Capitolo 42 Emma

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Le ore trascorse sono state pesanti, geo-storia non mi piace. Non dovrebbero esistere le guerre per tante ragioni, e così non sarei nemmeno obbligata a studiarle. Suona la campanella dell'intervallo, l'ingresso di Marco in classe risolleva la mia giornata. 

Mi accenna un sorriso, si ferma però davanti al banco di Matilde. Non comprendo le sue intenzioni, aspetto di sentire cosa ha da dire.

"Allora avete fatto pace?" Chiede a lei, indicandomi. 

Lei presa alla sprovvista risponde: "Non abbiamo mica litigato."

Gli occhi verdi di Marco brillano come preziose gemme, noto un sorriso malizioso sul suo volto, mentre ribatte con fare scherzoso, "ok, allora diglielo, così la smette di piangere per te." 

Io e Matilde ci guardiamo confuse, e provo un certo imbarazzo. Matilde gira la sedia verso di me, per parlarmi. "Emma, guarda che non sono arrabbiata." 

Marco, piuttosto divertito, commenta: "Hai visto? È tutto a posto."

Si rivolge di nuovo a Matilde, "vorremmo chiederti, ti andrebbe di unirti a noi per il progetto scolastico? Sei una ragazza pratica e piena di idee e sarebbe fantastico avere la tua collaborazione. Possiamo fare un ottimo lavoro insieme. Che ne dici?"

Matilde è titubante e lui non aspetta nemmeno una risposta, "devo andare, parlatene con calma. Emma ti spiegherò tutto." 

Mi strizza l'occhio prima di uscire dall'aula, "noi ci vediamo più tardi."

 "Posso?" Le chiedo cauta, attendendo una reazione da parte sua e lei annuisce. 

Felice di questa apertura nella nostra comunicazione, l'aggiorno su quanto è stato fatto. Ci sono tante di attività che abbiamo ancora da assegnare, Matilde accetta di unirsi a noi. Marco ha davvero avuto un'ottima idea.

                                                                                          **************

Suona il campanello, è sicuramente Marco. Scendo di corsa giù per le scale, verso la porta. Urlo per farmi sentire da mamma, "apro io."

Sorrido appena lo vedo, lo prendo per mano e lo trascino in camera mia. Chiudo la porta e lo bacio. Lo faccio sedere sul mio letto, mi siedo sulle sue gambe e riprendiamo a baciarci.

Mi stacco per prendere fiato e raccontargli cosa è successo a scuola. "Matilde ha accettato, non so come ringraziarti."

Marco accarezza il mio viso, "hai trovato un bel modo per esprimere la tua gratitudine. Solo che non credo di riuscire più a studiare ora, mi spiace." 

Realizzo il senso della sua battuta, sono spiazzata dalla situazione, ma nemmeno io ho voglia di studiare e vorrei passare tutto il pomeriggio tra le sue braccia. "Non ci sono interrogazione domani e ho due ore buche."

Marco solleva Todd con una mano e chiede serio: "allora non è che chiedi a Mr. Panda di lasciarci soli?"

Scoppio a ridere, non è la prima volta che lo dice, sembra proprio infastidito dal mio peluche. "Mi spieghi che problemi hai con lui?"

Marco ha un fascino magnetico e quando scherza, con quel suo tono impostato e autorevole, io mi sciolgo. È un ragazzo così speciale, mi domando come possa voler stare con me, che sono un disastro. Penso che mi lascerà, appena se ne renderà conto. 

"Credo possa fare la spia," sorride mentre lo dice. 

 "Todd non farà la spia, ma se ti da fastidio, gli chiederò di lasciarci da soli."

Mi passa il mio panda e lo posiziono sul pavimento con il volto verso la porta chiusa prima di ritornare tra le sue braccia. "Contento ora?"

Mi stringe a sè, "sì."

Riprendiamo a baciarci, c'è sempre più passione tra noi. Sto così bene, non mi rendo conto del tempo che passa. Sentiamo aprire la porta della stanza, ci alziamo di scatto dal letto, incrocio lo sguardo severo di mio papà.

Qualcosa che non dimentichi.Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum