Lee

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Sono qua in ospedale non so da quante ore, sono in piedi grazie ai vari caffè che mi sono preso. Cammino come un disperato avanti e indietro per la stanza per una ragazza che nemmeno conosco.
Sento uno strano suono al macchinario, mi giro di scatto e la vedo sveglia spaesata con gli occhi sgranati, ma non si muove. Corro vicino a lei e le prendo la mano. Arriva una ragazza, credo che sia la sua amica, Stefi se non erro. Le corre incontro e l'abbraccia forte, se non fosse che non usa la parola le urlerebbe mi stai strangolando. Arrivano i genitori mi guardano impauriti, i dottori vanno da loro e gli spiegano la situazione. Noto che la madre ha lo sguardo perso nel vuoto, suo padre non sa cosa dire balbetta, quanto vorrei un padre così. Esco da quel desiderio e li osservo.
Voglio tranquillizzarli, mi avvicino gli parlo dico a loro di andare al bar e prendersi qualcosa, assorbire la notizia e stare tranquilli. Torno da lei, voglio solo starle accanto. Con un gesto così spontaneo le accarezzo il viso, io che non ho mai sfiorato così una donna, lo faccio perché sento che è di vitale importanza. Mi azzardo di più con il pollice faccio un cerchio sulle sue labbra, Dio quanto sono belle e morbide. Tutto di lei è stupendo il suo viso, i suoi occhi, le sue mani, anche se si trova in questo letto di ospedale non riesco a smettere di osservala, sento qualcosa in me che mi preoccupa. Sento uno strano movimento e non riesco a capire di cosa si tratta.
Sento un Lee flebile, dolce e molto premuroso. Dio quanto sta bene il mio nome su quelle labbra, la osservo e nessuno mi ha mai chiamato così in modo sincero. Sono rimasto di stucco. Credo che lei se ne sia accorta e all'improvviso mi bacia il pollice. Quel gesto, quel fottuto gesto mi ha fatto divampare un fuoco incredibile.
La desidero. Cazzo, lo so è sbagliato. Sta in un ospedale ma, non ho mai desiderato una persona tanto quanto lei. Le altre mi cadevano ai miei piedi come niente appena dicevo il mio nome, lei non sapeva nemmeno chi fossi. Aveva provato anche a scusarsi e io feci finta di niente.
Mi arriva un messaggio da parte di Chelsee, anzi è una foto la guardo in anteprima e noto che è la foto della sua amica. Se prima adoravo questi messaggi ora mi fanno ribrezzo. Mi considerano come il loro giocattolino da letto. Faccio un gesto che non avrei mai immaginato di fare, la blocco ed elimino il numero di telefono.
Desidero parlare solo con lei.
In quel momento entra un'infermiera, mi informa che l'orario delle visite è terminato e che posso tornare l'indomani. Non voglio cazzo, voglio restare qua. Annuisco e osservo lei, con una scusa le chiedo il numero di telefono e dato che non può parlare le dico i vari numeri e lei con gli occhi mi conferma quali devo premere. Ottimo ho il suo numero, mi alzo e la bacio in fronte la guardo e le dico che se dovesse aver bisogno può chiamarmi a qualsiasi ora. Mi guarda esterrefatta. Hai ragione, non sono le mie parole. Ma sento che con te ho bisogno di dirtele, perché le sai custodire e conservare con cura.
Esco dalla porta e dalla finestra della stanza la osservo. Domani sono qui te lo prometto.

Sono tornato a casa stanco, triste e debole. Debole perché non posso fare nulla, non so cos'ha, non so se si riprenderà. Che cazzo vado a pensare certo che si riprenderà.
Nel mentre mi balena per la testa un'idea.
Chiamo il Dottor White.
"Pronto Lee?"
"Dottore mi scuso per l'orario ho bisogno di lei"
Per fortuna ho conoscenze anche negli ambiti ospedalieri, il dottor White aveva pubblicato un manuale per poter fare operazioni neurochirurghe con bisturi elettrici.
"Dimmi tutto figliolo"
" Vorrei che lei seguisse personalmente una ragazza, si chiama Greta Ryde"
"Ho capito di chi stai parlando, l'hai portata in ospedale con un grave problema. L'unica cosa che ti posso dire è che le stanno facendo esami mirati. È in buone mani con il dottor Callum"
"Dottore cosa pensa lei?"
"Lee lo sai che per rispetto della paziente e della privacy non posso fornire informazioni al di fuori dei suoi familiari"
"Me ne sbatto il cazzo, ho bisogno di sapere"
"Non posso se vorrai informazioni dovrai chiedere direttamente a loro e comunque ancora non si sa nulla. Devi solo aspettare"
"Arriverci"
"Lee, un'ultima cosa stalle vicino. Sento che sei affezionato"
Prendo il Pc portatile e inizio a scrivere vari sintomi. Mi paralizzo leggo sempre la stessa parola, SLA! Che cazzo dice, non può essere vero. Fanculo a Google, mette ansia e basta.
Vado a letto ma è tutto inutile il mio cervello continua a mettermi davanti quella parola. Riapro il Pc riscrivo la parola
SLA!
Etimologia del nome

Il termine "amiotrofica" deriva dalla parola greca amyotrophia: a- significa "no", con myo ci si riferisce a "muscolo", e trophia significa "nutrimento"; "amiotrofica" significa quindi "nessun nutrimento muscolare", descrivendo la caratteristica atrofia del tessuto muscolare in disuso del malato. "Laterale" identifica le aree nel midollo spinale di una persona dove si trovano le cellule nervose interessate. La degenerazione in quest'area porta a cicatrici o indurimenti ("sclerosi").  (ELEMENTO TROVATO SU WIKIPEDIA)

Continuo a leggere e trovo anche:

La SLA è una patologia rara, con un'incidenza di 2-3 casi ogni 100 000 individui all'anno.
Spero di sbagliarmi e che in realtà sia solo uno stato di stress.
Guardo l'orologio e sono le sei del mattino. Mi lavo in fretta e furia metto le prime cose che mi capitano sotto le mani e corro in ospedale.
Sono arrivato in ospedale, sono anche riuscito a scansare i paparazzi qualcuno deve aver fatto la spia. Nemmeno in un momento così delicato ti lasciano stare. Sanguisughe!
Sono arrivato al piano, ancora qualche minuto e posso entrare i dottori mi hanno chiesto di aspettare perché stanno facendo i vari giri di controllo.

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