𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 25

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𝚃𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚜𝚎𝚖𝚙𝚛𝚎.

ɪʀɪɴᴀ

30 giugno 2012
Isola di Cillian,
Oceano Pacifico, giurisdizione USA
Ore: 14:42

Il primo pranzo che portò i Berger e i Dutton a sedere allo stesso tavolo, si svolse inaspettatamente bene.

L'inglese assieme a sua figlia erano atterrati quel mattino sull'isola, portandosi dietro di sé pochi uomini, mostrandosi così fiduciosi nell'accoglienza di uno come Cillian Dutton. Kate, nella sala da pranzo dove un'ampia finestra ad arco riempieva di luce naturale l'ambiente, aveva fatto mettere in tavola tre portate, una più una buona dell'altra. Malgrado il mio appetito fosse diventano ingestibile in quelle ultime due settimane, avevo mangiato tutto senza fare storie.

Numerose battute erano uscite dalla bocca dell'inglese.

Cillian, non essendo sempre in vena di fare chiacchere superflue, aveva riso poco ed era stato diretto su ciò che si aspettava da quello e lui pareva sempre d'accordo.

La figlia, come sempre, era rimasta in silenzio, obbligata ad aprire la bocca di tanto in tanto per soddisfare la curiosità di Kate.

Per una volta avevo studiato meglio quella ragazza e il suo insolito atteggiamento remissivo verso la volontà del padre e di tutti coloro che le stavano attorno.

Era bella, avevo pensato da subito. Un corpo formoso fasciato in un abito rosato e leggero a scolatura chiusa. Aveva un visino che tradiva la sua riservatezza o meglio la sua incapacità di adattarsi socialmente. Possedeva tutta l'aria di una capace di sorridere dolcemente ma che di rado aveva l'istinto di farlo. I capelli naturalmente rossi...molto simili a quelli di Kate, le cadevano lisci sulle spalle e lo sguardo era nascosto da un paio di sottili occhiali da vista.

Mi chiesi se Elliot non l'avesse voluta soltanto per la sua bellezza.

In fondo si era presentato davanti a me con una foto di lei.

Che cosa mi era sfuggito?

«Conosco quasi tutti i vermi che fanno passare la roba da distribuire oltreoceano.» Berger si vantò per l'ennesima volta delle sue connessioni. Era un tipo che si avvaleva di un approccio più tradizionale per condurre affari. Usava i terzi per ogni spostamento delle sue merci. Edgar non era così. La sua mania di controllo lo spingeva ad avere tutto sotto la stessa piramide. «Avrete un lasciapassare speciale per i vostri commerci.» disse, poi fece cenno con la forchetta verso Edgar mentre masticava.

Edgar era seduto accanto a me con un braccio appoggiato sopra lo schienale della mia sedia.

Eravamo alla terza portata e dato che la nausea mi stava prendendo a pugni le viscere, una volta che avevo messo giù le posate, l'aveva fatto anche lui e rilassandosi, aveva steso il braccio facendomi, con leggere pressioni, un massaggio dietro al collo.

«Edgar, so che ti piacciono molto i diamanti e li scambi per le armi dei russi.» tirò fuori l'inglese.

«È così.» rispose Edgar pacato, «Ma lascerò una buona fetta di questa rete nelle mani di Elliot e di mia moglie

Berger annuì e si spostò subito a parlarne con Elliot, il suo futuro genero.

Sgomentata, voltai il capo per guardare Edgar. «Non mi avevi detto che avevi intenzione di lasciarmi gestire quel ramo dei tuoi affari.» gli dissi sottovoce.

Lui, continuando ad accarezzarmi, incalzò la sua smorfia. «Una fetta ho detto.» specificò poi si fece più vicino. «Mi piacerebbe averti più spesso nel mio ufficio.» disse a voce bassa, «Poi sei una donna che sa come sussurrare ciò che vuole ottenere. Sarai molto utile.»

Devotion 2 // Perfidia E Inganno //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora