Capitolo Tredicesimo

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IL MISTERIOSO INVESTIGATORE


Quando Vittorio uscì dalla camera per andare in bagno, Tommaso era già tornato con Emilio.
Siccome Vittorio era affamato, e non aveva chiesto ai domestici di preparare la cena, decise di andare a rubare qualcosa in cucina, aveva una gran fame che si sarebbe mangiato un tavolo di legno!

La stanza dai mille profumi era così calda e accogliente, poggiò le mani sul bancone e si massaggio la fronte come per scacciare un brutto mal di testa.
Iniziò a fare dei respiri profondi e a far entrare e uscire l'aria nel suo corpo a fondo.

Poi vide qualcosa di profumato che attirò la sua attenzione: in un cestino era presente del pane caldo e morbido.

Il profumo era invitante, gli tornò in mente quella volta che lui e Guglielmo, quando erano piccoli, erano sgattaiolati in cucina per rubare del pane mentre tutti dormivano, e ne avevano portato ad Achille perché era bloccato a letto per via del sonno.

Vittorio allungò la mano e prese una fetta e assaporò quel pezzo morbido e saporito, era così delizioso.
Mentre addentava un altro pezzo, qualcuno era in piedi sulla soglia della cucina e lo fissava con aria persa

«Hai fame?» chiese il ragazzo notando la sua presenza, Ginevra annuì, Vittorio le porse una fetta di pane e lo assaporarono con un po’ di olio.

Non era male, anzi, era delizioso.
Si sedettero su due sgabelli di legno per mangiare tranquilli
«Una volta io e i miei cugini abbiamo provato a rubarne un po’» raccontò Ginevra dopo un lungo silenzio, Vittorio si mise a ridere
«Anche io, ma il pane con dell'olio è una delizia» aggiunse.

Ginevra si alzò per andare a prendere dell’acqua e Vittorio lo prese la mano per andare con lei, un calore immenso esplose nei loro corpi, facendo battere i loro cuori all’impazzata, un brivido risalì lungo la spina dorsale, percorrendo ogni singola vena del corpo

«Al pane ed olio» disse Ginevra alzando il calice in aria
«Pane e olio» ripeté Vittorio e brindarono mangiando felici.

Dopo aver bevuto acqua e vino salirono le scale per andare in camera.

Era così accogliente, le candele facevano luce alla stanza, le coperte azzurro antico e i cuscini candidi profumavano di pulito, sicuramente erano stati cambiati da poco, il marrone chiaro dell’armadio e degli altri mobili di legno erano illuminati dalle candele

«È…È tutto così complicato» disse Ginevra mettendosi le mani tra i capelli «Per ora abbia scoperto solo una parte di questa storia, e se ci fosse ben altro?» chiese Vittorio mentre si sedeva sul letto «Lo pensi davvero?» chiese lei appoggiando le mani sul tavolo
«Io credo di si» rispose lui e si alzò per avvicinarsi alla ragazza.

La schiena di Ginevra aderì al petto del ragazzo mentre la abbracciava da dietro, quel contatto, quel dannato contatto era come una scintilla nel cielo durante un temporale

«Carlo ha ragione: dobbiamo restare forti» disse Vittorio, Ginevra sospirò mentre gli accarezzava il dorso della mano, poi si voltò.

I loro visi non erano mai stati così vicini da chissà quanto tempo, Vittorio le accarezzò dolcemente il viso, contornando la pelle morbida e candida, avvicinò le mani della ragazza al suo viso e le baciò con delicatezza i palmi e le dita, poi si avvicinò sempre di più, fino a che le labbra dei due non combaciarono.

Quella dannata sensazione fece riaccendere qualcosa nei loro corpi, quella fiamma che si era spenta era tornata più ardente di prima, lasciando che la passione lì travolgesse.
Vittorio le sbottonò il vestito da dietro e da davanti mentre lasciava una scia di baci sul collo, e Ginevra fece la stessa cosa con il farsetto, si spogliarono lentamente, togliendosi i vestiti con calma, del resto c’era qualcuno che li aspettava?

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Where stories live. Discover now