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Nina lo implorò di fermarsi ripetutamente, era confusa, ma era fin troppo chiaro che quello che stesse facendo fosse uno stupro, lei non voleva e non avrebbe mai voluto andare a letto con lui in quelle condizioni. Provò a fermarlo, cercò di liberarsi della sua presa, gli afferrò i capelli, erano abbastanza lunghi da tirarglieli, ci provò ma fu fermata ogni volta. Piangeva ed urlava però nessuno riuscì a sentirla a causa della musica troppo alta nel soggiorno, aveva perso se stessa, ma a ritrovarla era stata la persona sbagliata. Furono pochi minuti, sette al massimo, tuttavia quei sette minuti le avrebbero fottuto la vita per sempre, nulla sarebbe più stato come prima, era stata privata del consenso, ma era stata anche privata di un diritto fondamentale. Quello era il suo corpo e Nev lo stava sfruttando, lo stava sfruttando senza averne cura e senza usare nessuna precauzione, usò la violenza e non fece altro che ferirla, lui non era un uomo e quella non sarebbe stata una bella serata. Andò via non appena ebbe finito, si rialzò i pantaloni e andò nel panico, Nina non aveva un bel aspetto, era bianca cadaverica e Nev scoppiò a piangere, credeva di aver esagerato con le droghe così aprì la porta e la lasciò socchiusa, corse via senza dire niente, mise le mani tra i capelli e sparì senza accorgersi della folla che si era raggruppata in cerchio. Nina rinvenne qualche minuto più tardi, ma in realtà non aveva mai smesso di essere sveglia, ricordava tutto fin troppo chiaramente e quella era la parte peggiore, era cosciente e aveva provato tutto quel dolore a pieno. Si alzò lentamente la lampo del vestito e si alzò con cautela, aveva ancora le lacrime agli occhi, mise una mano tra i capelli e provò a sistemarli, tuttavia ci rinunciò qualche secondo dopo. Mise la mano sulla maniglia precedentemente toccata da Nev e uscì dalla stanza, abbassò lo sguardo e tornò in soggiorno. Emanò un sospiro e notò la folla alzando il viso per un secondo, si fece spazio e notò il corpo, il corpo sul pavimento e Leo che provava a fargli il massaggio cardiaco. Nina spostò lo sguardo altrove e notò che Dena e Monroe stavano nascondendo tutta la droga e proprio in quel momento lei ne vomitò altra e perse i sensi sul pavimento finendo accanto al corpo di quello sconosciuto.

"Cazzo! Cazzo! Cazzo!" Leo si alzò di scatto e guardò sua sorella, era nel panico, la festa stava andando peggio di quanto entrambi si aspettassero.

"Che succede?" Domandò Dena avvicinandosi.

"Nina ha vomitato ovunque ed è a terra" Le fece vedere.

"Porca puttana" Si coprì il viso, nulla stava andando come doveva ed era frustante "Okay, andate via, tutti via" Esclamò per poi togliere la musica.

"Dobbiamo chiamare l'ambulanza" Disse Leo preoccupato.

Dena fece qualche passo avanti, qualche passo verso suo fratello, poi chinò il capo e pose una mano sul muro, emanò un sospiro e guardò Davie, lui non poteva andarsene via, per un motivo e l'altro era una delle poche ragioni per le quali continuava a restare lì dov'era. Improvvisamente Nina cominciò a tossire e riprese i sensi, cominciò ad avere un respiro affannoso ed in fine vomitò, Dena corse subito da lei. L'ambulanza arrivò qualche minuto dopo, Nina provò a riprendersi il più in fretta possibile e disse per tutto il tempo di stare bene, bevve dell'acqua e restò in silenzio su quelle scale mentre guardava la strada. Gli aiuti non riuscirono a fare niente, Davie non si svegliò nemmeno dopo la cardioversione e il battito era praticamente assente, fu dichiarato morto qualche momento dopo il suo arrivo in ospedale, la sua era una battaglia persa fin dall'inizio. Avevano chiamato i soccorsi troppo tardi e lo sapevano, Leo lo sapeva, tuttavia era stato forzato a non fare niente e ora l'aveva perso. Lui si mise in disparte mentre sua sorella dimostrava tutto il suo dolore cominciando una crisi di pianto isterica, Nina invece era ancora troppo confusa per capire cosa fosse successo alla perfezione. Tutto ciò che vedeva era un'ambulanza davanti al condominio di fronte e una barella che veniva caricata al suo interno, conosceva già quella scena, aveva già visto quella barella e avrebbe preferito non vederla mai più. Quella sarebbe stata senza alcun dubbio la notte peggiore della loro vita, nulla sarebbe più stato come prima, una persona era morta, e quella persona sarebbe stata sepolta con i loro segreti. Una persona era morta e nulla poteva cambiare ciò che era successo, Davie era andato, il motivo in quel momento era ancora sconosciuto, però il suo cuore aveva smesso di battere, l'ospedale lo dichiarò morto alle 3:07 di quella notte. Cominciò a piovere nello stesso istante in cui il medico di turno firmò il referto, all'inizio erano poche gocce, poi aumentarono gradualmente fino a che tutta Chicago fu bagnata dalle lacrime delle nuvole che celebravano l'arrivo di Davie in un altro mondo, l'altro mondo, quello dopo la morte. Nessuno in tutta la città aveva un motivo per essere felice di quanto gli fosse accaduto, però era successo e gli angeli piangevano. Leo era solo in ospedale, solo a piangere in un corridoio in piena notte senza sapere cosa sarebbe successo, tuttavia sapeva che la polizia sarebbe corsa sul posto, che fosse dov'era avvenuta la sua morte o l'ospedale. Lui avvertì immediatamente i genitori di Davie, ma cosa poteva dire? Come si poteva morire da un momento all'altro? L'aveva visto tra la folla, si stava divertendo, era un semplice ragazzo di diciotto anni di Chicago, di quel quartiere di Chicago... quelle feste erano all'ordine del giorno nel South Side, eppure, nonostante tutte le persone che perdevano la vita ogni giorno in strada, non si aspettava che il prossimo fosse stato proprio il suo ragazzo.

PERFECT: Il Piacere Della ColpaWhere stories live. Discover now