Capitolo 45

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*Lajyla*
Delle voci attutite e delle risate attraverso le pareti mi solleticarono le orecchie, così mi costrinsi ad aprire gli occhi.
Ero nel letto di Logan, che però non era accanto a me, ma il suo profumo e le lenzuola stropicciate testimoniavano che c'era stato.
L'iniziale senso di stordimento venne lentamente spazzato via dalla consapevolezza che ero nella merda. Mia madre era tornata dalla Russia, mia madre che aveva smesso di prendere le pasticche, mia madre che voleva costringermi a salire su un aereo e tornare a Mosca, mia madre che non aveva più un briciolo di somiglianza con la donna che conoscevo prima. Forse avrei dovuto iniziare a sospettare qualcosa quando papà se n'era andato e lei era sempre in balia della rabbia.
Persa nei miei pensieri, sentii a malapena il rumore della porta che si apriva.
«Lajyla» sorrise Lib sedendosi dove prima era Logan. «Come ti senti?»
«Come se mi avessero investito» mormorai tirandomi a sedere. Lei strinse le labbra. «Due volte» aggiunsi alzandomi.
«Vedrai che si sistemerà tutto» disse cercando di sembrarne convita, mentre giocherellava con le lenzuola. «Credo però che dovresti chiamare tuo padre».
Iniziò a rifare il letto. Mollai il cuscino che stavo stropicciando. «Lib...»
«Lo so, Lajyla, ma lui tornerà fra non meno di cinque giorni, e quella pazza di tua madre è a piede libero qui intorno...» disse con sempre più enfasi finendo di rifare il letto dalla parte di Logan.
Io terminai di rifare la mia parte e mi guardai le unghie, cercando di trovare una soluzione. «Non so che fare... Insomma, non è poi così innocua come sembra, ma non posso denunciarla né altro, non avrebbero motivo per arrestarla o roba simile, e oltretutto... Dio, Lib; è mia madre!» esclamai portandomi le mani fra i capelli aggrovigliati. «Io... non so cosa provo» mormorai sentendo il groppo che avevo in gola ingrandirsi sempre di più, fino quasi a soffocarmi.
«Ti capisco» annuì lei poggiandomi una mano su una spalla. Non mi ero nemmeno accorta che aveva aggirato il letto e mi era venuta accanto. «In qualche modo risolveremo questo casino».
Mentre Lib cercava di darmi forza, le voci nel salone si zittirono. Tempo cinque secondi e la testa di Logan comparve sulla soglia. «Hey» disse con voce dolce e rassicurante, che mi fece venire voglia di piangere e gettarmi tra le sue braccia.
«Ti lascio al principe azzurro» alzò gli occhi al cielo Lib ed uscì, non prima di aver depositato una gomitata nelle costole di Logan.
«Piccola» sorrise dolcemente. Non riuscii più a trattenermi e scoppiai a piangere, gettandomi fra le sue braccia. «Anche io sono contento di vederti» ridacchiò, e sentii le sue labbra fra i miei capelli.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare contro il suo petto.
«Io non ti prometto che non le farò del male» disse Logan dopo un po'. Sentendo la sua voce tesa alzai lo sguardo. Aveva la mascella contratta e la rabbia gli faceva ardere gli splendidi occhi grigi, rendendoli cupi e minacciosi.
Sospirai e poggiai il mento sul suo petto. «Non so se ne sarei felice o meno. Non riesco a decifrare ciò che provo per lei. È pur sempre mia madre, ma agisce per colpa della sua malattia» dissi affranta. E forse la ragione per cui non sentivo alcun dolore era che ne provavo talmente tanto che non lo percepivo fisicamente. Magari in futuro mi sarebbe esploso dentro e mi avrebbe distrutta. E forse ne sarei stata felice, perché finalmente avrei smesso di sentirmi sbagliata.
Logan notando il mio sguardo amareggiato si rabbuiò. «Tutto okay?»
«No» sospirai e mi alzai sulle punte per depositargli un dolce bacio sulle labbra. «Ora va un po' meglio» mi sforzai per tirare fuori un sorriso.
«Non devi fingere con me» disse mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ed asciugandomi le ultime lacrime che mi solcavano le guance.
