Deus Ex Machina

Începe de la început
                                    

Meli ricambiò lo sguardo assassino, ma sotto i suoi occhi la ragazzina si rimpicciolì e diventò un paffuto coniglietto bianco che sparì saltellando dietro i massi in fondo al dungeon. Meli pensò di inseguirla, ma aveva fatto la sua scelta: salvare Theo. Aggirò il campo di battaglia, dove Logan stava schivando zanne e code uncinate in un caos di ruggiti e sibilare di frecce, e posò il ragazzino a terra vicino alle scale scolpite nella parete. Gli mormorò poche parole di conforto mentre gli strappava la manica della camicia e la usava per tamponare la ferita zampillante. Una volta fermata l'emorragia gli accarezzò i capelli, pregò che non morisse, e si preparò a ributtarsi nella mischia.

Reika attaccava dell'alto, scagliando frecce che c'entravano l'obiettivo con precisione chirurgica; Logan, due spade sguainate, si difendeva saltando da una roccia all'altra, colpendo sul brutto muso i nekorai con fendenti sempre più aggressivi.

Meli evitò di striscio la frustata dalla coda di una fiera e recuperò il suo bastone. La ragazzina con i capelli bianchi - coniglietto, o farfalla, o sticazzi - non si vedeva da nessuna parte. Chi diavolo era quella tizia? Come poteva essere così giovane e così magicamente competente? Aveva aperto un cancello da sola, per Iddio, quando per richiuderli - quando? quarant'anni prima? - erano servite intere squadre dei migliori spezzaincantesimi della Repubblica.

Meli si affiancò a Logan, impegnato a conficcare la spada d'argento nel collo di un enorme felino. Un fiotto di sangue sprizzò come una fontana. Tre dardi in successione si infilarono precisi dentro l'orecchio della bestia, facendola crollare a terra, morta.

Logan lanciò uno sguardo sospettoso alla guerriera sulla rupe. "Chi diavolo è la tiratrice?".

"Reika" rispose Meli. "Sta dalla nostra parte... credo".

"Il bambino?".

"Vivo. Per ora".

"La mutaforma?".

"Sparita. Un coniglietto".

"Recupera il ragazzino. Dobbiamo andarcene da qui prima che escano altre oscenità da quel cazzo di-".

Una risata malvagia coprì la fine della frase. A Meli si ghiacciò il sangue nelle vene. Non era una risata qualunque, quella: veniva fuori dai suoi incubi di bambina e l'avrebbe riconosciuta ovunque. E infatti, in un turbinio di piume nere e schiamazzi molesti, uno stormo di strigi planò fuori dal cancello.

***

Una strige mirò dritta verso la guerriera shati, che mollò a terra la balestra e estrasse una grossa arma a due mani. La testa della strige rotolò giù dalla rupe fino ai piedi di Meli.

Il nekorai ancora in piedi, distratto per un attimo da tutto quel volteggiare di uccelli, tornò all'attacco. Logan scartò di lato per evitare una zampata che gli avrebbe divelto gli arti dal corpo; Meli rimpianse il suo aconito abbandonato nello zaino al di là del lago sotterraneo.

Le strigi ridevano e li schernivano volteggiando in tondo. Meli le fissò paralizzata. Sentiva il panico risalirle il petto. Aprì la bocca per inghiottire più aria; il cuore le martellava nelle orecchie.

"Mel! Il ragazzino!".

Giusto. Meli si riscosse e corse verso le scale. Lieta di trovare Theo ancora vivo, lo prese tra le braccia e cominciò a risalire i gradini. Non ebbe nemmeno il tempo di vedere se Logan fosse dietro di lei, che due strigi le furono addosso.

Meli, sbilanciata dal peso di Theo, quasi scivolò giù dalle scale. Schivò a malapena un colpo di becco e si voltò di spalle per proteggere il ragazzino ferito, tenendolo stretto tra sé e il muro di roccia. Urlò di dolore quando due zampe artigliate le affondarono nelle scapole.

Cercasi AmmazzamostriUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum