Lee

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Mi sentivo come un bambino piccolo quando riceve il suo primo gioco.
Cazzo se ero felice. Non potevo crederci lei era qua con me a casa e lo so che non dovevo fare salti di gioia perché lei era qui solo perché l'aveva detto il dottore, ma era inevitabile pensare a lei in casa mia che girava in pigiama o altro.
Quando andai in ospedale ero convinto di chiederle scusa per quello che le avevo fatto vedere, non era stato molto carino nei suoi confronti farmi vedere con una che aveva in bocca il mio membro. Però la parte meno razionale e soprattutto quella che prevaleva di più era convinta che fosse stata un'ottima idea.
Andammo subito verso le camere e la vidi guardarsi in giro con aria curiosa. Ci avvicinammo alla porta della sua stanza e lei mi sorrise. Le aprii la porta e lei rimase a bocca aperta, avevo fatto mettere un bel letto grande con testata in pelle grigia, tende bianche, insomma era molto monocromatica. La vidi sorridere, Sprigionava felicità da tutti i pori.
"Questa sarà la tua stanza, se non ti dovesse piacere dimmelo pure che provvederò a cambiarla a tuo gusto personale"
La osservai. Era estasiata da quel momento. Non so per quale motivo, ma pensai che non fosse di suo gradimento. Lei si girò verso di me e mi abbracciò con tutta la forza che aveva.
"Grazie" fu tutto ciò che riuscì a sentire perché ero estasiato dalla sua bellezza e dolcezza.
Era così serena in viso che sarei stato ore ad osservarla.
"Beh possiamo continuare il tour della casa, così se ti dovesse servire qualcosa come il bagno o la cucina sai già dove sono"
Fece cenno di sì con la testa. Ripresi il tour e lei ogni tanto chiudeva la bocca per poi riaprirla subito.
Non fui io a scegliere gli interni, perché mi aiutò mia madre. Però era bello vedere il suo stupore per una cosa che per me non era di grande importanza. Alla fine era solo un tetto che mi riparava niente di più. Non la consideravo molto come casa per molteplici situazioni e poi per il fatto che la usavo solo come appoggio per le mie serate con le ragazze. L'avrei sentita casa se un giorno mi fossi innamorato. Ma più guardavo lei e più lo rivalutavo il mio alloggio.
"Hai fame?"
Lei in quel momento diventò rossa perché sapeva di aver fame, ma si vergognava a chiederlo. Fece cenno di sì
Le preparai una fetta di carne alla piastra, con insalata condita e del pane.
"Lo so, non è molto, ma sono molto rigido riguardo all'alimentazione. Vado in palestra quasi ogni giorno, quindi è inevitabile per me mantenere un certo regime"
"No, no, non ti preoccupare è perfetta per me. Era da tanto che non ne mangiavo una. Ti ringrazio tantissimo"
"Mi dispiace doverti lasciare, ma devo andare al lavoro. Ti va bene restare qui a casa oppure vuoi venire con me?
"Oddio, cioè.. no.. volevo dire.. che è meglio se rimango qua, sai i paparazzi, i tuoi dipendenti, i miei genitori.. oddiooooo mi sono dimenticata di avvisarli e di dire loro di prendere con loro, per un po' di tempo Maya"
"Maya? Chi è?"
"Maya è la mia bulldog di 5 anni, le sono molto affezionata ora è con i miei genitori e a volte sta con la mia migliore amica Stefi. Mi manca tantissimo, non potrei vivere senza di lei. Mi da sempre ottimi consigli.. cioè no, nel senso che mi ascolta moltissimo"
Non so se ridere o piangere per quelle parole quindi scelsi le risate. Mi fece morire dal ridere ed era molto tenere nel modo in cui parlava della sua cagnolina.
"Se vuoi puoi portarla qui alla fine non mi disturba e poi ho un giardino di proprietà quindi volendo può stare lì quando noi non ci siamo"
"Davvero faresti questo per me?"
"Assolutamente sì, perché non dovrei? Dai quando vuoi portala qui. Ora scappo".
Le bevo un sorso d'acqua dal suo bicchiere, le do un bacio sulla fronte e sento il suo profumo dolce e vanigliato. La saluto e le dico buona giornata a stasera.
Ma che diamine mi stava accadendo? Le avevo detto "a stasera" io che odiavo quando molti amici dicevano così alle proprie compagne e alla fine l'avevo fatto io.
Corsi verso la macchina, accesi lo stereo e partii.
L'avevo lasciata in casa mia, chissà se l'avrei trovata al mio rientro oppure avrei trovato un biglietto con scritto che sarebbe ritornata a casa sua.
Squillò il telefono, era mio padre. Cazzo
"Pronto"
"Lee, non ho voglia di insultarti, arrabbiarmi o altro possiamo parlare?"
"Sto andando in ufficio, ci sentiamo quando la mia agenda sarà vuota"
"Lee, cazzo ascoltami"
"No, tu ascoltami. Lasciami perdere sto andando in ufficio, nel mio ufficio e non voglio vederti né sentirti"
"Cazzo, sei un fottuto pirla di figlio. Tua madre sta male"
Stava male anche lei? Come poteva la vita farmi un torto del genere, Greta era stata male per colpa mia, mia madre stava male, mio padre non mi considerava. Che cazzo voleva la vita da me? Continuare a farmi soffrire perché provava piacere? Perché dovevo provare tutto ciò. Cosa avevo fatto di male per meritarmi questo infame destino. Non avevo chiesto io di nascere, di essere adottato e di essere odiato così dalle persone. Volevo solo essere una persona migliore per me stesso e forse anche un po' per mio padre. Desideravo che lui mi amasse un po', almeno quanto i miei fratelli. Non chiedevo molto o forse si.
"Che cosa ha?" Fu tutto ciò che riuscì a chiedergli.
"Ha avuto dei capogiri per tutta la giornata, il dottore ci ha rassicurato che non è niente di grave. Deve solo stare un po' a riposo ed evitare di agitarsi. Da quando hai dato spettacolo in tv è stata male per giorni"
"Cazzo, ma c'è qualcosa che non sia colpa mia?"
"No, sei un coglione di figlio. Non riesci nemmeno a stare buono e a pensare che puoi fare male alle persone con le tue stronzate"
"Beh non mi serve la paternale da una merda. Perciò ti saluto e sto venendo a casa"
Chiusi la telefonata e pensai che effettivamente mamma era molto emotiva e sensibile nei miei confronti, forse dovevo risolvere i problemi in privato. Ma era troppo bello rovinare le giornate a mio padre.
Cazzo se era bello

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