𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 26

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𝙿𝚛𝚒𝚗𝚌𝚒𝚙𝚒𝚘

ɪʀɪɴᴀ

1 luglio 2012
Kyle Canyon, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 16:04

Quello stesso giorno in cui Edgar mi aveva dato il suo cuore, avevo deciso di porre da parte i miei tormenti e scoprire le carte.

Una decisione non facile.

L'avevo tenuto allo scuro troppo a lungo e forse il problema stava proprio lì. Più andavo avanti, più il timore si ingigantiva e più il presentimento di aver commesso uno sbaglio mi assillava. Non avevo mai provato così tante emozioni contrastanti. Il mondo, il mio mondo, che una volta vedevo immerso sempre più nel buio, attraverso un sipario che non veniva mai aperto, si era di colpo esteso. Quel sipario era stato alzato e una splendida opera creava arte davanti ai miei.

Tuttavia, l'arte aveva ancora i suoi impercettibili difetti.

Una parte di me temeva che Edgar, la figura di spicco di quell'opera, dopo aver assistito a ciò che avevo fatto a Vera, avrebbe ripensato a me come madre. Avrebbe messo in dubbio la mia folle mente per crescere il frutto del nostro...amore o ancora peggio per darlo al mondo.

Ciò che avrei visto nei suoi occhi mi scoraggiava...

Perlomeno, era stato così fino a quell'alba.

Mi amava.

Lui mi amava.

Mi amava nonostante tutto e lì i miei dubbi, si piegano sotto l'affabile tocco di quel sentimento.

Subito dopo il nostro ritorno dall'isola, Edgar mi aveva portata a vedere la proprietà dove gestiva gli affari legati al traffico d'armi e ai diamanti.

La villa era nelle prassi del Kyle Canyon, circondata da ettari di bosco e poi, più a sud dalle montagne rocciose. La natura era stata dominata dal fascino di quella casa, abbastanza grande da contenere stanze per gli uomini che lavoravano per lui e un'ala interamente dedicata a una palestra e un poligono.

Soltanto dopo averla vista, avevo capito perché Edgar mi avesse dato quel posto.

Non era come il casinò, dove ad ogni angolo qualcuno poteva entrarci malgrado la sicurezza. Quella costruzione era praticamente una fortezza immersa nella vegetazione e con tutti i suoi uomini lì, anche se avessero tentato, nessuno sarebbe mai arrivato a me.

Mi mostrò il suo studio, il posto in cui avremmo passato del tempo insieme. Mi fece sedere sulle sue gambe, sopra la poltrona imbottita davanti alla scrivania.

«Ti piace?» mi aveva chiesto, facendo scivolare una mano sul mio ventre.

Avevo guardato quella stanza quasi sognante, ignorando il suo gesto, e avevo annuito. «Mi piace, ma credo che dovrai procurarmi una scrivania tutta mia.»

«Puoi prenderti questa.» ghignò Edgar, «Io mi sederò altrove.»

Ridacchiai. «Come vuoi.»

Mi rivelò poi la cassaforte dietro uno dei mobili.

Era poco più grande di una cabina armadio dove diamanti, mattoni di soldi e armi erano esposti dietro a strati di vetro sottile, su scaffali reclinati appena appena in avanti per rendere l'esposizione più comoda o forse per una questione estetica.

Feci il giro per guardare bene con cosa avevo a che fare. «Quanti anni ti ci sono voluti per avere tutto questo?» gli chiesi curiosa, «So che tuo padre non fa parte di questo tuo giro.»

Lui si appoggiò allo stipite della porta, sfoggiando gli avambracci forti, e intrecciò le braccia al petto. «Circa sei anni.» rispose, «Ho cominciato subito dopo aver preso la maggior parte delle attività di famiglia nelle mie mani.»

Devotion 2 // Perfidia E Inganno //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora