Greta

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Per un momento ero convinta fosse un Lee diverso non quello descritto dai tabloid, Internet e riviste varie.
Ero stata così stupida, ingenua da poter credere che in realtà lui fosse diverso. Invece era molto peggio, mi sputò addosso tutte quelle cattiverie gratuite! Mentre era nudo, mentre parlava con me aveva una davanti a lui. Certo provai un po' di imbarazzo, io ero lì per parlargli perché mi aveva chiamata e lui invece era in estasi per una.
Lui non aveva nulla da perdere, niente di niente e lo sapeva io invece dovevo combattere per proteggere tutto quello che avevo e che sognavo in futuro o quanto meno se ne avessi avuto uno. Ormai tutto quello che facevo era solo per capire se ne fossi degna.
La rabbia mi ribolliva nelle vene, ero rossa, frastornata, confusa.
Presi il telefono dalla borsa composi due numeri uno era giusto e l'altro sbagliato. Lo sapevo benissimo, ma in quel momento era quello che mi diceva la testa. Chiamai prima Stefi e dopo Aron.
Stefi mi disse che sarebbe passata la sera, Aron mi chiese di vederci subito. Nella telefonata mi feci sentire con una voce triste e delusa e questo lui lo capì subito, ma non mi disse nulla. Non lo sapeva che io stavo così per un'altra persona, ma forse non voleva nemmeno saperlo. Ma io avevo bisogno di parlargli e dirgli che oltre ad essere sua amica non potevo. Non lo pensavo come con Lee, non avevo quel desiderio e trasporto. Per tutto il tempo del ricovero in ospedale c'era Lee non Aron. Fu questo il mio coraggio, incontrarlo per dirgli cosa stavo passando.
Ero arrivata al nostro appuntamento, lo vidi seduto su una panchina con due caffè e un mazzo di girasoli, i miei preferiti. Il mio cuore non fece nulla, lo vidi come un estraneo.
"Ciao bellezza"
"Ciao Aron, come stai?"
"Beh io come ieri, tu ovviamente non stai bene" lo capii subito. Dopo tutto questo tempo mi conosceva bene. Era giunto il momento di dirgli la verità, non volevo illuderlo.
"So che stai aspettando un qualcosa da parte mia, ci volevo provare davvero. Ma non riesco, non provo più quello che provavo per te o quanto meno quello che credevo prima che mi mettessi le corna. Forse tutto quello che hai fatto è stato un bene, se non fosse stato per questo non avrei aperto gli occhi e non avrei preso in mano la mia vita, mi stavo annullando e nascondendo per nulla"
"Ti prego, non puoi farmi questo. Lo so ho sbagliato, ma ti chiedo scusa ero solo un ragazzino"
"Anch'io ero una ragazzina, ma avevo un'altra testa evidentemente tu non mi pensavi come facevo io"
"Te le ha messe in testa quello stronzo tutte ste idiozie! Non è vero?"
"Scusami? Di chi stai parlando?"
"Di quello nel parco, ho visto un ragazzo alto che ci stava guardando da lontano. Osservava tutto quello che facevi"
"E tu come un ragazzino idiota non hai detto nulla?"
"Che ci posso fare se mi piaci ancora? Ti volevo e ti voglio tutta per me. Avrei giocato sporco"
"Certo. È normale, sei sempre il solito. Pensi che tutto ti sia dovuto. Vuoi sapere una cosa? Sono una malata di SLA, sono una cazzo di malata e avrò la vita attaccata a delle medicine, delle cure e non saprò mai se domani potrò camminare o addirittura parlare e tu pensi ai trofei"
"Che cazzo stai dicendo? Non dire stronzate"
"Non le ho mai dette, non ne ho motivo di dirle ora e non lo farò mai. Tu vuoi continuare con me? Saresti disposto a rinunciare a qualsiasi cosa pur di vedermi star bene? Sceglieresti mai me?"
Quel silenzio fu così assordante che pensai fosse durato un'eternità, rinsavii quando sentì degli uccellini giocare vicino al mio piede. Lui era lì ad osservarmi e non sapeva cosa dire.
"C'era d'aspettarselo da uno come te, non credevi nell'amore da giovane, ma ora non sai nemmeno cosa significhi in realtà.
Sai l'amore è questo, non è annullarsi per l'altra persona è cercare di stare insieme anche in mezzo alla tempesta, è l'aiutarsi nei momenti bui oltre che a quelli felici. È poter dire io sono qua con te con i piccoli gesti, come ricordati la tua medicina altrimenti fai come ieri, oppure guarda c'era l'ultimo biscotto l'ho lasciato per te. L'amore ti rende speciale agli occhi di chi ami, ti rende perfetto e bellissimo. Ti apre un mondo così immenso che ti fa credere che in realtà tu stia vivendo una vita parallela, ma quella più felice. L'amore è quel qualcosa che ti salva quando tu in realtà vorresti solo stare chiusa nella tua stanza a mangiare schifezze e pensare a cosa potresti fare.
L'amore è vita, l'amore è desiderare il bene degli altri e poi il tuo.
Con tutto ciò non ti sto dicendo che devi accettarmi così, perché non lo sto facendo io figuriamoci gli altri. Io ti sto solo dicendo che appena troverai la persona che ami veramente tu non capirai più nulla e cercherai di darle il meglio e accettare tutto.
"Greta, io non so cosa...."
Lo fermai all'istante. Il sapere che l'avevo messo ad una scelta così affrettata fece male, ma la cosa più brutta fu che lui mi stava facendo male per la seconda volta e io non lo potevo sopportare.
Qui sentii un leggero pizzico al cuore e non perché provavo qualcosa per lui, ma perché finalmente la mia testa e il mio cuore stavano ragionando all'unisono e cioè che lui non poteva e non doveva far parte della mia vita.
Mi alzai di scatto, mi tolsi quella piccola lacrima che era appena scappata e lo guardai dritto negli occhi. Feci un gesto che nemmeno io ero convinta di poterlo fare, lo abbracciai.
"Aron, ti ho amato quando ero giovane, ma ora ho bisogno di vivere diversamente almeno per quel poco che mi rimane. Ho una consapevolezza della vita diversa dalla tua, devo vivere ogni giorno e appieno perché potrebbe essere l'ultimo. Ti auguro il meglio e cerca di trovare una brava ragazza dalle il tuo cuore, fai in modo che lei lo possa custodire per sempre"
Ci stavamo abbracciando, lui piangeva e io pure. Lo stavo salutando, per sempre? Non lo so. Ma avevo bisogno di dirgli quelle parole. Forse lui provava qualcosa, ma non era così forte da poter starmi vicino come io desideravo e su questo Lee aveva ragione.
Per un momento pensai che lui voleva starmi accanto, ma era stato un secondo perché mi ritornarono in mente quelle immagini e quelle parole crude nei miei confronti.
Tornai a casa con il viso rivolto a terra, il morale sotto le scarpe e le lacrime che spingevano tra loro per poter uscire e farmi diventare gli occhi rossi. Sul pianerottolo però c'era lei, la mia migliore amica.
Perché quando guardavo chi amavo pensavo subito al fatto che da lì a breve non le avrei mai più riviste?
Il dolore prese di mire le gambe. La guardai e caddi a terra, lei corse subito verso di me con il cellulare in mano mentre chiamava i soccorsi. Stavo avendo un altro attacco. Il mio corpo stava urlando dal dolore, il mio cuore stava piangendo e la mia testa non voleva aiutarmi.
Fui portata in ospedale. Voleva vincere lei

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