Capitolo IX

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Luna

Era una giornata fredda e Stefano l'aveva innervosita per tutta la mattinata, il pranzo era stato pessimo, con i due che parlavano poco, dopo un litigio stupido e quasi insensato.

Da un po' ormai non facevano altro, litigavano, facevano pace o semplicemente si evitavano.

Insieme erano andati all'università, già verso le due del pomeriggio.

Appena entrato in una stanza, Stefano si diresse verso una ragazza, Luna la riconobbe e si fiondò su di lei abbracciandola.

Emma era di spalle e non aveva visto avvicinarsi nessuno dei due, tanto meno la ragazza.

Per un attimo Luna la strinse e si accorse di un odore che le allegiava intorno, lo stesso che aveva sentito in precedenza, quando era andata a trovarla a casa, quei profumi che appartengono solo a chi li indossa.

Aprì gli occhi e vide Stefano che le guardava, quindi confusa si staccò, come se il gesto appena fatto fosse un errore, Emma se ne accorse e sorrise all'evidenza.

Emma

Quanto poteva essere stupida una persona? Si era subito accorta dello sguardo del ragazzo, quanto rimpiangeva l'affetto dell'altra.

Emma era brava a leggere le persone, ma nessuno, come Stefano, nascondeva così male le proprie emozioni.

Sicuramente aveva provato a instaurare una relazione con Luna, cercando di avere qualcosa di più di una semplice amicizia, ma ora la guardava come se il loro convivere come fidanzati li avesse allontanati. Quanto potevano essere stupide due persone?

***

Mentre Stefano faceva quasi finta di studiare, Emma in silenzio lo odiav... no provava a concentrarsi.

Dopo quasi mezz'ora il ragazzo annunciò di andare a prendere un caffè, ma appena si allontanò fu Luna a tirare un sospiro di solievo, cosa che fece ridere di gusto l'altra.

- Se non lo sopporti perché te lo porti dietro?

- L'ha voluto lui... io volevo un po' di calma e gli ho detto che venivo a studiare... ma lui mi ha seguito

- Io, invece, che ho fatto di male per sopportarlo?

- Probabilmente hai sbagliato aula.

- Hai raggione – disse prendendo tutte le sue cose – cambio, alla prossima.

Sorridendo più del necessario se ne andò, ma non arrivò alla porta che la ragazza la raggiunse e insieme cercarono un altro posto dove star tranquille.

Luna

Trovarono un'aula stranamente vuota, era piccola e di quelle usate per le lezioni di disegno, quindi tavoli esagertamente grandi e alti, con sgabelli, per lo più rotti, ma che permettevano di muoversi più liberamente.

Continuarono a parlare ed Emma ne aprofittò per disegnare.

In genere odiava quando qualcuno la osservava, soprattutto se disegnava e anche se Luna da tempo l'aveva capito, continuava a farlo, ma più per curiosità che per metterla in difficoltà.

Le si avicinò di più, era seduta alla sua sinistra, con le gambe che quasi si sfioravano e incontrando il viso di lei, notando quanto la stesse infastidendo, si decise e riaprì i libri, senza però spostarsi.

Dopo un paio d'ore si stancò e li richiuse, per poi appoggiare la testa sul banco e chiudere gli occhi, sentiva e immaginava i gesti dell'altra, si accorse solo allora di quanto silenziosa fosse quell'aula, silenzio che durò poco.

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaWhere stories live. Discover now