𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 31

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𝙲𝚊𝚝𝚝𝚒𝚟𝚘 𝚜𝚊𝚗𝚐𝚞𝚎.

ɪʀɪɴᴀ

26 luglio 2012
Dutton E953,
USA
Ore: 11:13

Di fronte a quelle parole del libro, Edgar si era mostrato improvvisamente freddo e aveva velato il suo sguardo duro con ancora più freddezza quando gli avevo chiesto di poter tornare al più presto a New Orleans.

Ne ero consapevole che odiasse quella parte di me. La parte che viveva ancora per rincorrere la persona del mio passato, quella che aveva deciso il mio destino. La odiava tanto quanto faceva di tutto per sanarla dandomi ogni possibilità per venirne a capo.

Ero sua, non c'era modo che mi potesse perdere eppure avevo come la sensazione che il suo timore era proprio quello. Che le parole e le azioni sbagliate mi portassero lontano da lui. Non gli avrei mai fatto un torto simile. Lo amavo e avrei patito tutti i mali di quel mondo contorto per restargli accanto.

Sistemai la fede, equilibrando la pietra verde al centro e gettai uno sguardo alla mia sinistra. Edgar era seduto accanto a me nel Jet in volo, diretto a New Orleans, e leggeva una copia di un contratto che gli aveva spedito l'avvocato William quel mattino. Aveva approfittato della sua presenza in città per parlargli d'affari e gli aveva anticipato i documenti di un accordo nel quale aveva evidenziato quelle che secondo lui erano critiche che andavano discusse al tavolo.

Un falsario, un certo Michael Lundgren, in stretto contatto con un clan di New York aveva in mente di stringere accordi con i Fagarò. Il giovane – mio fratello – che occupava la poltrona di una gerarchia promettente lo intrigava ma come ogni altro malavitoso del suo calibro necessitava di qualcuno che garantisse per lui e sia io che Edgar eravamo stati portati in tavola per un incontro informale in mattinata e se le cose sarebbero andate per il verso giusto, come era solito fare, ci sarebbero stati anche dei festeggiamenti entro il fine serata o il giorno successivo.

Edgar aveva da subito preferito che fossi presente soltanto ai festeggiamenti. La fase iniziale della stretta di un accordo era sempre difficoltosa e non ci si poteva fidare. Sarebbe andato solo assieme a Ivan Jr e poi mi avrebbe accompagnata in chiesa subito dopo pranzo.

Avevo deciso di approfittare di quel tempo alla tenuta per parlare con Fannie. Del suo atteggiamento nei confronti di Tj che non era affatto migliorato.

La fronte di Edgar era aggrottata mentre leggeva una delle pagine del contratto. Mi ero concentrata sul suo volto per qualche istante prima di porre gli occhi sulla sua spalla sinistra.

Da quella volta che avevo tirato in ballo quel tatuaggio sul suo corpo mi era sembrato di aver forse toccato un tasto dolente. C'era qualcosa del suo passato a cui non mi voleva dare accesso eppure non mi sentii ferita.

Tutto stava nell'accoglierlo con prudenza, reggere il suo temperamento come lui faceva con me. Ci eravamo insegnati a vicenda come ottenere l'un l'altra. Lui era stato più bravo di me perché ammaestrava bene il mondo che lo circondava. Io un po' meno. Ero solita a muovermi nel caos.

«Vuoi chiedermi qualcosa?» domandò lui senza togliere gli occhi di lì.

«Vale qualcosa questo accordo?» gli chiesi l'ultima delle cose che veramente affollava la mia testa in quel momento.

Edgar alzò lo sguardo sulla mia faccia quasi a dirmi che sapeva che non gli avevo posto la domanda giusta ma sospirò pesantemente e tornò a scrutare i fogli. «Che valga o meno qualcosa non ha importanza.»

«Il rifiuto farà oscillare il terreno sicuro?»

Mio padre diceva spesso quelle parole.

«Esatto.» mormorò Edgar. «Hanno già tirato fuori la scacchiera con questo.» Indicò il contratto, «Un sì o un no, è pur sempre una pedina mossa e l'inizio dei giochi.»

Devotion 2 // Perfidia E Inganno //Where stories live. Discover now