Capitolo 22 Marco

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Emma, Emma, ogni volta che ci incrociamo, il mio cuore inizia a battere più forte; mi sento come se non riuscissi più a ragionare... Magari mi sto illudendo, ma il modo in cui mi guardi mi fa sperare di essere ricambiato, penso che potrebbe nascere qualcosa di bello tra noi. 

Questo pensiero mi sta tormentando e finisce che mi ritrovo ancora qui, davanti alla tua classe, senza nessuna idea su cosa fare.

Faccio un profondo respiro ed entro, un gruppetto di ragazzi mi si avvicina. 

"Ehi, Marco, ti stavamo aspettando. Vuoi sapere cosa è successo?" mi chiede uno di loro, con tono serio.

"Cosa è successo?" chiedo.

Noto una certa agitazione, i ragazzi si spintonano tra loro per avere la parola, sembra una competizione per ottenere la mia attenzione. La situazione si fa misteriosa e io sono sempre più curioso.

"Emma ieri, quando sei uscito, si è messa a litigare con Matilde. Era come impazzita, urlava e ha rischiato di farci scoprire..."

"Ah." Poteva mettermi in guai seri, diamine. Forse non avrei dovuto rischiare così tanto per far colpo su di lei. Ho agito di impulso, la mia testa mi diceva che sarebbe stato uno sbaglio.

Mi volto verso di lei. "Davvero? Ti rendi conto di cosa poteva accadere? Sei veramente così svampita?"

Le sue guance si tingono di un leggero rossore e abbassa lo sguardo, come se cercasse di evitare il mio sguardo diretto."Marco scusami, non volevo."

La sua voce è morbida, dolce, e mi accorgo che, nonostante la situazione, non posso fare a meno di trovare quella tua espressione adorabile. Ma se pensa di prendere le distanze dall'accaduto così e di chiudere l'argomento, come se nulla fosse, si sbaglia.

"Senti, svampita, non mi basta." Le mie parole escono più aspre di quanto avessi intenzione. "Ti rendi conto di cosa abbiamo rischiato? No, tu sei proprio stordita."

Mi fissa con quei due bellissimi occhioni, in fondo credo sia dispiaciuta sul serio.

"Hai ragione, ti ho chiesto scusa." Si è presa lei tutta la colpa, Matilde non dice niente, come se fosse completamente innocente.

"Mi spieghi perché hai litigato con lei?" Chiedo, cercando di capire meglio la situazione.

"Ma niente, è stato solo un momento di nervosismo."

Emma scambia uno sguardo con Matilde, io fisso prima una poi l'altra, sembra che nessuna delle due abbia intenzione di aggiungere altro.

I ragazzi della classe stanno ascoltando i nostri discorsi e Emma sembra essere infastidita dalla loro intromissione.

Io però voglio avere delle spiegazioni. "Emma, non voglio metterti in imbarazzo, ma sento che c'è qualcosa che dobbiamo chiarire. Mi avete tirato in mezzo, voglio capire perché."

"Non è colpa tua. È stato un mio errore parlare della verifica, credimi, mi dispiace."

"Senti, facciamo così: adesso non c'è tempo, ci vediamo domani durante l'intervallo, ne parliamo in privato. Ok? "

La sua espressione sembra sorpresa, un sorriso imbarazzato sfiora le sue labbra. "Davvero, io non ho niente da dire."

Non so da dove sia venuta fuori questa idea, ma è perfetta. "Io sì, me lo devi un chiarimento."

Emma mi guarda sempre più confusa, "va bene, come vuoi."

Sono felice che abbia accettato. "Ok. Allora a domani."

L'intervallo è terminato e devo tornare in classe, ci guardiamo ancora una volta, poi esco dall'aula; finalmente ho un'occasione per avvicinarla.




Qualcosa che non dimentichi.Where stories live. Discover now