Capitolo Ventiduesimo

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Faccia A Faccia


[Premessa: sarà un capitolo molto intenso e tosto (e lungo) con scene un pochino forti, ma spero che ne varrà la pena]


I cavalli andavano veloci, non importava se era notte o facevano rumore, in quel momento era una corsa contro il tempo, fosse stato possibile fermarlo.

In quell'istante, tutto era precipitato, tutto stava andando veloce, come i cavalli che galoppavano per le strade di Firenze.

Ginevra e Vittorio scesero per primi appena arrivarono a casa


«Dobbiamo innanzitutto mettere al sicuro nostro figlio e i nostri fratelli» disse entrando con passo deciso dalla porta sul retro, dietro di loro Sandro e gli altri si stavano affrettando a entrare.

Quando i due entrarono nel salone dove si stava svolgendo la festa, sembrava che non fosse successo nulla, quindi gli usurai dovevano essere andati al piano di sopra

«Ilaria» disse Ginevra richiamandola, ella stava tenendo Francesco in braccio e parlava con i fratelli e i cugini

«Mi dica, che succede?» chiese, Ginevra si rivolse sia a lei che ai fratelli
«Restate qua, non andate al piano di sopra» ordinò lei
«Dillo anche a Guglielmo e Achille» aggiunse Vittorio

«Ginevra che sta succedendo?» chiese Maddalena venendo verso di loro

«Loro sono qua, sono venuti fin qui» disse seria, Leonardo impallidì
«Andrà tutto bene» e si allontanò insieme al marito
«Buon Dio, non possiamo perdere anche lei» disse Leonardo preoccupato e si mise le mani tra i capelli, Filippo lo rassicurò, Maddalena guardò i suoi fratelli

«Restate qua, torno subito» disse allontanandosi
«Ma dove vai?» chiese Michela preoccupata

«A fare qualcosa di cui non mi pentirò» rispose Maddalena, Filippo le andò dietro dopo aver baciato la fronte del cugino.

Niccolò, Carlo e Enrico Carlini avrebbero fatto la guardia al piano terra per controllare che non succedesse nulla, e che nessuno salisse le scale (nonostante avessero il cuore a mille), invece Tommaso, Enrico e Laura sarebbero rimasti al piano di sopra.

Ginevra salì le scale seguita da Filippo, e Maddalena si unì a loro

«Quindi è stato Clemente a uccidere Arturo?» chiese Filippo
«Si, ma lo ha ucciso per errore, credo che mirasse ad altro» rispose Ginevra «Secondo me voleva uccidere Alberto oppure qualcun altro»

«I miei fratelli sono al sicuro, ho chiesto a mio zio Teodosio di farli stare di sotto, dove c'è la festa» disse Vittorio raggiungendola e si unì a loro per cercare gli usurai.

Sandro era andato insieme ad Emilio a cercarli, Tommaso aveva mandato Laura, rassicurandola che sarebbe andato tutto bene, e l'aveva lasciata andare.

Invece Alessio era insieme ad Elena e Alberto, ed erano andati in un'altra direzione.

Ginevra annuì seria e il gruppo arrivò in cima, dove nella penombra la casa appariva in modo diverso

«C'è troppo silenzio» notò Filippo sottovoce
«Si, sono molto preoccupato» affermò Vittorio
«E se avessero rubato qualcosa?» chiese Maddalena
«Forse quello è il minimo» disse Vittorio scuotenro la testa.


Arrivarono dall'altra parte del palazzo di casa Solimberghi e sentirono dei rumori, Vittorio aprì la maniglia di una porta e si ritrovarono in una piccola stanza, ci era venuto qualche volta, eppure era tutto silenzioso.
Ma allora il rumore da dove proveniva?

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora