Capitolo Secondo

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LA MONTAGNA DI LIBRI


“ L’animo, ch’è creato ad amar presto,
ad ogne cosa è mobile che piace,
tosto che dal piacere in atto è desto.
Vostra apprensiva da esser verace
tragge intenzione, e dentro a voi la spiega,
sì che l’animo ad essa volger face;
e se, rivolto, inver’ di lei si piega,
quel piegare è amor,
quell’è natura che per piacer di novo in
voi si lega...”


«Cristo Santo avanti» disse Ginevra sbuffando e mettendosi a sedere, odiava essere interrotta mentre leggeva.

Era così concentrata a leggere quel dannato canto del Purgatorio che anche solo il minimo rumore le dava fastidio.
Tommaso entrò timidamente

«Chiedo scusa per il disturbo signora…» Ginevra lo scrutò
«Cosa c’è?» chiese con un sospiro cercando di rimanere calma, anche se solo avrebbe voluto tirargli qualcosa «Volevo solo sapere se cenerete questa sera» disse Tommaso rimanendo sulla soglia
«No, non ho tanta fame» disse alzando le spalle

«Oh, va bene, mi scusi ancora per il disturbo» disse chiudendo la porta.


Ginevra rimase a fissare il pavimento e a rigirarsi il libro con aria pensierosa, si guardò intorno: come al solito si era dimenticata di rimettere a posto i mille libri che leggeva ogni singolo giorno. Sbuffò e controvoglia si sistemò il vestito azzurro chiaro ormai sgualcito e si decise a rimettere a posto ogni singolo volume, aveva letto così tanto nei giorni precedenti che non si ricordava neanche cosa avesse letto. Passava da un libro all’altro, appena terminava un libro lo metteva in terra, e la mente andava a istinto per prendere un libro qualunque.
A Ginevra non importava cosa leggeva, lei lo faceva per scappare dai problemi della realtà.

Quando era piccola suo padre le aveva insegnato a leggere libri di qualunque tipo: dalla filosofia, alla scienza e alla letteratura «Attingi il tuo sapere dalla lettura, e imparerai tante cose» diceva sempre.


Mentre metteva a posto i libri poco per volta controllò quali autori avesse letto, ce n’erano davvero vari:
Dante, Boccaccio, Virgilio, Plutarco, Quintiliano, Cecco Angiolieri, Aristotele, Petrarca e molti altri.

Appena ebbe finito di sistemare l’ultimo libro, De vita Caesarum di Svetonio, decise di andare a rinfrescarsi con un po’ di acqua fresca.

Mentre si sistemò il colletto si guardò intorno: quella stanza sembrava essere molto fredda, se solo si fosse ricordata di accendere il camino.

Ginevra si inginocchiò davanti a esso, c’era solo cenere e polvere, il fuoco era completamente spento, ed era tutto nero e grigio, affondò le mani in essa e la pelle assaporò quella polvere sporca, fece un sospiro molto lungo e profondo prima di rimettersi in piedi.


Uscì dalla stanza e si diresse verso la cucina, non voleva chiedere aiuto né a Lavinia né a Tommaso: lei sicuramente aveva fatto addormentare Francesco per poi pulire la camera da letto di suo marito, e Tommaso era sempre indaffarato a fare qualcosa.

"Forse non dovevo leggere troppo" pensò mentre gironzolava per casa, si la lettura era importante, ma forse leggere troppo faceva male. Ripensò quando suo padre le spiegò una volta la storia di Paolo e Francesca «Si vede che loro hanno fatto come me: leggere troppo a volte fa male» si ripetè quella frase e giurò di aver sentito la risata di suo padre, si ricordava quel giorno come se fosse stato ieri.


Per fortuna la cucina era vuota, Tommaso doveva aver approfittato del brutto tempo per andare in scuderia. La cucina aveva mille profumi: dal pane caldo, alla frutta e verdura fresca.
Trovò una bottiglia di vino sul piano della cucina, la versò in un calice e lo bevve

«Non so dove Tommaso lo abbia preso, ma è buono» disse tra sé e sé dopo aver mandato giù un sorso.

Si sistemò i capelli dietro la schiena, poi trovò la caraffa d’acqua e se ne versò un po’, dopo aver rinfrescato la gola uscì non prima di aver afferrato un pezzo di pane.


Probabilmente sarebbe tornata in biblioteca a proseguire il viaggio di Dante e a dormire rannicchiata sul divano.


E fu proprio quello che fece.

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Where stories live. Discover now