Greta

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Questa volta sentii i dottori un po' preoccupati, perché mi dissero che questa volta fu un attacco più forte e ravvicinato.
Dovevo stare in ospedale sotto osservazione, non dovevo fare sforzi, non dovevo vivere di ansia e dovevo stare tranquilla. Mi ritrovai a sbuffare come una bambina davanti al dottore e lui rispose dicendo che mi avrebbe fatta uscire subito e che avrei avuto anche un lecca lecca. Scoppiai a ridere.
Vidi Stefi urlare verso di me con le braccia larghe.
"Piano, piano Stefi. Voglio uscire da qua, non restarci a vivere"
"Oh stupidina. Riesci a farmi sorridere anche in un momento così. Vado a prendere qualcosa al bar, tu aspettami qua. Già è vero non puoi scappare" la vidi scoppiare a ridere e io risi insieme a lei.
Accesi la tv e in quel istante vidi la notizia del giorno "Lee non stava rilasciando interviste, ma i giornalisti gli fecero domande un po' scomode una riuscì a sentirla bene era rivolta al suo stato, come mai fosse così ubriaco"
Lo vidi scappare a casa sua e con tutta la forza che aveva sbattere, in faccia al giornalista, il portone di casa sua.
Mi faceva male quella scena.
Io e il mio dannato senso di buonismo.
E non so chi fosse stato a dirgli che lo stavo guardando in tv, ma arrivò un suo messaggio. Ero così nervosa che tremai
"Spero che tu ti stia divertendo con il tuo amico. Io sono circondato da donne e bottiglie di whisky, sigarette"
Voleva farmi innervosire e ci stava riuscendo se non fosse che l'avevo appena visto al telegiornale dato che erano in diretta. Però volevo toglierli quel sorrisetto dalla sua faccia da stupido.
"Beh certo, se per donne intendi il tuo bel portone di casa con tanti giornalisti fuori allora ci credo"
Passarono minuti e finalmente rispose.
"Le mie amiche hanno le chiavi di casa"
Mi fece ridere perché voleva farmi ingelosire.
"Beh allora buon divertimento, io ho un appuntamento con il dottore. Sai esami, prelievi. Una cosa hot"
Spensi il telefono e cercai di riposare un po', non volevo sentire nessuno specialmente lui.
E proprio mentre mi stavo per addormentare sentii Stefi urlare
"Che ti prende"
"È qui, quell'ammasso di muscoli, bellezza e sogno è qui"
"Ma di chi stai parlando"
"Eddai, mo non fare la finta tonta sto parlando di Lee"
"Smettila di prendermi in giro non ho voglia di scherzare. Voglio solo dormire anzi se non ti dispiace ti saluto"
Pensai che stesse scherzando ogni tanto si divertiva a fare questi scherzi perché a lei piaceva vedere le mie facce.
Ma la sua faccia era seria.
In quel momento sbiancai e il macchinario iniziò a fischiare, stava ad indicare che il mio cuore era abbastanza agitato
"Non mi stai prendendo in giro" lei in tutta risposta fece cenno di no.
"Fai una cosa se dovesse apparire sulla soglia della porta digli che sto dormendo"
Feci finta di dormire e sentii Stefi salutarlo.
Lui le rispose subito in maniera dolce e gentile.
"Sta dormendo"
"O no, no Lee sta facendo finta fino a poco fa stavamo parlando di quanto fossi figo"
Spalancai gli occhi e la guardai immediatamente, se avessi avuto due laser al posto degli occhi a quest'ora era diventata cenere, un bel mucchio.
A denti stretti sibillai un bel "Me la paghi"
Lei rispose con un sorriso.
"Beh ragazzi io torno giù a bere"
Le conveniva perché altrimenti le avrei messo giù il muso per non so quanto tempo.
Girai lo sguardo verso di lui e notai il suo sguardo verso di me, era fisso, famelico e pieno di dolcezza. Prese una sedia e si mise accanto a me, iniziò ad accarezzarmi e mi chiese cosa fosse successo. Gli spiegai l'accaduto e lo vidi cambiare di espressione.
"Per quale motivo non c'è il tuo fidanzato"
Sbuffai con tutta la forza che avevo
"Sono in ospedale e tu devi trovare il modo di farmi innervosire"
"Se non vuoi innervosirti basta darmi solo una cazzo di risposta"
"Perché dovrei dartela, cosa ti interessa?"
"Mi interessa"
"No, non sono un tuo problema"
"Cazzo Greta, da quando sei stata male sei diventata un mio problema"
"Che stai dicendo? Ora sono un problema per te? Ma chi cazzo ti vuole, vattene dalle tue amiche e lasciami stare"
Scoppiai a piangere. Lo vidi mettersi una mano in viso e fece uno sbuffo. Lui cercò di parlarmi dolcemente ma io ero troppo nervosa.
"Scusami. Non volevo dire questo" cercò di dire altro, ma gli presi la mano e lo accarezzai.
"Scopa bene almeno?" Sapeva già la risposta e con quel ghigno in volto mi sorrise.
"Non c'è stato nulla o almeno non adesso"
Fece una smorfia stranito
"Che significa?"
"Lui è il mio ex Aron, era venuto qua per poter rimediare, ci stava riuscendo se non fosse che alla fine della nostra conversazione gli ho detto che avevo una malattia e l'ho fatto scappare"
"Cavoli che uomo che avevi accanto. Per una malattia si è volatilizzato via come un fulmine"
Lo osservai per quella schiettezza che mi sputò addosso. Aveva ragione, Aron appena sentii il nome della malattia si scansò. Lui no anzi la considerò come una cosa superflua.
Vidi avvicinarsi il dottore con una cartella in mano.
"Signorina Greta, non c'è motivo che io la trattenga ancora qua con me. Lei può andare a casa l'importante è che ci sia qualcuno con lei che le dà una mano e che non la lasci sola nel caso dovesse ricapitare un evento del genere"
Ero così felice che saltai dalla gioia. Abbracciai Lee e iniziai a preparare la valigia, andai in bagno a cambiarmi e saltai fuori con un sorriso a 42 denti.
Lee rise di gusto.
"Bene malaticcia da adesso in poi vivrai con me"
"C-c-cosa?"
"Non voglio un no come risposta, starai da me hai sentito il dottore"
Abbassai lo sguardo per via del rossore, ero felicissima potevo conoscere un po' di più Lee e sperare però che non portasse più le sue amiche.
Che cavoli mi passava per la testa. Lui non avrebbe mai rinunciato a loro, e io avrei passato tutte le notti a sentire i loro versi.
"Se proprio devo vivere a casa tua, voglio una stanza lontano dalla tua e desidero pagare l'affitto"
"Malaticcia, la stanza sarà vicino alla mia per sicurezza e poi non ti ho detto che dovrai pagarmi l'affitto. Così mi offendi"
"Beh allora dammi dei tappi per le orecchie!"
"Che ti hanno messo nella flebo? Stai parlando a vanvera"
"No, se dovrai portare a casa le tue amiche non ho voglia di sentire versi e urla"
Scoppiò a ridere così di gusto che anche in macchina ci ripensava e mi guardava. Che avevo detto di male?
Arrivammo a casa. Oddio che strano dire questa parola, non ero a casa mia. Ero a casa di Lee, ma il mio viso era felice e il mio cuore pieno di gioia.

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