Alla Prossima

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Aroi era un paesino come ce n'erano mille altri sulle pendici delle montagne della Catena Bianca: una manciata di casette di legno e pietra aggrumate attorno alla chiesa e all'unica tavola calda; una fontana al centro della piazza rotonda e orde di bambini malconci che giocavano a lancialazo.

Meli e Logan arrivarono nel pomeriggio, e la prima cosa che fecero - un'abitudine troppo forte per entrambi - fu controllare la bacheca di paese: in quel periodo, i volantini di Cercasi Ammazzamostri erano quasi pari al numero di Cercasi Bambino Scomparso. Logan staccò un paio di volantini e se li infilò sotto il mantello. Meli osservò le faccette dei ragazzetti tratteggiate a carboncino e sospirò.

La bacheca era proprio di fronte alla tavola calda; Meli entrò e salutò la proprietaria, la signora Bruna, una splendida semidriade di sessant'anni che ne dimostrava almeno venti di meno. Dalla Bruna, come tutte le osterie gestite da semidriadi, aleggiava un perenne profumo di resina e abete rosso. Ed era pieno di gente, ovviamente: le driadi offrivano solo il vino migliore e avevano un istinto naturale per l'ospitalità. E, trovandosi ad un crocevia di passaggio per i foresti che arrivavano da oriente risalendo le valli da Porto Venia, Dalla Bruna era un posto niente male dove fare affari.

Meli ordinò tre pinte di sidro e scelse il solito tavolo, il più vicino alla finestra. Si sedette ad aspettare il suo cliente con un certo nervosismo. Logan, al suo fianco, stava scandagliando gli avventori del locale.

Quel giorno di foresti ce n'erano eccome. Al bancone, un pastore con calzoni di lana e bretelle stava agitando per aria un volantino, discutendo con un bardo e una maga vestita di rosso. Alla loro sinistra, un manipolo di guardie cittadine - lì, probabilmente, per il Parassita - sbevazzava vino facendo un gran baccano, i visi sempre più paonazzi sopra le giubbe gialle d'ordinanza. Vicino alla porta delle cucine due ragazzine semidriadi, scure di pelle e dai lunghissimi capelli color foresta, ridacchiavano e si tiravano gomitate indicando gli avventori.

La cameriera portò loro il sidro. Meli la ringraziò; la giovane ricambiò con gran sorriso di denti neri, tipico delle sua specie. Aveva lunghi capelli verde abete, e la pelle dello stesso colore delle castagne mature. Una mezza driade. La Bruna non si faceva tanti problemi a slevare bambine, pensò Meli. Dopotutto, facevano bene al suo business: le driadi lavoravano sodo e avevano l'istinto imprenditoriale nel sangue.

La porta dell'osteria si aprì, e Meli si mise sull'attenti. Il suo cliente era arrivato.

***

Meli non era una ragazzina. Non lo era da parecchi anni, anche. Ma quando Si-woo fece il suo ingresso e guardò nella sua direzione, la botanica sentì le gambe molli e un improvviso senso di eccitazione annodarle la pancia. Alzando gli occhi al cielo, cercò di mantenere un'apparenza di compostezza.

"Datti un contegno" commentò Logan asciutto, ma Meli registrò il malcelato divertimento nella sua voce.

"La fai facile tu, che ti sei scolato una pozione Antifascino" gli bisbigliò di rimando.

"Si chiama essere preparati".

Meli si morsicò l'interno della guancia. Riteneva di avere abbastanza forza d'animo da non aver bisogno di un intruglio magico per quella specifica trattativa. Sperò di aver ragione.

Si-woo la notò e si avvicinò al tavolo. Guardandolo Meli sentì la precedente sicurezza incrinarsi e spezzarsi: le mancò il fiato e il cuore le rimbombò nelle orecchie. Gli occhi del suo cliente erano neri, arcuati a mandorla, e lisci capelli azzurri tagliati corti gli incorniciavano un viso che pareva scolpito nella porcellana dagli angeli stessi. Era vestito con un mezzo mantello color cenere tenuto chiuso sulla spalla da una spilla con un cristallo di un'acquamarina grosso come una noce. Sotto il mantello Meli intravide un impeccabile completo color cielo con ricami in fili d'argento e pizzi di un bianco accecante. Il suo aspetto, la sua andatura, la sua espressione: tutto in lui trasudava lusso e ricercatezza.

Cercasi AmmazzamostriWhere stories live. Discover now