17. It's just the beasts under your bed, in your closet, in your head.

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Capitolo 17:

«It's just the beasts under your bed, in your closet, in your head»


Eravamo fermi in mezzo alla pista, immobili come l'occhio di un ciclone.
Avevo tirato via il polso dalla presa di Ezra e mi ero voltata a guardarlo.

«Come osi parlare?! Proprio tu!» Dissi puntandogli l'indice al petto. «Non devi neanche guardarmi, chiaro? Va dalla tua fidanzata e lasciami in pace!» Sibilai.
Cercò di prendermi per il braccio ma io fui più veloce. Presi la mano di Reid e me lo trascinai dietro. Ne avevo abbastanza di lui e dei suoi modi prepotenti. Non aveva nessun diritto di decidere chi potesse o non potesse toccarmi. Avevo accettato di restare in quella casa solo perché avevo bisogno di risposte ma questo non giustificava le sue pretese su di me.

Stavamo per arrivare all'ingresso del locale quando la mano di Reid venne strappata via dalla mia. Mi voltai di scatto per vedere cosa fosse successo ma un braccio mi si ancorò alla vita spingendomi tra la folla. Cercai di urlare ma una mano piena di anelli mi chiuse la bocca, lo fece così forte che sentii il gusto del sangue.

I denti mi avevano tagliato le labbra.
Mi agitai cercando di fargli perdere l'equilibrio ma non ci fu verso. Quel dannato braccio era una sbarra d'acciaio.
Cercai di attirare l'attenzione della gente in pista, fu impossibile visto che erano tutti troppo concentrati a ballare da non notare quello che gli accadeva intorno. Mi agitai, dio quanto mi agitai, scalciando prepotentemente ma quel corpo così grande da avvolgere il mio in una morsa era inamovibile. Ero spacciata.
Entrammo in un corridoio che portava alla zona degli uffici, all'improvviso il braccio scomparve e persi l'equilibrio. Sarei caduta di faccia a terra se non fosse stata per quella maledetta mano che mi afferrò per la vita. 

«Che cazzo ti prende?» Urlai ma il fiato mi uscì dalle labbra con un grido strozzato, mi ritrovai improvvisamente con la schiena al muro, ingabbiata dalle braccia di Ezra. La musica del locale ci arrivava ovattata ma io non l'avrei sentita comunque, percepivo il battito del cuore e il mio respiro concitato. Gli occhi di Ezra erano impegnati ad osservare la mia bocca, lentamente la sua mano destra si staccò dal muro e mi sfiorò il labbro inferiore che stringevo tra i denti.

Non mi ero neanche accorta di farlo.

«Smettila di morderle» ordinò mentre lo sfiorava con il pollice.
«Non mi dai ordini» dissi. Avrei voluto sembrare più sicura ma la voce mi uscì come un sussurro. I suoi occhi smisero di osservare la mia bocca per fissare i miei.

Il pollice che stava accarezzando delicatamente il mio labbro, come fosse il petalo di una rosa, s'infilò nella mia bocca. Mi tirò a sé con un po' di forza e sussurrò ad un millimetro dal mio orecchio, il suo fiato caldo sulla pelle era una condanna.
«Oh Uccellino, amo quando mi sfidi, sai perché?»

Midnight CityWhere stories live. Discover now