Bastoni, Bastardi e Balsìk

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"No, aspetta. Perché andiamo di qua?".

L'espressione interrogativa di Theo era corredata di guance a chiazze rosa e di labbra screpolate dal freddo. Si era accorto che stavano tornando al passo di Costoi e non quello per Berg.

"Scendiamo a Andarèz" dichiarò Meli. Lo aveva deciso quella mattina. La tosse di Theo stava peggiorando, e non potevano affrontare altre notti ghiacciate con l'angoscia di essere aggrediti nel sonno nel bel mezzo del nulla.

Theo sollevò le sopracciglia. "Ma avevi detto...".

"So cosa avevo detto. E ho detto anche che saresti stato al sicuro con me, giusto?".

Theo assentì timidamente. Poi fu scosso da un colpo di tosse.

"Appunto. Tenerti al sicuro implica che non puoi morire di polmonite. Dobbiamo trovare un posto dove poter stare al chiuso, al caldo e con pasti regolari e decenti".

Dove potessero trovare un posto del genere, Meli non lo sapeva. Ma Dag forse sì. E poi Andaréz era una città grande: c'era una maggiore possibilità di poter entrare inosservati mescolandosi al continuo viavai di viaggiatori e mercanti. Una volta laggiù, avrebbe pensato a qualcosa.

Ci sarebbero voluti tre giorni per scendere a valle evitando i paesini lungo il percorso. In poche ore raggiunsero il fiume che portava al lago di Soc, riempirono le borracce e pranzarono seduti lungo la riva con quel poco che era rimasto dall'ultimo bottino di caccia. Il bosco era sereno attorno a loro, e piacevolmente vuoto: niente viandanti né mostri, solo gli uccelli con i loro melodiosi richiami e il rassicurante fluire dell'acqua. Perfino le anguane si erano finalmente levate dalle scatole, ritiratesi nel loro letargo invernale.

Esaurito il pranzo frugale, Meli slegò dallo zaino un fagotto di stoffa marrone.

"Questo" disse Meli porgendo l'oggetto a Theo "è per te".

Il ragazzino afferrò il fagotto e lo svolse con sospetto. Quando il panno cadde a terra, rivelando il bastone intagliato, lo fissò per qualche secondo. Poi scoppiò in un pianto dirotto.

Meli, ragionevolmente nel panico, balbettò qualche confusa spiegazione; Theo cercava di rispondere tra le lacrime, ma i singhiozzi inghiottivano le parole e non si capiva un accidenti.

"Grazie" riuscì infine a dire il bambino. "È bellissimo".

A disagio ma rincuorata di non aver fatto un errore madornale, Meli lo lasciò sfogare finché ne ebbe bisogno. Non era abituato a ricevere regali, dedusse la donna; ma dopo il primo impatto turbolento il bastone si rivelò un successone. Era troppo lungo per Theo per tirare di scherma, ma perfetto per combattere all'orientale come Meli aveva imparato da bambina. Gli insegnò le quattro figure base dello stile e il bambino assorbì ogni informazione come una spugna felice.

Per tutto il giorno Theo usò il bastone per camminare, cercare funghi, scostare foglie e esercitarsi sulle nuove mosse che aveva imparato. La sua risata cristallina si univa ai cinguettii dei pettirossi che svolazzavano tra i rami sfuggendo ai fallimentari agguati di Polpetta. Quell'entusiasmo instillò in Meli un'ondata di energia positiva. Avrebbero potuto farcela. Sarebbero arrivati a Andarèz. Avrebbero trovato qualcuno disposto ad aiutarli a risolvere quell'enorme disastro — concernente l'apertura illegale di antichi cancelli, l'accusa infondata di terrorismo interno e una ragazzina inquietante con la brutta abitudine di cambiare aspetto.

Carica di quella prospettiva positiva, Meli accelerò il passo.

***

La notte li colse prima di aver raggiunto la meta — una vecchia grotta sotto il Lutei, nascosta dal sentiero — e si ritrovarono a camminare nella luce soffusa di una timida mezzaluna. Il crepuscolo era passato da quasi un'ora, e il freddo intirizziva le dita dei piedi.

Cercasi AmmazzamostriWhere stories live. Discover now