Imperfezioni perfette

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"Sam" mi metto a ridere riprendendola.

Mi strinse ancora di più a sé. Aveva il viso schiacciato sul mio petto.

"Dimmi" tira su il viso e mi sorride a 32 denti chiudendo gli occhi.

"Posso entrare? O vuoi stare così tutto il giorno?" le chiesi guardandola.

"Non sarebbe male come idea.." sussurra.

Poi riappoggia il viso sul mio petto e indietreggia tirandomi a sé. Non appena superiamo la porta, io la chiudo spingendola con il piede.

"Ash.." mi chiama andando verso il letto.

"Si.." le rispondo.

"Hai qualcosa da fare?" mi chiede coricandosi nel letto.

In realtà si, ma voglio stare con lei.

"No" rispondo velocemente senza pensarci.

"Allora spingi il letto di Marg, unendolo al mio, e vieni a dormire" si rannicchiò chiudendo gli occhi.

Feci ciò che mi aveva detto.

Quindi spingo il letto di Margarethe, la sua compagna di stanza e unisco i due letti.

Mi siedo sul letto. Tolgo la giacca e le scarpe e mi corico.

"Ma le tue compagne di stanza?" le chiedo.

"Sono tornate a casa essendo già all'undici di dicembre, loro hanno già fatto il primo esame sono state estratte per prime"

Si avvicina e io la abbracciò.

Mette la testa nell'incavo del mio collo e io la stringo a me.

***

[SAM]

Mi svegliai letteralmente spaesata.

Ero tra le braccia di Ash, eravamo avvinghiati come sardine nel letto.

Si era creato un attorcigliamento assurdo dei nostri corpi.

Cercai di muovere la gamba, e non sembrava difficile, ma ogni volta che provavo a tirarla su, cedeva.

Mi sentivo talmente stanca..

Alla fine ci rinunciai, e mi guardai attorno senza fare qualcosa che avesse potuto svegliare Ash.

Lo guardai era talmente... Bello.

Più che essere bellezza era, un mistero, lui era misterioso.

Il suo sguardo, i suoi lineamenti, la sua pelle cosí morbida, che trasmetteva calore, la sua voce alle volte roca, alle volte agitata come quella di un bambino felice ma alle volte anche spezzata.

Ispezionai ogni angolo della sua pelle. Ogni sua imperfezione, che era maledettamente perfetta.

Non riesco a capire perché ci siamo prima distrutti, e ora ci stiamo ricostruendo, pian piano, forse è il nostro destino.

Scossi la testa.

Destino.

Non avevo mai creduto a quella parola da quando lui stesso mi aveva insegnatoad essere l'artefice del mio futuro.

"Credi nel destino?" mi chiese guardando le luci della città da quella collina, cui quel piccolo paesino di San Diego sembrava tutto tranne che piccolo e insignificante.

Rapimenti di sguardiWhere stories live. Discover now