Capitolo 38 Marco

9 1 0
                                    

Guardo l'orologio, in uno stato di trance. Sono le 18:00, mi sono addormentato? Direi che il pranzo ormai è saltato, ma non riesco ancora a credere che dopo aver condiviso quel bacio incredibile con Emma, lei mi abbia liquidato così. Non riesco a darmi pace, devo chiarire con lei. Faccio una doccia, mi cambio e scendo in cucina.

"Come stai?" chiede preoccupata.

"Meglio, ma sto uscendo.""

E non mangi?"

"Magari più tardi...


"Mi fermo al parco che c'è nella via di fronte a casa sua e le mando un messaggio. 

"Ti devo parlare. Raggiungimi al parco di Via Roma."

Lo legge subito. "Quando?"

"Sono qui, adesso."

Lo legge, ci mette un po' a rispondere.

"Non posso."

Poi un nuovo messaggio: "Non voglio parlarti ora."

"Allora parlo io e tu mi ascolti."

"Magari non voglio ascoltarti? :)"

Ha risolto tutto con una faccina? "Sai che non sei divertente? Vengo a citofonare a casa tua, così magari tua madre mi ascolta."

Dopo alcuni minuti di riflessione, risponde, "tanto non è a casa."

"Scommetto invece di sì. Ti prego Emma, ho bisogno di parlarti."

"Hai vinto, arrivo. Ok?"

"Per favore, fai in fretta."



Il parco è deserto, un gruppo di ragazzini sta giocando a pallone, ma sono chiusi dentro al campetto da calcio; non sono un problema. Abbiamo la nostra privacy per parlare. Dopo un tempo che sembra infinito, arriva. Io, seduto sulla panchina, mi alzo e mi avvicino per baciarla sulla guancia, ma si scansa.

"Si può sapere che vuoi? Ci hai provato, è andata male. Succede."

"Voglio parlare. Sei ancora arrabbiata?"

Sospira, "no, però devi capire che non puoi fare sempre quello che vuoi, lo hai fatto di nuovo."

Rido, "non ti ho costretta a venire."

"Mi sembra di sì, invece."

Le prendo la mano, ci guardiamo a lungo, questa volta non mi allontana: "Non ti prendo in giro, mi sono innamorato di te, ti sto chiedendo di diventare la mia ragazza."

Scuote la testa, stacca le mani dalle mie, "Emma io ti piaccio, perché non mi credi?"

"Senti, sei arrivato in classe per farmi uno scherzo, tra l'altro odioso. Hai scoperto che ho una cotta per te e così dal nulla, ti sei innamorato?"

È bizzarra la sua ricostruzione dei fatti, sorrido: "dal nulla non direi."

"E la ragazza di cui tanto mi hai parlato? Appena una mostra interesse per te, vai subito a segno, non è vero?"

Rido, è difficile restare seri con lei: "Emma guarda che sei tu quella ragazza."

"Scusa, non ti credo."

Accarezzo il suo viso delicatamente, "se continuo a venire nella tua classe è solo per vederti. Sei sempre stata tu, come hai fatto a non capire?"

"Non lo so, magari potevi essere più chiaro."

Non è ancora convinta, vorrei poter cancellare ogni suo dubbio e non so come fare. "Lo sanno tutti che è così, i miei amici, la Evans, mio cugino Roberto e anche Matilde. Anche i muri, possono confermare. Puoi chiedere a loro."

"Che vuoi dire? Parlarne con me, no?"

Mi esaspera. "Ci ho provato in tanti modi e ancora non vuoi capire."

Punta su di me i suoi occhioni con diffidenza, l'emozione che proviamo mentre ci guardiamo sono reali.

"Mi dispiace, non lo avevo proprio capito."

Che dire, meglio tardi che mai. "Sei svampita, lo so e ti perdono. Posso baciarti ora?"Lei annuisce, "solo se la smetti di chiamarmi così."

"Va bene," mi sorride e si sporge verso di me e io annullo la distanza tra noi. Ci lasciamo trasportare dalla passione, il nostro è un bacio lungo e intenso. È incredibile quanto siamo affiatati.

"Wow," Emma sorride quando ci stacchiamo, è su di giri anche lei. 

E io faccio ancora fatica a credere che sia vero. "Stiamo insieme? Vorrei evitare altri fraintendimenti."

"Beh, se lo vuoi ancora, sì."

"Scherzi? Non desidero null'altro." La stringo a me, riprendiamo a baciarci.

Qualcosa che non dimentichi.Onde histórias criam vida. Descubra agora