𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 1

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𝙸𝚘 𝚕𝚊 𝚌𝚘𝚗𝚘𝚜𝚌𝚎𝚟𝚘.
ᴇᴅɢᴀʀ

30 marzo 2012
Marriott,
Canal Street, French Quarter,
New Orleans, Louisiana, USA
Ore: 5:24

«Non torni a Las Vegas?»

Elliot si sedette vicino a me, sullo sgabello imbottito e coperto con una finta pelle rossa, ormai consumata lungo la piegatura del bordo.

Finivamo in qualche modo sempre così noi due, seduti davanti a un bancone di un bar, due bicchieri con tre dita di bourbon sul fondo e un barman con la coda tra le gambe a scommettere sulla propria vita.

«No.» gli risposi seccato.

Non ci avevo nemmeno pensato a lasciare quella città del cazzo. New Orleans non era alla mano come Las Vegas, la mia città. Gli scellerati a camminare su quelle strade non ti guardavano nemmeno negli occhi. Una reputazione sanguinosa precedeva il mio passo in quei quartieri e la cacciata di quasi tutti i Fagarò dal suolo malavitoso mi aveva reso una mina vagante e lo stesso valeva per la diavoletta che camminava al mio fianco.

Mio fratello sorseggiò un po' di bourbon. Troppi pensieri gli affollavano quella testa, lo capivo dalla fronte corrugata e dal sorrisetto antipatico che voleva celare.

«Quindi ci sarai al funerale.» dedusse.

Non risposi.

Tanti tra quei pensieri che non mi svelava, li avevo già afferrati.

Lui più di chiunque vedeva la mia magnanimità ridotta a brandelli ed era il primo a temere che avrei dato spettacolo. Cosa che avevo quasi fatto in quel cazzo di ospedale.

Sogghignai, mandando giù un altro sorso di bourbon, e lo vidi stringere le dita attorno al suo bicchiere.

«Non gli farò niente.» mormorai, lasciandomi tirare l'espressione da una smorfia.

Paziente.

Dovevo essere paziente.

Una puttanata che non mi usciva mai bene.

Elliot inspirò profondamente tutta quell'aria grave che si era creato attorno e mi guardò. «Gli hai spaccato il naso.» mi fece notare.

Puntai gli occhi sulla mano sinistra. Sfiorai col pollice l'anello al mignolo e poi passai a far girare su sé stessa la fede.

E avrei fatto di peggio, pensai, se mia moglie non avesse scelto di sbarazzarsi di me.

Azzardo.

Lei giocava ad azzardo con me.

Pazienza.

Al diavolo!

«Non gli farò niente se terrà la bocca chiusa.» ribadii a denti stretti. «Vuoi aggiungere altro?» sibilai.

Lui se ne restò in silenzio.

Non avevo bisogno di compagnia in realtà. Non quella notte, la seconda che passavo in bianco nella suite dell'albergo.

Volevo restarmene solo.

Le parole di troppo mi avrebbero fatto perdere quella quiete che mi teneva spento, dormiente.

«Non molto, fratello.» continuò Elliot. «Solo...lascia da parte Nathair quando sarai lì.» a momenti mi supplicò, «Come hai detto, quello sposato sei tu e non io, ma Irina...anche lei è la mia famiglia è l'ultima cosa che voglio è vederla star male per colpa tua.»

Colpa mia.

Me ne rimasi in silenzio.

Al diavolo.

Sentii un prurito familiare sulle mani. Quella sensazione la provavo soltanto nei panni di Nathair. Quando uccidere non era una scelta ma una necessità, quando possedere non era possedere ma sottomettere.

Devotion 2 // Perfidia E Inganno //Where stories live. Discover now