Chi Guarda la Luna Casca nel Fosso

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Il giorno seguente Meli stava mescolando fiori di calendula e biancospino su un vassoio quando un tramestio alla porta sul retro le fece rizzare le orecchie. Era ancora quel dannato coniglio mannaro che si mangiava il cavolo nero dall'orto?

La botanica afferrò il bastone, attraversò il laboratorio a grandi passi e spalancò la porta.

Non era il coniglio mannaro: era Theo. Ripulito e vestito elegante, con tanto di colletto e polsini di pizzo, sembrava un ragazzino di qualche anno più grande - nonostante il livido giallastro sopra l'occhio, le labbra blu dal freddo e l'espressione colpevole in faccia.

Meli abbassò il bastone. "Che diavolo ci fai qui?". A causa della sorpresa, il tono le uscì un po' più aggressivo di quel che aveva anticipato.

Theo alzò le mani in segno di difesa. "Niente! Non ho fatto niente! Solo... pensavo...".

Con un sopracciglio inarcato, Meli guardò il ragazzino litigare con le parole finché non si ammutolì; poi sospirò, si fece da parte e disse: "Entra".

Theo filò dentro l'uscio veloce come un gatto. Si guardò attorno con occhi spalancati, assorbendo ogni dettaglio del laboratorio. Doveva essere uno spettacolo niente male, pensò Meli; dopotutto, non molti avevano l'onore di vedere cosa si nascondeva lì dentro.

Rimesso il bastone al suo posto contro il muro, Meli incrociò le braccia al petto e si appoggiò con l'anca ad uno dei due banconi da lavoro.

"Come stai?".

"Bene" rispose d'istinto il bambino. Il suo sguardo vagava inquieto sui vasi di terracotta traboccanti di specie erbacee, sui tomi rilegati sulle scansie, sulle file infinite di barattoli vuoti o pieni di misteri essiccati.

Non gliela raccontava giusta. Allo stesso tempo, non voleva spaventarlo facendogli troppe domande. Lo osservò in silenzio mentre si avventurava per il laboratorio con la stessa cautela con cui avrebbe potuto affrontare un dungeon pieno di creature pronte a balzargli addosso.

Infine, il bambino si soffermò davanti ad un cesto pieno di fiori secchi. "Cosa sono questi?" domandò.

"Fiori di biancospino" rispose Meli.

"E a cosa servono?".

Sorpresa, Meli spiegò: "Insieme a valeriana e camomilla ci si fa un calmante bello potente, che riduce gli stati ansiosi e concilia il sonno". Evitò di dire che lo stava preparando per sé, in quanto gli incubi erano peggiorati dopo la missione nel dungeon.

Theo continuò la sua ispezione. Indicò un grosso barattolo pieno di liquido color rosso vivo. "E questo?".

"Olio di iperico". Vedendo che il ragazzino non scollava gli occhi dal liquido, continuò: "Si usa sulla pelle; per punture, irritazioni, ferite". In realtà molti lo usavano anche per curare lo stato depressivo, con risultati più o meno buoni in base alla gravità dei sintomi. Theo la ascoltava con occhi grandi e attenti, quindi Meli proseguì: "I fiori si raccolgono da fine maggio fino al solstizio d'estate. Sono facili da riconoscere perché perdono un liquido rosso quando li si stropiccia con le dita".

"Usi la... magia per farlo?".

Meli sorrise. "No, niente magia. Non ho l'inclinazione naturale, e non l'ho studiata a scuola".

Theo annuì sovrappensiero. "E questo?". Indicò la talea che stava mettendo radici dentro la teca illuminata.

Lo spirito di Meli si innalzò, e la botanica non poté evitare di sollevare il mento con orgoglio. "Quella è una Rosa Eterna. La coltivano i frati dell'Ordine del Roseto giù ad Aroi. Si usa per realizzare molte pozioni rare, tra cui - forse lo conosci - il decotto della felicità perpetua".

Cercasi AmmazzamostriWhere stories live. Discover now