Epilogo

6 1 40
                                    

18 anni dopo.
1490


Ginevra finì di pettinarsi i capelli neri e mossi con una spazzola che teneva sul tavolo della camera da letto, si guardò allo specchio, nonostante gli anni era ancora molto bella, Vittorio glielo diceva sempre

«Come fai a essere sempre bella?» chiese Vittorio entrando in camera, a Ginevra per poco non cadde il pettine dalle mani «Buon Dio che paura» disse mettendosi una mano sul petto, lui la abbracciò da dietro, lei si voltò per baciarlo appassionatamente

«Non hai paura che i ragazzi ci scoprano?» chiese
«Ma no dai, ci stiamo solo baciando» rispose Vittorio.


Nonostante gli anni era ancora molto bello per i suoi occhi per i suoi quarant’anni, ma per Ginevra sarebbe rimasto sempre la versione di quando aveva vent’anni.

Invece Ginevra non era cambiata molto, i suoi trentotto anni la facevano sembrare una splendida donna adulta
«Allora vado di sotto a controllare che vada tutto bene» disse Vittorio

«Non dimentichi qualcosa?» chiese Ginevra ironica, Vittorio si voltò e la abbracciò
«Sono così contento che tu sia qua» disse, Ginevra si strinse a lui
«Anch’io» disse lei, Vittorio le baciò la fronte
«A dopo» disse sorridendole, e uscì dalla stanza.


Ginevra scosse la testa con un sorriso, dopo aver rimesso a posto i cosmetici uscì dalla camera per vedere a che punto fossero gli altri familiari, mentre cercava Sandro, sentì delle voci provenienti dalla camera di suo figlio

«No, te l’ho detto, i latini lo traducevano così» disse Francesco
«Ma che dici! Lo hai letto bene?» chiese Guglielmo
«Mi sa che hai preso il libro sbagliato» notò Leonardo, Guglielmo alzò gli occhi al cielo rassegnato.

Ginevra si appoggiarlo stipite e non poté fare a meno di sorridere, anche se il tempo passava in fretta, suo fratello era sempre bello, per questo lui e Guglielmo si erano trovati moglie, erano così belli da far paura.
Suo figlio invece era identico a suo padre: aveva dei capelli neri e leggermente mossi, occhi azzurri come il cielo, ogni volta che sorrideva aveva due tenere fossette


«Madre, di’ qualcosa a zio Leonardo» disse Francesco fingendosi offeso «Via via su, lasciatelo stare» disse Ginevra mentre i due stavano al gioco
«E va bene, ce ne andiamo» disse Leonardo fingendo di esser stato offeso, lui e Guglielmo uscirono dalla stanza
«Stavo per ridere da quanto sembravi seria» sussurrò Leonardo all’orecchio della sorella, Ginevra ridacchiò, finché non rimase da sola con il figlio


«Non ti metti le scarpe?» chiese
«Tra poco, aspetto ancora un po’» rispose Francesco rigirandosi tra le mani il libro, Ginevra si sedette accanto a lui «Sei cresciuto in fretta, sembravi ieri un fanciullo» notò lei in tono dolce, Francesco sorrise
«E solo adesso ho diciotto anni, ma anche tu sei sempre molto bella madre» disse, Ginevra arrossì
«Grazie tesoro» disse, Francesco le sorrise
«Vedrai, sarà una serata tranquilla»
«Fratellone ti disturbo?» chiese una voce affacciata all’uscio

«Che vuoi bischero?» chiese Francesco prendendo in giro il fratello
«Mi presti le tue scarpe per la serata?» chiese il ragazzo
«Dannazione, è la terza volta, ma tu non ce la hai?» chiese Francesco
«Si, ma sono scomode» rispose il fratello «Mi raccomando Enrico, usale a modo» Disse Francesco
«Ma certo, ho diciassettenne anni, mica sono un grullo» rise il fratello
«Ora ti prendo e te le suono» disse Francesco e i due si abbracciarono ridendo
«E comunque sistemati questi capelli» aggiunse il maggiore, sistemò alcune ciocche scure del fratellino
«Mamma mia come sei noioso» sbuffò Enrico, e Francesco scoppiò a ridere.

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Where stories live. Discover now