Capitolo 14

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*Lajyla*
Mi passai freneticamente le mani sulla faccia, ero terribilmente stanca. E stufa di stare seduta.
Mi alzai ed iniziai a camminare avanti e indietro nella piccola sala d'attesa dell'ospedale. Con la coda dell'occhio controllavo ogni venticinque fottutissimi secondi l'orologio. Ed ogni volta, oh! Passavano solo venticinque merdosi secondi.
Mi lasciai sfuggire un urlo e mi afflosciai al suolo. Mi abbracciai le ginocchia e rimasi immobile per non so quanto tempo.
«Signorina» alzai la testa. Un uomo con dei corti capelli grigi ed un paio di occhialetti rotondi mi stava fissando. Aveva degli occhi grigio scuro che mi ricordavano qualcuno. Logan però li aveva più belli.
Ma come diavolo potevo pensare a lui in un momento del genere? Ah! Era proprio colpa sua se mi trovavo qui, mentre lui non si era nemmeno degnato di venire. Io c'ero stata quando lui aveva bisogno. Ero una stupida. Quelli come lui erano solo degli egoisti. Bastava che pensassero a loro stessi e poi il resto era secondario.
«Signorina» la voce del medico, questa volta lievemente irritata, squarciò la nebbia che avevo in testa.
«Si?» risposi debolmente.
«Può entrare».
Ripresi immediatamente le forze e scattai in piedi, seguendo il dottore.
Rimasi sgomenta. Derek aveva il naso completamente fratturato ed un braccio ingessato. Probabilmente Logan doveva averglielo rotto mentre lo buttava a terra.
Logan. Sentii una stretta al cuore. Perché aveva fatto una cosa del genere? Scacciai il suo viso perfetto dalla mia testa e mi concentrai sui battiti regolari di Derek.
«Posso... Posso rimanere?» chiesi timidamente al dottore.
«È il suo ragazzo?» mi chiese lui indicando Derek con la penna che teneva in mano.
«No, è un mio amico» risposi torcendomi le mani.
Mi squadrò pensieroso per un attimo, poi mi rispose: «Per me può rimanere, ma se qualcuno le chiede chi è risponda che è la sua ragazza, okay?»
«Okay» lo ringraziai e rimasi da sola con Derek.
Mi sedetti sulla sedia vicino al letto e giocherellai coi miei capelli. Di tanto in tanto Derek emetteva qualche sospiro, ma niente di più. Il dottore aveva detto che gli avrebbero dovuto ricostruire il naso. Ed io non potevo fare a meno di sentirmi in colpa, anche se non c'entravo nulla. Non riuscivo a non pensare che Logan avesse agito in quel modo per il nostro ballo e il nostro - inesistente - bacio. Pensiero sciocco, dato che nemmeno gli piacevo.
Una mezz'ora dopo un'infermiera mi notò ed entrò nella stanza.
«E lei chi è?» mi chiese con un sorriso diffidente.
«Sono la sua ragazza» risposi prontamente, sperando di essere credibile.
«Okay» rispose l'infermiera e se ne andò.
Tornai a sedermi sulla sedia, strinsi la mano di Derek e piombai nel sonno.

*Logan*
«Che cazzo ti è preso?» biascicò Jared.
«Non lo so» risposi agitato.
«Senti, ora stai calmo, respira» mi disse lui.
«Sono calmo, sono calmo» dissi chiudendo gli occhi e respirando piano.
Fissai intensamente Lajyla, pregandola mentalmente di guardarmi, ma lei continuava a fissare con sguardo scioccato il volto sanguinante di quel coglione.
Ma che cazzo mi era preso? Mi passai nervosamente una mano nei capelli. "Ti è preso che sei un coglione" e stavolta il mio subconscio aveva ragione.
Salì sull'ambulanza e se ne andò. Mi alzai a fatica e barcollai verso l'uscita.
«Dove cazzo vai?» mi urlò Jared.
«Da lei» uscii al freddo. Dovevo farlo prima di potermene pentire, l'alcol mi avrebbe aiutato. In quel momento non me ne fregava niente di tutti i miei problemi, o di quelli che avrei potuto causarle: volevo lei e solo lei. Stringerla fra le braccia e cullarla dolcemente finché non si fosse addormentata. Svegliarla ogni giorno con una cascata di baci. Cucinare per lei. Addirittura andarci a fare shopping.
Oh, cazzo, stavo proprio delirando, ma non me ne fregava niente. Mi sarei pentito più tardi delle mie azioni avventate e stupide.
«Fermo» mi disse severa Lib impedendomi di chiudere la portiera dell'auto.
«Lasciami andare!» le dissi disperato. Dovevo dire quello che provavo a Lajyla, non mi importava delle conseguenze.
«Sei ubriaco, Logan, non puoi guidare» mi disse lei più dolcemente.
Diedi un pugno di frustrazione al volante.
«Cazzo» sussurrai a occhi chiusi.
«Ti accompagno io» una voce delicata ma decisa.
«Lace?!» chiesi incredulo. «Che... Che diavolo ci fai qui?»
«Spostati, coglione» mi rispose con una smorfia lei. Scivolai dalla parte del passeggero ed allacciai la cintura. Lib mi fece un sorriso tirato. Avrei dovuto spiegarle i miei nuovi sentimenti per Lajyla, che volevo lasciarla entrare nella mia vita. Lo avevo capito vedendola ballare con Derek. Non sopportavo che qualcun altro le ronzasse attorno, era indirettamente mia. Anche se non lo sapeva.
«Perché sei venuta?» chiesi guardando curioso Lacy. Scosse la testa.
«Logan. Mi ha chiamata tua sorella, raccontandomi delle condizioni di Jared» disse il suo nome storcendo il naso. «E così eccomi qua. Lui sta bene, non ci sono problemi, li passiamo a prendere dopo» aspettai che continuasse ma non lo fece. Quindi presi l'iniziativa.
«Perché mi stai aiutando?»
«Perché ho visto come guardavi Lajyla e come lei guardava te» sorrise debolmente «Non ho mai visto due persone guardarsi con tanto desiderio».
La ascoltai rapito. "Guardarsi con desiderio". Io sicuramente guardavo Lajyla così. Ma lei?
Arrivammo in ospedale e schizzai fuori dalla macchina rischiando più volte di cadere. Irruppi nell'edificio con Lacy che mi seguiva tranquilla. Individuai la stanza di Derek, e Lajyla che parlava con un'infermiera. Stavo per far uscire il fiume di parole che per tutto il tragitto mi ero ripetuto, quando udii una conversazione che mi frantumò il cuore.
«E lei chi è?» chiese l'infermiera.
«Sono la sua ragazza» rispose Lajyla con un sorriso.
Le parole mi morirono in bocca. Fu come se mi avessero dato un pugno in pieno stomaco. Sentivo lo sguardo stupito di Lacy fisso sulle mie spalle.
Non volli ascoltare altro. Mi girai e corsi fuori dall'ospedale, Lacy mi corse dietro.
«Logan! Aspetta!»
Ormai non ragionavo più. L'alcol si mischiò all'adrenalina e presi a correre a perdifiato lungo le strade di Los Angeles, fino ai boschi, al mio bosco.
Avevo corso per cinque chilometri! Wow, mi sembravano dieci metri.
Mi afflosciai sulla panchina sotto la quercia e mi addormentai al freddo, ricacciando, com'ero abituato a fare, il dolore nella parte più buia della mia mente.

Il tuo pericoloso sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora