3. Mi ricordo solo due occhi azzurri (T)

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Alcune giornate iniziano così: con un presentimento strano e una canzone in testa

TOMAS' POV

             Contenuti sessuali espliciti

20 ore prima

Strofinai la faccia sul cuscino, mi girai a pancia in sù prima di aprire gli occhi. La stanza era spoglia, ma io lo ero di più.

Alzai il lenzuolo, l'unico tessuto ad avvolgermi il busto. Il mio amico di sotto, oltre ad essere libero dai boxer, era già sveglio.

Buongiorno!

Sfregai le mani sul viso, come se il gesto potesse mettere in ordine lo stato di incoscienza che vigeva nella testa. I ricordi, di dove avessi trascorso le ultime ore, erano confusi, così come il perché mi trovavo in quella camera. Mi voltai di scatto verso il lato destro del letto nella speranza di non trovare nessuna al mio fianco. Una montagna nascosta dalla coperta bianca riempiva l'altra metà del materasso. Buttai la testa all'indietro, sbattendola contro la testiera, ormai rassegnato all'idea di essere da solo.

Almeno l'erezione mattiniera è giustificata.

Fissai la montagna, interrogandomi sulla sua irregolarità. Più la osservavo più mi convincevo del fatto che nascondeva una ragazza minuta.

Trovai il coraggio di sbirciare il piccolo corpo, nascosto dalla coperta. Mi bloccai prima di alzare il tessuto.

E, se ho fatto sesso con un nano?

Avrei preferito Biancaneve a Brontolo, Cucciolo e alla sagra famiglia, ma l'importante era la legalità dell'atto sessuale.

Il rumore, proveniente dall'ammasso sotto alla coperta, pose fine alla valanga di pensieri. Sollevai delicatamente l'angolo della coperta, sbirciando al suo interno. Più lo alzavo più non riuscivo a scorgere niente. Innervosito lo alzai di scatto. Sospirai di sollievo nel vedere che al posto di un corpo femminile o di un nano ci fossero due cuscini.

Sotto i cuscini vibranti trovai il mio telefono.

Ecco cos'era quel rumore.

Accettai la chiamata di Jonathan.

«Ti sto chiamando da ore. Dove sei finito?»

Fissai a lungo i due cuscini, domandandomi perché fossi completamente nudo. La stanza era vuota. L'unica cosa presente era il letto matrimoniale sotto il mio corpo svestito. «È una domanda difficile».

«Non sai dove sei?» chiese Jonathan divertito.

Poggiai i piedi a terra, avvolgendomi il busto con il lenzuolo bianco. «Se devo essere onesto, no. L'unica cosa che vedo è un letto dentro una camera vuota».

«Tomas, a chi hai battezzato il letto?» domandò Jonathan ridendo.

«Spero non a Cucciolo o Brontolo» affermai preoccupato.

Jonathan scoppiò a ridere di gusto.

«Tu invece dove sei?» chiesi, nel mentre gironzolavo per la stanza alla ricerca dei miei vestiti.

«All'università e ci dovresti essere anche tu. Tra poco inizia psicologia del consumo».

«Che ore sono?»

«Le undici, Tomas».

«Come le undici?! Cazzo, devo sbrigarmi». Chiusi la chiamata sbrigativamente, rendendomi conto che mancava meno di mezz'ora alla lezione.

ADDERALLWhere stories live. Discover now