Capitolo VI - seconda parte

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Emma

Rispose, ma dopo aver visto il nome sullo schermo, non riuscì a dire niente.

- Ciao – disse la voce dall'altra parte.

Il respiro cominciava ad accelerare, si costrinse a calmarsi, si girò vide Luna ancora seduta in cucina che la guardava e si allontanò verso la porta finestra che dava sulla strada.

Con la schiena si appoggiò alla porta appena chiusa – ciao – fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Chiuse gli occhi e cominciò a contare mentalmente, cercando di tenere a bada il respiro, il cuore batteva sempre più, sentiva le gambe deboli, stava malissimo, ma non doveva farlo notare.

- Come stai? – silenzio... - Emma...

La voce era calda, quasi come una carezza, come potersi sbagliare – Sto bene... la mamma chiama sempre più spesso, sai forse perché? – si sforzò di dirlo con una voce allegra, ma cominciava a sentirsi debole.

- Forse – Rispose, ma non aggiunse altro. Perché aveva chiamato? Voleva saperlo ma non osò chiedere.

- Tutto bene a casa? – Provò ancora Emma, dopo qualche minuto di silenzio.

- Il solito mortorio, mi annoio. Tornerai?

- Sai che non posso – disse abbassando la voce, finalmente era riuscita a calmarsi un po'.

- Come stai? Odio quando non mi rispondi sinceramente.

- Sto bene davvero, dovresti preoccuparti di altro.

Si agrappò alla ringhiera per restare ferma, sentiva le braccia tremare, decise di entrare in casa, ma non osò avicinarsi alla cucina.

- Non dovresti trattarmi così... torna presto, ti prego – detto questo chiuse la chiamata.

Emma si lasciò cadere a terra, il respiro riprese ad accelerare, sempre più... la testa le cominciava a far male, il petto le stava per scoppiare, vide Luna allarmata avvicinarsi e alzò un braccio per tenerla a distanza.

Non riusciva a calmarsi, era sempre più agitata, non riuscì a resistere e portò il braccio alzato verso il petto, si stese sul pavimento e cercò di riprendere a contare, ma non le veniva in mente niente, solo la paura.

Tutto il mondo era sparito, riusciva a sentire solo la propria paura e il proprio corpo cominciare a cedere.

Si ritrovò la mano di Luna sulla propria e l'afferrò, la ragazza poi provò a prenderle l'altro braccio, ma Emma si sentì subito peggio e si allontanò finendo solo per cadere a qualche centimetro di distanza.

Chiuse gli occhi e li riaprì di scatto, cosa poteva succedere se non si calmava? Se il respiro non fosse tornato regolare? Il petto le sarebbe scoppiato?

Chiuse ancora gli occhi e sentì ancora la mano della ragazza, li riaprì e la vide stesa accanto che la gurdava.

Da quanto tempo era li? Quanto ancora sarebbe durato? Sembrava passata un'eternità e non riusciva ad avvertire nessun miglioramento, cominciarono a scenderle delle lacrime e girò la testa per non essere vista.

Sentì la mano della ragazza sulla sua guancia, riprese a tremare, ancora, ma non si mosse.

L'altra lo prese come un incoraggiamento e col pollice le asciugò qualche lacrima, inutilmente continuavano a scenderne altre.

Senza accorgersene Emma aveva ripreso, pian piano, a respirare con più calma, era ancora accelerato, ma molto meno di prima.

Era persa ancora nei suoi pensieri e nella sua ansia, ma il tocco leggero di quella ragazza, la stava riportando al presente.

Dopo qualche minuto, che sembrò prolungarsi all'infinito, si accorse di aver ripreso possesso del suo corpo, i tremori e il dolore erano finiti, ma l'avevano lasciata vuota e sfinita.

Si girò per guardare Luna, non sembrava nemmeno spaventata, si vergognò di se stessa e si girò dall'altra parte.

Sentì un braccio cingerla e il petto di lei aderirle alla schiena, si irrigidì spaventata, ma subito dopo chiuse gli occhi e riprese a piangere.

- Vattene, lo spettacolo è finito – si vergognava con tutta se stessa della sua debolezza, nessuno doveva saperlo, ma succedeva sempre in momenti poco opportuni, ora anche lei lo sapeva.

- Vuoi che me ne vada?

Ci mise un po' per rispondere – Si – era vero, anche se una parte di lei aveva bisogno di qualcuno accanto, un'altra, più grande aveva bisogo di rimanere sola nella propria vergogna.

- posso fare qualcosa prima di andar via? – La voce era calma ma piena di... cosa pietà? Che schifo, Emma si sentì ancora più esposta e disgustata.

- Per favore... VATTENE! – Riuscì ad alzarsi tremante e fronteggiarla.

Luna la guardò e si avviò verso la cucina, dopo aver preso le proprie cose tornò nella stanza principale, ma non la trovò.

Entrò nella camera della ragazza e la vide stesa sul suo letto, fu più forte di lei, le si avvicinò e l'abbracciò un'altra volta.

Nessuna delle due parlò, l'abbraccio si sciolse e mentre una se ne andava, l'altra cercò di addormentarsi.


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Non sono molto sicura di questo capitolo... come un altro in precedenza l'ho scritto e riscritto quasi interamente più volte...

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaWhere stories live. Discover now