Capitolo Dodicesimo

6 3 2
                                    

LA CONGIURA A PALAZZO VECCHIO


27 ottobre 1470

Francesco Carlini camminava serio per le strade di Firenze, lo sguardo fisso sulla strada rumorosa e i vari passanti. La schiena era dritta e composta, con indosso abiti di un blu scuro con ai piedi uja calzatura nera.
Al suo braccio era aggrappata Caterina che camminava con sicurezza, insieme a loro era presente il giovane Alessandro verso Palazzo Vecchio.

Seguendo il programma della giornata dovevano andare lì per delle questioni lavorative, e poi sarebbero andati al Bargello per sporgere denuncia su un caso che aveva colpito molte famiglie.

E Francesco si era procurato le prove per fare denuncia

«Quanto pensate che ci vorrà per spedire quelle documentazioni?» chiese Caterina mentre entravano negli uffici rivolgendosi a Alessandro
«Non molto» rispose lui
«A proposito signor Francesco, vostro fratello quando arriverà?» chiese «Michele dovrebbe arrivare più tardi, ci siamo visti stamattina per darci appuntamento all'uscita da Palazzo Vecchio» rispose Francesco.

Una volta usciti da un ufficio scesero alcune rampe e percorsero una sala che era vicina all'ingresso per uscire.

Per Francesco era ora di mettere un punto a quella storia.
Ma mentre stavano per prendere l'uscita che portava all'ingresso principale, furono fermati da alcune voci

«Signor Carlini, signor Palombi, signora D'Orefice» i tre si voltarono

«Prego?» chiese Francesco, si domandò chi fosse la persona misteriosa che lo aveva chiamato
«Scusate l'interruzione, dove vi state recando?» chiese un uomo dai capelli castani e la barba

«Oh sto andando a Palazzo del Bargello, ho un'importante denuncia da fare» rispose seriamente, non aveva intenzione di perdere tempo.

Poi riconobbe la persona che gli aveva fatto la domanda

«Io credo invece che voi vogliate corromperci per non fare parola di quello che sta succedendo, vero?» aggiunse Francesco incrociando le braccia
«Cosa? Oh no vi sbagliate» rispose la persona misteriosa scuotendo la testa.

Francesco inclinò la testa, mentre dietro di loro arrivò qualcun altro

«Se non mi sbaglio signor Carlini voi come ci avete riconosciuti?» chiese la seconda persona.

Francesco si staccò dalla moglie «Semplice, dovete arrivarci con la vostra testa, e so cosa avete fatto, avete rubato dei soldi alla mia famiglia, ho sofferto per ripagare tutto questo» rispose

«Ma i soldi valgono meno di tutto il male che procurate voi usurai, perché fate ciò?» I due misteriosi si guardarono
«Oh signor Carlini, Marco andiamo» disse la prima persona arrivata

«No Tullio, non me ne vado» rispose la persona di nome Tullio e fissò Francesco

«Vuole sapere il motivo? Vede, noi lavoriamo con un certo Arturo Ferretti, forse questo nome gli è ben familiare, ma noi lo facciamo per un motivo: per la società siete solo dei mattoncini, ella vi usa, vi sfrutta, vi fa guadagnare, lasciando chi ha piu bisogno di soldi indietro, come se fosse una corsa tenutasi tra un gruppo di giovani. Viene fatta una selezione di chi deve salire di classe o meno»

Tullio parlava in modo serio, e il suo sguardo era fisso su Francesco che teneva incrociate le braccia

«State dicendo che questa è una lotta di classe? Non siamo noi a scegliere in che classe sociale nascere» intervenne Caterina

«Oh, vedo che madame D'Orefice ha capito, intelligente per essere una donna» disse Marco ridendo.

Francesco li fulminò con lo sguardo

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Where stories live. Discover now