𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 14

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𝙻𝚊 𝚂𝚎𝚛𝚙𝚎 𝙸𝚛𝚕𝚊𝚗𝚍𝚎𝚜𝚎: 𝙽𝚊𝚝𝚑𝚊𝚒𝚛.

ᴇᴅɢᴀʀ

25 agosto 1998
Valley Of Fire, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 00:53

Lloyd Halstead non era il solito avvoltoio che girava in cerchio attorno alla sua preda per accertarsi che questa fosse morta, prima di attaccare. Era un uomo piccolo, per dire, che lanciava il sasso e nascondeva la mano.

Aveva cercato a lungo la mia reazione alle sue continue istigazioni perché ero soltanto un ragazzino all'epoca.

La verità era che non mi era mai passato per la testa di fare qualcosa in merito.

Lloyd non aveva mai avuto le palle per guardarmi negli occhi e dire ciò che aveva da dire.

Era un tipo che sedeva sulla cima di una piramide senza aver mai fatto parte dell'ingranaggio per costruirla. Conoscevo già i tipi come lui. Quegli che guardavano tutto dall'alto senza aver mai camminato con la testa in basso.

Non mi importava niente di quello...almeno era così finché una sera mi aveva fatto capire che il mio silenzio forse non valeva la pena.

Che forse, il suo piccolo trono ambizioso, stava meglio sottoterra.

Sarei stato la colona portante dell'impero di mio padre dopotutto. Il magnate che stava tra le fondamenta della città del vizio sin dagli anni settanta. Ero il bersaglio di tutti ma il fegato a pestarmi i piedi ce l'avevano soltanto in pochi.

La sera in cui avevo preso la decisione di indagare su di lui, risale ad un mese prima della sua esecuzione.

Quel sabato sera, avevo lasciato la villa per fare un giro per le vie della città. Al mio quattordicesimo compleanno, mio padre mi aveva regalato una moto, una Yamaha R1 rossa. Un gioiellino che legalmente non potevo portare a spasso, peccato che gli sbirri non fermavano mai le targhe sul nome di mio padre e io potevo girare liberamente la città.

Da un paio di mesi da quelle parti, avevo preso l'abitudine di fermarmi in un vecchio casinò non lontano dal centro. Un posto storico che era diventato una topaia in cui si divertivano soltanto i perdenti e giocavo con loro un poker facile, per distrazione.

Quella sera, vicino al bar della sala dietro le mie spalle, un gruppetto fece molto bacano. Ignorai alla grande il chiasso.

«Ragazzo.» disse il vecchio croupier davanti al mio tavolo, il solito a cui mi sedevo. Quello mi conosceva bene, sapeva chi fossi. «Non vuoi sapere chi sono quelli?» mi domandò.

A malavoglia, alzai gli occhi dalle carte. «È rilevante?»

Il vecchio tirò fuori la quinta carta sul tavolo. «Lo è.» rispose, «Sono gli scagnozzi di Lloyd Halstead.» mi informò, «Il tipo a cui non stai molto simpatico.»

Era la terza volta che qualcuno mi accennava di quel tipo in una sola settimana. Preso dalla curiosità mi voltai ed ebbi un breve contatto, faccia a faccia, con uno di quei scagnozzi. Quello sghignazzò come se mi fosse amico e fece un brindisi, sollevando un boccale di birra a mezz'aria.

Ne rimasi impassibile e tornai a farmi gli affari miei «Da quando frequentano questo posto?» chiesi al vecchio, contando l'ammontare in fiches che avrei messo in tavola al prossimo round.

«Non da tanto.» mormorò lui, «A giudicare dalle tempistiche, direi che vengono qui da quando hanno saputo che ci sei anche tu.»

Annuii.

Quella ipotesi non l'avevo esclusa ma avevo continuato a giocare, fregandomene della presenza di quelli. Non ero da solo. Non lo ero mai. Attorno a me, in quella topaia sedevano anche le mie guardie del corpo. Mio padre non mi lasciava mai senza. Ero libero di andare dove volevo ma mai solo, mi metteva alle calcagna, come minimo, cinque uomini, tra cui Matt. Un armadio di individuo che aveva pescato dalle forze speciali cinque anni prima.

Devotion 2 // Perfidia E Inganno //Where stories live. Discover now