione veloce.

- Sto organizzando una festa... è più faticoso di quel che credevo

- Una volta queste cose ti piacevano – scherzò per poi abbassare il telefono e non sentire la risposta, anche le braccia cominciavano a farle male.

- Devo andare, mi aspettano. - Mentì

- Non sei mai riuscita a dirmi bugie.

- È la verità

- Quindi chi ti sta aspettando?

Non riusciva a pensare, aspettò ma il silenzio si stava prolungando troppo e si sentiva l'altra ridere.

- Allora? – chiese ancora

- Lu-Luna – Era l'unica persona che in quel momento le veniva in mente.

- Chi è? – Chiese quasi infuriata

- Un amica

- Me la presenterai?

- NO! No...

- Non vuoi presentare un'amica alla tua sorellina?

- Perché dovrei? – si ritrovò a sussurrare

- Mi stai incuriosendo... è meglio di me?

Non rispose, ma la rabbia che cominciava a sentire riuscì a mantenerla lucida e pian piano stava riprendendo il controllo.

- Perché hai chiamato? Perché chiami ancora? Non credo che tuo padre ne sarebbe tanto contento.

Le parole le uscivano senza controllo e quasi le urlava senza riuscire a sfogarsi totalmente.

- Cosa cen...

- Tutto, è tutta colpa sua, NON HO BISOGNO DI VOI.

E chiuse sentendosi ancora insoddisfatta.

Il telefono continuò a squillare e lei non aveva il coraggio di continuare a chiudere le chiamate.

Fece velocemente il numero e aspettò...

- Pronto?

- Ho fame... esci con me? – chiese cercando di controllarsi

- Ciao anche a te, sto all'università, avevo intenzione di mangiare un panino più tardi.

- Ho bisogno... – non riuscì a finire la frase, non era capace di esporsi tanto anche in questi momenti - Luna... sto andando in centro, vieni non so vicino alle scale della torre... raggiungimi – chiuse.

Si cambiò e prima di uscire la chiamò ancora, per sicurezza, poi lasciò il telefono sul tavolo e si chiuse la porta alle spalle.

***

Luna

Arrivata vicino a una scalinata di pietra, si stese un gradino più in basso, di una ragazza che ascoltava la musica.

Emma aveva gli occhiali e non le si potevano vedere gli occhi, ma sicuramente si era accorta dell'altra.

Luna in un primo momento la guardò con aria di sfida, pronta a rispondere a qualsiasi provocazione, ma stranamente l'altra era taciturna.

Le prese una cuffia auricolare e se la infilò, poi tolse gli occhiali e mise anche quelli, appoggiò la testa sulla pancia dell'altra e quasi stesa come lei aspettò la fine della canzone.

Quando finalmente il brano finì ne arrivò un altro, Sempre più preoccupata la ragazza non sapeva se doveva chiedere qualcosa, ormai conosceva abbastanza l'altra per sapere che non amava domande e non avrebbe comunque risposto.

Rimase a osservarla, poi sentì la mano di lei avvicinarsi e accarezzarle i capelli.

Ormai da tempo aveva ammesso a se stessa di provare qualcosa verso l'altra, ma sapeva anche di non doversi illudere, era troppo complicato, troppo... Emma.

Finì il secondo brano e Luna cercò di distogliere lo sguardo dalle labbra della ragazza e provò – Non avevi fame?

Emma non rispose subito, si limitò ad aprire finalmente gli occhi e guardarla, sorrise appena e sospirò.

Il tempo sembrò rallentare per Luna, iniziò e finì una terza canzone, poi la ragazza si tolse anche il secondo auricolare e si alzò.

- Si ho fame, dove andiamo?

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaWhere stories live. Discover now