Mi alzai di nuovo sulle punte e gli depositai un altro bacio sulle labbra. Quando stavo per staccarmi, la sua mano si depositò dietro la mia nuca e mi trattenne contro la sua bocca. Senza indugiare dischiusi le labbra e mi abbandonai ai baci esperti di Logan.
Non so come mi ritrovai con la schiena contro il muro e una gamba attorno al suo fianco. Le mani di Logan scorrevano veloci e delicate lungo la mia schiena. Quando scese alle natiche e vi si soffermò strizzandole ridacchiai contro la sua bocca.
Non sapevo quando la nostra relazione avesse fatto quel salto stratosferico, ma non avevo mai desiderato così tanto stare con qualcuno.
La porta che si apriva nuovamente fece scoppiare la bolla di passione che si era creata.
«Oh... Ehm... La colazione è pronta» disse imbarazzata Marilyn sorridendo.
«Arriviamo» disse tranquillo Logan, con la voce calma. Io stavo ansimando ed ero sicuramente rossa di imbarazzo, mentre il mio corpo cercava di riprendersi dai brividi che mi sconquassavano. Era stato diecimila volte più intenso di quando eravamo ubriachi persi.
Sua madre sorrise un'ultima volta e richiuse la porta.
Logan mi lasciò un ultimo rapido bacio che non placò la mia voglia di lui nemmeno un po' e mi carezzò la schiena. «Non finisce qui» fece un sorrisetto e mi prese per mano, portandomi in cucina.
Sorrisi impaziente, pensando a noi due insieme.
***
Mi chiusi la porta di casa alle spalle e mi ci appoggiai. Le gambe ancora mi tremavano, ed avevo sicuramente un sorriso ebete stampato in faccia. Per tutta la colazione Logan mi aveva sfiorato le gambe sotto al tavolo, mi aveva carezzato la schiena e mi aveva baciato sulle mani o sul collo. Ogni volta raggiungevo un diverso livello di rossore, eravamo pur sempre davanti a sua madre e sua sorella, diamine!
Marilyn ci guardava con un sorriso complice, mentre Lib alternava alzate di occhi al cielo a sorrisi divertiti.
Alla fine ero riuscita a scappare per andare a farmi una doccia, nonostante Marilyn mi avesse proposto di farla in casa loro e Logan aveva rincarato la dose con qualche battuta sconcia che non aveva fatto altro che mettermi maggiormente in imbarazzo.
Per tutta la colazione non avevamo toccato l'argomento "mia madre", ed anche se sapevo che non avrei potuto evitarlo per sempre, non mi dispiaceva non pensarci per qualche ora.
Approfittando del fatto che non ci fosse mio padre utilizzai il bagno principale, che era davvero enorme. Saranno stati tre metri quadri di bagno.
Lanciai i vestiti in un angolo e feci scorrere l'acqua, tappando il buco della vasca. Mi avvolsi nell'accappatoio rosa shocking che avevo da innumerevoli anni ed andai in camera mia. Sistemai i vestiti che avrei dovuto mettermi dopo la doccia e tornai in bagno.
Mi spogliai e mi immersi lentamente nella vasca, gustandomi l'acqua calda che mi lambiva il collo. Aggiunsi un po' di sapone ai frutti di bosco e mi gustai il delicato odore che si liberava per la stanza.
Quel trattamento rilassante sciacquava via la tensione delle ultime dodici ore e mi rilassò a tal punto che ero ad un passo dall'addormentarmi.
Il rumore del campanello mi fece sussultare. Grugnii ed uscii dall'acqua, avvolgendomi di nuovo nell'accappatoio: chi poteva essere?
Guardai nello spioncino ma vidi solo un petto massiccio. C'era solo una persona così alta da non risultare completamente visibile.
«Logan!» esclamai incredula. «Che c'è?» gli sorrisi sulla soglia.
Notando il mio outfit le sue sopracciglia schizzarono verso l'alto e gli si disegnò sulle labbra un ghigno furbo.
«Sai» la sua voce era suadente. Fece scivolare le mani dietro la mia schiena. «Ero venuto per proporti di andare a Venice Beach e passare una giornata in spiaggia, ma sto riconsiderando i miei programmi» mi poggiò le labbra sul collo, appena sotto l'orecchio, e feci fatica a soffocare un gemito.
«Venice Beach» mormorai in balia delle sue labbra e delle sue braccia.
«Cosa?» chiese sempre con quel tono chiudendosi la porta alle spalle.
«Venice Beach è perfetta» riuscii ad articolare, cercando di spianare la nebbia nella mia testa.
