Capitolo Quarto

9 4 0
                                    

LA PROMESSA

«Che cosa? Mi state prendendo in giro?» chiese Ginevra arrabbiata
«Non ho mai chiesto prestiti a nessuno, glielo assicuro» disse Carlo mettendosi una mano sul petto mentre restituiva il foglio

«Ascolti, è una situazione tragica: Arturo Ferretti ci ha cacciati da Firenze, ci sono degli usurai che hanno rubato dei soldi alle nostre famiglie e ad altre e…» disse Vittorio ma non proseguì perché Carlo lo interruppe

«Ferretti? Che cosa? Non ditemi che stato lui è a fare il bastardo?» chiese spalancando gli occhi
«Anche alle vostre famiglie hanno rubato dei soldi? Allora non riesco a crederci» aggiunse Carlo

«Insomma! Ci volete spiegare cosa sta succedendo!» urlò Ginevra arrabbiata, Carlo rimase in silenzio

«Ascoltate, io vi racconterò quello che ho visto e scoperto, però dovete promettermi che non lo direte a nessuno» dichiarò rimasto senza altra scelta

«Accettiamo» disse Vittorio guardando prima la moglie e poi lui, Carlo fece un respiro profondo

«Allora, ora tenete le orecchie aperte e ascoltate: questa storia a quanto mi state dicendo, è iniziata anni fa, mio fratello Emilio aveva sedici anni, e ha conosciuto Arturo, e lì è cambiato tutto, in realtà non era cambiato molto, il nostro piccolo e indifeso Emilio. Nonostante le umiliazioni da parte di nostra zia era buono, gentile e premuroso con tutti. Lei lo picchiava in particolare perché era il più piccolo di noi» fece un respiro profondo e dopo essersi sistemato una ciocca dietro l’orecchio proseguì

«Emilio era ingenuo però, il suo carattere timido e riservato lo ha reso un bersaglio facile per Arturo, soprattutto per Rodolfo, volevano aiutarlo ma non lo hanno fatto. Gli hanno promesso che lo avrebbero aiutato a scappare da quella realtà che non lo apparteneva, a parer mio sono sempre stati i peggiori esseri che io abbia mai conosciuto in tutta Firenze. Perfino Tiberio sembrava essere suo amico, ma invece era uno che sapeva mentire bene, io lo odiavo: aveva la briga di venire in casa nostra e ha fatto credere alla zia di poter sistemare meglio Emilio, che bastardo» mentre lo descriveva si mise le mani tra i capelli

«Ora lui dov’è? Se possiamo saperlo» chiese Vittorio
«Mio fratello?» chiese, lui annuì
«È dovuto scappare, vive in un paese chiamato Colle val d’Elsa. Io e mia sorella non siamo mai riusciti andare a trovarlo» rispose Carlo

«E perché è scappato?» chiese Ginevra
«Aveva litigato con Rodolfo, e lui voleva fargli del male» rispose Carlo, Vittorio e Ginevra rimasero in silenzio, lei si portò una mano alla bocca inorridita

«Quindi sta dicendo che Lucio ha fatto qualcosa di grave?» chiese Ginevra, Carlo alzò un sopracciglio
«Signora Carlini, lo sa vero che quello non è il suo nome?» Ginevra stava per arrabbiarsi
«Emilio è il suo vero nome, nessuno lo ha mai chiamato Lucio…se non Tiberio…» ammise mettendosi una mano sulla nuca.

Il silenzio calò di nuovo nella stanza

«E perché lo chiamava così?» chiese «Non ne ho la più pallida idea» rispose Carlo scuotendo la testa, e fece una pausa
«Ascoltate, non so cosa stiano combinando Arturo, Rodolfo e tutti gli altri, ma questa storia deve avere una fine» proseguì rompendo quel silenzio imbarazzante

«Esatto, siamo stanchi di non avere un briciolo di verità o di scoprire tutto all’improvviso» disse Vittorio approvando «Si, e che tutto ci venga nascosto» aggiunse Ginevra.

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Where stories live. Discover now