3.2 Mi ricordo solo due occhi azzurri (T)

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10 ore prima

Dopo aver fatto per due volte il giro dell'isolato, alla ricerca di un cazzo di parcheggio, riuscii a trovarne uno a pochi metri di distanza dalla casa di Jonathan. 

Lungo il marciapiede, notai parcheggiata la Jeep Wrangler, bianca, di Leonardo e accanto ad essa la Porsche 911, rossa di Carlo. Sorrisi al ricordo di quando ci eravamo recati in concessionaria per scegliere i modelli delle auto, idonee alle nostre personalità. 

Aprii il cancelletto di ferro nero del giardino di Jonathan. Percorsi il vialetto di pietra, contornato da fiori colorati e piante verdi, conducente all'entrata principale della casa. Suonai il campanello. Dopo pochi secondi, la porta si aprì.

 «Tomas, caro».

«Buon pomeriggio, Caterina» salutai la nonna di Jonathan.

«Entra, fuori fa freddo».

Varcai l'ingresso per poi abbracciare il corpo minuto di Caterina. 

«Fatti vedere. Sempre più bello mi diventi» affermò tenendomi le mani tra le sue, allontanandosi di un passo da me ed osservandomi dolcemente. 

«Quella sempre più bella sei tu» dissi, ammirando la sua eleganza.

«Sciocchino, non farmi arrossire». Si sfiorò delicatamente con le dita l'acconciatura dei capelli bianchi.

«Il signor Francesco è in casa?» domandai seguendola verso il salotto.

«Mio marito è alla corsa dei cavalli». Oscillò la mano in aria. «Ti posso offrire qualcosa? Ho dei cioccolatini strepitosi».

«No, no. Grazie. Jonathan?»

«Jonathan... puoi trovarlo di sotto con gli altri» affermò avvicinandosi per darmi una scatola bianca, decorata da dorate stilizzazioni di dolcetti. «Portali giù con te».

La ringraziai, indirizzandomi lungo le scale conducenti alla cantina, che Jonathan qualche anno prima aveva trasformato in area relax.

Scendendo le scale sentii il vociferare dei miei amici.

«Hai fatto testa, portiere e gol» annunciò Carlo.

«Non vale» affermò Leonardo.

«Sì che conta» urlò euforico Jonathan.

«Chi sta vincendo?» domandai, osservando Leonardo e Jonathan ai lati opposti del biliardino. 

«Eccolo. Vieni che facciamo una partita a quattro» disse Carlo, posizionandosi davanti alle stecche di difesa blu. 

«Non gioco in attacco. Non c'è gusto poi a fare gol» affermai dirigendomi verso il portiere rosso.

«È arrivato» declamò Leonardo, indicandomi con la mano.

«Non avrai mica paura di perdere» replicai divertito.

«No, perché stò in squadra con te» annunciò stringendo tra le dita le stecche degli attaccanti rossi.

«Allora, sicuro che perdete» aggiunse Jonathan ridendo.

«Zitto e metti la pallina» ordinai.

La prima partita è finita in pareggio, nella seconda riuscii a fare tre gol con il portiere e portare la vittoria a casa, mentre la terza è finita in tragedia, perdendola contro Jonathan e Carlo.

«Dopo questa partita io vado» annunciò Leonardo. Alzò gli omini per far passare la pallina che avevo colpito con il portiere.

«Questa sera cosa si fa? Prendiamo una pizza e ci vediamo un film?» domandò Carlo, parando la pallina con il difensore centrale.

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