«Mmmh» mormorò Logan sul mio collo. Dischiuse le labbra e mi morse lievemente.
Migliaia di farfalle si liberarono nel mio stomaco e sentii la testa girarmi.
In men che non si dica Logan mi prese per i fianchi e mi fece abbracciare la sua vita. Trotterellò su per le scale e mi depositò sul letto in camera mia. Ogni volta che le mie cosce nude toccavano le sue, una scarica di brividi mi scuoteva da cima a fondo.
Logan riprese a passarmi le labbra sul collo e con le mani mi carezzò le cosce, risalendo fino alle mutandine che mi ero infilata di fretta per aprire la porta.
Mi morsi il labbro ed inarcai la schiena quando i suoi pollici mi abbassarono i bordi delle mutandine e le sue labbra si posarono poco sopra il mio seno.
«Ti prego smettila» ansimò contro il mio petto.
«Di fare cosa?» chiesi dopo infiniti secondi con lo stesso tono.
«Di morderti quel dannato labbro» grugnì e mi baciò con avidità.
Un nano secondo prima che mi sfilasse gli slip, squillò il cellulare.
Restammo un paio di secondi a fissarlo confusi, poi io scoppiai a ridere e Logan contemporaneamente sbuffò frustrato e scivolò accanto a me.
Allungai una mano fino al comodino ed afferrai il cellulare.
«Pronto?» dissi soffocando un'altra risata di fronte all'espressione afflitta di Logan.
«Lajyla, tesoro! Ti ho svegliata?» chiese premuroso mio padre.
«Papà!» esclamai contenta di sentirlo. «Come va?»
«Tutto bene, tu?»
«Io...» lanciai un altro sguardo a Logan che mi carezzava lo stomaco sotto all'accappatoio. «Sto benone» gli sorrisi.
«Fammi indovinare: tu e Logan avete sistemato tutto» disse con aria di chi se lo aspettava da sempre.
«Già» risi passandogli una mano fra i folti capelli neri.
«Puoi passarmelo un secondo?» chiese.
Porsi il telefono a Logan. «Vuole parlare con te». Lui mi guardò con aria interrogativa e si portò il telefono all'orecchio. «Signor Vasilyev».
Sorrise e mi rivolse una rapida occhiata. «No, non si preoccupi».
Ogni secondo il suo sorriso si allargava di più. Aggrottai le sopracciglia. «Certo, stia tranquillo, ci vediamo venerdì» attaccò e mi passò il cellulare, che poggiai sul comodino.
«Che vi siete detti?» la curiosità mi stava divorando.
«Oh, niente di che» sorrise furbamente e mi poggiò le labbra sul collo, poggiando di nuovo la mano sul mio interno coscia.
«Cosa intendi con "niente di che"?» domandai cercando di tenere gli occhi aperti e di non fare versi strani.
«Oh, nulla, mi ha solo detto di andarci piano e di usare protezioni, anche se preferirebbe che tenessi le mani a posto, o sarà costretto a picchiarmi» sentii il suo sorriso divertito contro il mio collo.
«Mio Dio, Logan!» urlai sentendo tutto il sangue affluire al volto.
Lui rise fino alle lacrime e rotolò giù dal letto. Io scossi la testa incredula e imbarazzata.
«Forza» disse rialzandosi con il volto arrossato per le risate. Mi porse una mano. «Abbiamo un appuntamento a Venice Beach».

Ciao fiori di campo!🙊

Allora... A parte il fatto che ci ho messo un secolo e mezzo ad aggiornare... Arrivano le prime scene hot eheheh...
A parte gli scherzi, non sono brava in queste cose e ciò che scrivo è pressappoco quello che ho letto in altri libri, quindi non aspettatevi scene alla 50 Sfumature, anche perché mi sento vagamente a disagio lol.
Comunque, mi ero stufata di dedicare quasi tre quarti di capitolo a Logan, dunque questo è interamente Lajyla's POV, anche perché a lei ho dedicato davvero poco spazio, e gli eventi che accadono in questa parte della storia riguardano maggiormente lei...
Per quanto riguarda il prossimo capitolo voglio darvi tre anticipazioni: cena, spiaggia e baci, molti baci eheheh...
Vabbè, smetto di fare l'idiota...

Siete fantastici, scusatemi il ritardo ma ho preparato anche il Capitolo 1 di Friends, quindi andatevelo a leggere, forza!♥️

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E al prossimo capitolo!🔜

-A

Il tuo pericoloso sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora