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"Ho buone notizie dall'ospedale" Ammise Ethan rientrando nella sala degli interrogatori.

"Ah si?" Nev lo guardò male, non aveva ancora detto nulla se non che voleva parlare solo in presenza del suo avvocato.

"Già, ora mi parla in assenza del suo avvocato?" Chiese curioso Ethan.

"Non sono stato io, dovrebbe rilasciarmi e chiedere umilmente scusa" Mormorò il ragazzo.

"Smettila" Agnes indietreggiò.

"Vattene cazzo!" La spinse di nuovo "Vattene!" lo rifece "Vattene dalla mia vita" la spinse ancora e la fece cadere dalla ringhiera di vetro che si frantumò in un secondo.

Nev spinse Agnes ripetutamente, lo fece con molta forza, troppa forza, così quando si scontrò con la ringhiera di vetro, che era sottilissima e contro le norme di sicurezza, essa si distrusse non appena ci si mantenette per non cadere. A quel punto rimase in bilico per un secondo, poi perse l'equilibrio e cadde velocemente verso il basso, durante l'impatto si girò e colpì la torre di coppe di champagne fatte in cristallo, con il viso e il grembo.

"Si calmi" Ethan lo guardò negli occhi e lui spostò lo sguardo, aveva la parola colpevole tatuata sulla fronte.

"Ci vorrà un po' prima che il mio avvocato arrivi, potremmo accordarci per un giorno dopo le feste" Precisò Nev.

"Qui non andiamo ai suoi comodi e poi io ho tutto il tempo" Chiarì Ethan.

"Mi sembra ovvio, con il suo brutto carattere chi è che vorrebbe passare del tempo con lei" Sbuffò e guardo la telecamera.

"Non scherzi troppo" Sorrise.

"Quali erano le buone notizie?" Domandò Nev tornando al discorso iniziale.

"Sua sorella è viva e vegeta, spero le faccia piacere, d'altronde se è innocente come dice..." Fece spallucce ed uscì nuovamente dalla stanza.

Ethan aspettò tutta la notte, ma l'avvocato arrivò soltanto il pomeriggio seguente, Agnes era stata porta d'urgenza in ospedale dove le avevano tolto tutte le schegge di cristallo dal viso, parte di esso sarebbe rimasto compromesso, però sarebbe stata bella ugualmente. I medici la tennero sotto controllo per tutto il tempo, i suoi genitori avevano pagato un'extra per delle maggiori attenzioni, volevano sapere chi fosse stato a farle una cosa del genere e per questo doveva superare la prima notte.

"Buongiorno" Esclamò Ethan tornando nella stanza assieme all'avvocato del ragazzo.

"Lei è sempre così simpatico? Il caffè che mi hanno portato i vostri colleghi faceva schifo, perché non fa l'amico e me ne va a prendere uno decente da Starbucks?" Domandò curioso Nev.

"Il massimo che posso fare è portarle quello che hanno fatto con la caffettiera" Precisò.

"Spero sia meglio di questo schifo" Mormorò per poi parlare con il suo avvocato, quando però Ethan torno, i due avevano già finito.

"La chiacchierata è stata breve" Disse posando il caffè sul tavolo.

"Dall'odore questo è sicuramente peggio" Nev scosse il capo.

"Devi solo dirmi cos'hai visto" Ethan incrociò le braccia.

"Non ho visto niente, non ero lì, ero con mio padre" Ammise Nev.

"Io però l'ho trovata sulla scena del crimine" Gli ricordò.

"No, si sbaglia" Deglutì.

"Lo sa che i miei colleghi hanno fatto delle foto? Lo sa che è stato lei stesso a chiamare la polizia?" Posò le mani sul tavolo "Perché mi prende in giro?".

PERFECT: Il Piacere Della ColpaWhere stories live. Discover now