Capitolo 11

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-state insieme da un mese ma ancora non sei andato a casa sua?- domandò sorpresa Xadia sedendosi composto in uno dei bar della città sotterranea e prendendo un sorso di quello che per gli umani sarebbe benissimo potuto essere un vino rosso ma che era in realtà sangue.

-no- confermò Rakanja osservando distrattamente il suo calice di sangue ancora completamente pieno.

-sarebbe comodo per te avere un posto dove rifugiarti in questo momento visto che Kasakti e i suoi uomini ti danno la caccia. In casa del tuo arcangelo non potrebbero entrare manco con tutta la forza di volontà di questo modo-

-non ne sarei comunque così tanto sicuro. Ti ricordo che la loro famiglia originaria è la Lišanum e sai che la loro malia è molto più forte di tutti noi, soprattutto su degli umani- Rakanja finalmente si decise a prendere un sorso di sangue -non voglio mettere in pericolo Gabriel. Potrebbero voler puntare a lui per arrivare a me-

-ma comunque casa sua sarebbe un rifugio sicuro per te- continuò Xadia -si può sapere perché non ti sei mai imposto con lui?-

-Xadia voglio dargli i suoi tempi!- sussurrò Rakanja -e poi prima mi criticavi perché stavo uscendo nuovamente con un umano e adesso non fai altro che ripetermi che devo autoinvitarmi a casa sua per scampare agli uomini di Kasakti-

-sto solo dicendo che il tuo ragazzo ha un potere bello grande: quello di tenerti in un posto dove i vampiri che ti vogliono morto non possono arrivare- Xadia sospirò -non è che ti criticavo perché non mi piacciono gli umani ma ho paura di vederti di nuovo distrutto quando arriverà il suo tempo. Ti voglio bene e mi fa male vederti distrutto per amore, hai perso già tante persone amate e un'altra non è il caso-

-so che lo fai per il mio bene ma i vampiri non li riesco a sopportare, non quelli che conosciamo almeno. Con nessuno di loro condivido i miei pensieri e con quei pochi con i quali ho provato ad uscire non facevo altro che litigare per le mie idee- Rakanja sospirò -preferisco gli umani perché sto bene con loro e non mi fanno pressioni su ciò che penso-

-non le fanno perché non conoscono la verità- alzò gli occhi rossi al cielo Xadia per poi mettersi a fissare un punto dietro le spalle di Rakanja, Rakanja che si voltò per capire cosa avesse attirato l'attenzione della sua migliore amica e vide un giovane che sembrava avere non più di diciotto anni che li stava raggiungendo con calma.

-la vostra conversazione si è interrotta non appena sono arrivato- disse una volta raggiunti i due e aver preso un calice di sangue che gli stava porgendo il barista -di chi stavate parlando?-

-di qualcosa che non ti interessa ragazzino- sbottò Rakanja guardando storto il ragazzino e finendo il suo bicchiere di sangue poco intenzionato a restare in quel posto con quel vampiro ancora per molto.

-ehi guarda che ho quasi trent'anni-sbottò quello incrociando le braccia al petto.

-e io settecentonovantatre se proprio vogliamo fare tutti i conti- ringhiò Rakanja guardandolo storto -sta al tuo posto-

-sono certo che stavate parlando male del capo- continuò tranquillamente l'altro con Xadia che sospirò pronta a una sfuriata da parte di Rakanja.

-perché mai dovrei parlare di Kasakti con la mia migliore amica? Sai ragazzino devi davvero imparare e non farti castelli in aria. È vero sei uno dei pochi privilegiati che è riuscito a superare l'arena del sangue ma questo non ti permette di ficcare il naso in conversazioni private di vampiri molto più grandi di te. Sta al tuo posto o dovrò spiegare al tuo capo perché non ha più il suo bambino- dopo aver detto quelle parole il moro nemmeno aspettò che l'altro ribattesse a tono ma si diresse il più velocemente possibile verso quella che era la sua villetta deciso a buttarsi sul suo letto matrimoniale e restare li a poltrire per il resto del pomeriggio. Avrebbe in realtà voluto indagare su una delle arene del sangue che aveva scoperto di recente ma dopo che Jonathan lo aveva aggredito a parole quel pomeriggio era certo che Kasakti sarebbe venuto a conoscenza del loro diverbio e quindi aumentato la sorveglianza per sicurezza. Odiava da morire quel ragazzino che davvero non faceva altro che ficcare il naso in affari che non erano minimamente di sua competenza.

Avrebbe dovuto aspettare davvero molto prima di poter essere sicuro di non attirare troppo l'attenzione e quindi il ragazzo si lasciò cadere a peso morto sul letto chiudendo gli occhi che si riaprirono però subito dopo nel sentire un messaggio arrivare sul suo cellulare. Si alzò di colpo e prese l'apparecchio elettronico, che nella città sotterranea non funzionava per niente bene, e notò quello che era un messaggio di Gabriel di quasi due ore prima:

"vuoi venire da me più tardi?" Rakanja sorrise dolcemente nel leggere quel messaggio pensando anche a quanto ne sarebbe stata felice Xadia nel leggerlo.

"se l'offerta è ancora valida prendo la prima metro, che mi devi indicare tu ovviamente, e arrivo" scrisse in risposta sperando davvero che il rosso non avesse cambiato idea in due ore o che non avesse mollato il telefono da qualche parte dimenticandosene.

"ma io non so dove abiti tu" fu la velocissima risposta di Gabriel al suo messaggio "comunque abito poco più avanti alla British Library quindi credo che ti basti prendere una qualunque metro che arrivi a King's Cross. Ti mando la posizione" e dopo poco nella chat apparve la cartina di google maps con la posizione dell'appartamento di Gabriel.

Rakanja con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia corse in bagno a prendere un paio di lenti a contatto per coprirsi come sempre gli occhi rossi e subito dopo corse in direzione della prima fermata metro a lui disponibile per arrivare da Gabriel. Con quanto si era innervosito per colpa di Jonathan aveva davvero bisogno di vedere quello che ormai era il suo ragazzo.

Il vampiro e il cacciatoreWhere stories live. Discover now